Ugo Piazza
Nel nuovo episodio di “Connessioni Digitali” abbiamo incontrato Ugo Piazza, scrittore, giornalista e imprenditore della comunicazione, che ci ha accompagnati in un viaggio nel mondo dei social media e del loro impatto profondo e sottovalutato sulla società contemporanea. Al centro del dialogo, il suo ultimo libro “A faccia in giù”, una riflessione lucida e provocatoria su una generazione – e, in fondo, su tutte le generazioni – che ha abbassato lo sguardo verso lo schermo, dimenticandosi di alzarlo verso il mondo.
“Il dibattito sui social – afferma Piazza – è radicalmente sbagliato. Parliamo dei social dentro i social, senza interrogarci su come questi strumenti abbiano cambiato le relazioni e la società stessa.” Il punto, secondo l’autore, non è tanto cosa accade sui social, ma cosa succede fuori da essi. Come sono cambiate le dinamiche relazionali, la percezione di sé, il bisogno di riconoscimento. “Siamo passati da vivere la realtà a performarla”, sottolinea, evidenziando una tendenza alla rappresentazione forzatamente positiva della propria vita online, guidata da algoritmi e consenso.
Nel libro, frutto anche di oltre 100 interviste a ragazzi tra i 14 e i 21 anni, Piazza parla di “propensione al bello”, quella spinta collettiva a mostrare solo il meglio di sé, alimentando una narrazione illusoria della vita. Il risultato? Una trasformazione profonda dell’identità: “Stiamo costruendo un inconscio virtuale, dove l’essere viene sostituito dall’apparire.” Un cambiamento che riguarda tutti, non solo i giovani. “Siamo tutti a faccia in giù, non solo i ragazzi. Anche gli adulti hanno delegato emozioni e pensieri a un display.”
Piazza ricorda che i social non sono strumenti neutri. “Sono aziende private, con l’obiettivo di fare profitti e profilare le persone.” L’algoritmo decide cosa mostrare e a chi. Dal 2025, spiega, Meta (Facebook, Instagram, WhatsApp) ha modificato i propri algoritmi, spingendo contenuti verso specifiche fasce d’età. “Chi ha potere d’acquisto sta su Facebook. Le aziende devono riflettere su questo se vogliono comunicare in modo efficace.”
Piazza nella conversazione in Connessioni Digitali, non si ferma ai soliti sospetti ma parla anche di TikTok, definendolo uno strumento che “in alcuni Paesi, come la Cina dove è nato, non è nemmeno disponibile”, a riprova del fatto che il suo algoritmo, “orientato a contenuti degradanti”, non è compatibile con i modelli educativi di alcune nazioni. E su X (ex Twitter) guidato da Elon Musk: “Un caso emblematico di comunicazione istantanea e influenzata dall’intelligenza artificiale. Ma dietro ogni social non ci sono più solo programmatori: ci sono sociologi, psichiatri, linguisti.”
Ugo Piazza lancia anche una provocazione positiva. “Immaginate se tutti iniziassero a pubblicare contenuti edificanti. I social potrebbero diventare la più grande biblioteca collettiva dell’umanità.” Da questa visione è nata la sua iniziativa editoriale “Social Relazione Newspaper”, un progetto dentro Facebook che propone contenuti di pubblica utilità, senza cronaca né politica. “Abbiamo fatto 105.000 lettori in 14 giorni. I numeri ci dicono che forse la bolla sta cambiando.”
Il futuro, dice Piazza, è inarrestabile. Ma resta a noi la scelta: “Usare i social, o lasciare che i social usino noi.” E il suo libro non è una condanna, ma un invito alla consapevolezza, alla responsabilità, alla riscoperta di una comunicazione autentica. Perché dietro ogni post, ricorda, c’è sempre un essere umano.
“A faccia in giù” di Ugo Piazza è disponibile nelle librerie italiane e sulle principali piattaforme online, da Feltrinelli ad Amazon.