L’unica cosa certa è che non siamo all’anno zero. Sono dati in chiaroscuro quelli che emergono dal Forum sul Cybercrime organizzato a Palermo dalla Fondazione Magna Grecia. L’Hitech e le nuove tecnologie non devono fare paura, serve però un approccio multidimensionale, dall’etica, al contrasto alle potenziali forme di utilizzo criminale.
Il tema del contrasto ai crimini informatici è stato affrontato dal Magistrato contabile Antonello Colosimo: su cybecrime, criminalità organizzata e giovani, “non siamo all’anno zero. Il nostro Paese è sempre portato a considerare che i fenomeni che arrivano ci trovano impreparati ma non è vero. Abbiamo un’agenzia nazionale, presieduta dal prefetto Frattasi, che opera e che senza clamore assicura uno scudo di protezione al nostro sistema. Inoltre anche le ulteriori e ultime direttive comunitarie ci danno uno spettro di protezione normativa molto forte e le forze di sicurezza hanno raggiunto un grado di specializzazione altissimo. Noi siamo uno dei paesi primi ad aver costituito la Polizia delle comunicazioni che è una eccellenza del nostro Paese”.
Esiste un punto critico: le risorse a disposizione. Per Nino Foti, presidente della Fondazione che ha organizzato il forum, “E’ molto difficile per le autorità statali raggiungere e contrastare le tecnologie di cui si avvale oggi il mondo della criminalità organizzata”. Insomma, il crimine paga di più gli specialisti hitech, di quanto sia disposto a fare lo Stato.
Anche la posizione del governo nazionale sembra orientata a un atteggiamento proattivo ma prudente. Soprattutto rispetto alle interazioni, estremamente delicate, tra mondo della tecnologia e giovani. “Non è assolutamente una crociata contro i social media. Sappiamo che i social media sono insieme un’opportunità e un rischio, come tante delle cose che la modernità ci ha proposto. Quello che vogliamo e che dobbiamo fare è innanzi tutto aumentare la consapevolezza, informare, sia i protagonisti, quindi giovani, sia gli adulti di riferimento, ovvero i genitori e gli insegnanti. E’ vorremmo anche che ci fosse una volontà e una capacità di controllo, da parte soprattutto della famiglia, su come vengono usati i nuovi mezzi tecnologici dai ragazzi”, ha spiegato la Ministra della Famiglia, Eugenia Roccella.
Al convegno son stati passati in rassegna dati che raccontano di un disagio giovanile – sia infantile, sia adolescenziale – legato all’utilizzo dei social. Le nuove tecnologie vanno governate, per evitare che il liberi tutti col mondo digital, diventi un liberi tutti che porti i giovani a cadere succubi nel mondo delle droghe. Il nesso sembra impalpabile ma esiste davvero.
Per il Procuratore del Tribunale dei Minori di Palermo, Claudia Caramanna, le dipendenze da sociale e quelle da droghe “sono fenomeni correlati, che vivono in parallelo, perché quello che li accomuna è l’isolamento di questi ragazzini, la fragilità delle nuove generazioni“.
Il magistrato ha anche fornito i dati della “dipendenza” dei minori da device hi tech e reti social: Il 44,6% di bambini nella fascia tra i 6 e i 10 anni quotidianamente utilizzano internet ed accedono a piattaforme come TikTok, Instagram o altro. E’ chiaro che questo crea i presupposti per una dipendenza in età futura. Tutti gli studi internazionali sconsigliano fino ai 2 anni l’uso della televisione, immaginiamo cosa significa consegnare i cellulari a dei bambini senza rendersi conto dei danni che tutto questo crea nei minori perché genera una vera e propria dipendenza dai social.