La Federazione Armatori Siciliani insieme all’Università degli Studi di Palermo per affrontare i problemi del cambiamento climatico e dell’inquinamento marino hanno unito le loro forze e sviluppato un brevetto industriale per produrre energia elettrica dal moto ondoso e dalla corrente marina, che viene poi immagazzinata in batterie di nuova generazione. Questo sistema, integrato con mini impianti eolici e pannelli fotovoltaici, può rendere autonoma un’intera struttura portuale.
Inoltre, grazie a robot marini brevettati dall’Università di Palermo, è possibile monitorare i fondali marini e rilevare l’inquinamento tramite telecamere e sensori. I dati raccolti vengono inviati in tempo reale all’Università e a una piattaforma operativa multifunzionale, presentata alla prima edizione del Premio Innovazione Sicilia nell’ambito della Strategia S3 “Ambiente, risorse naturali e sviluppo sostenibile”.
La piattaforma multifunzionale può essere alimentata con motori elettrici di nuova generazione e/o con motori tradizionali e, grazie all’energia accumulata in cabina di trasformazione, questa viene trasferita a bordo per rendere operativa la piattaforma multifunzionale, se alimentata con motori elettrici.
La piattaforma multifunzionale è attrezzata per la pulizia dei fondali, per la tutela del patrimonio archeologico sommerso e/o il recupero dei beni, per gli studi della biologia marina, per l’acustica e il comportamento ai campi elettromagnetici nello studio del comportamento della fauna e flora marina, per le immersioni subacquee e/o scuola sub professionale; inoltre, è equipaggiata per il primo soccorso, il servizio antincendio FIFI System, il servizio raccolta dei rifiuti solidi (plastica e microplastica, legname, ecc.) e il recupero dei liquami o reflui. Infine, è equipaggiata per l’ossigenazione e la sanificazione delle acque marine ripristinando il PH naturale ed è dotata anche del servizio REC-OIL antinquinamento.
Ne abbiamo parlato con il suo ideatore il perito industriale Natale Pipitone, presidente della Federazione Armatori Siciliani della Provincia di Palermo: “Il mio brevetto è una piattaforma multifunzionale nata per risolvere le problematiche marine. Assieme a me al progetto ha partecipato l’ingegnere Franzitta dell’Università di Palermo, che ha dato vita a un sistema di produzione di energia elettrica dal moto ondoso e dalla corrente marina. Un’apparecchiatura riesce a produrre 80 kilowatt e quindi 80 kilowatt moltiplicati per dieci in superficie e dieci in profondità sarebbero 1600 chilowatt, 1600 chilowatt di energia. Già un porto riesce ad essere autonomo nel momento in cui noi andiamo a incamerare l’energia elettrica all’interno di una cabina di trasformazione e la integriamo con apparecchiature fotovoltaiche e impianti eolici. Quindi abbiamo tre fonti di energia che caricano le nostre batterie e che a sua volta restituiscono poi l’energia necessaria”.
“Serve poi una minima parte di energia – prosegue Pipitone – perché l’ingegnere Martorana, sempre di Unipa, ha un sistema di robot marini che consente praticamente di vedere fisicamente i fondali e la superficie, quindi sezionare interi tratti di mare. Ma la caratteristica fondamentale consiste nel fatto che il robot marino ci consente di fare le analisi delle acque, che tramite il GPS manda il segnale istantaneo del rilievo, direttamente sul monitor all’università consentendo di posizionare tutti i rilievi sulla visione della zona di intervento. Rilevati gli inquinanti all’università interviene il biologo e quindi ordina il tipo di intervento da fare.
“In quel caso subentra la mia piattaforma che è multifunzionale in quanto è prevista già ed è predisposta sia per l’antincendio perché non abbiamo strutture di questo genere che riescono a intervenire. Abbiamo un carroponte all’interno che ci consente di prelevare dai fondali i reperti archeologici. Ma non ci fermiamo a questo. L’apparecchiatura ci consente di prelevare sia plastica che microplastica. Purtroppo per la plastica ormai è entrata nella catena alimentare e quindi non possiamo farci nulla, però non possiamo continuare a tenere la plastica e la microplastica in mare senza intervento. Tutti a parlare di ambiente e nessuno può far nulla, è spiacevole. Inoltre, la piattaforma ha la possibilità di raccogliere e recuperare i reflui, quindi, recuperando i reflui riusciamo ad ossigenare e portare di nuovo il pH naturale dalla zona all’intervento. Abbiamo la possibilità di recuperare olio, idrocarburi e tutto ciò che ritroviamo di dannoso per il mare e quindi riusciamo a recuperare la nafta, l’olio e tutto il resto. Li separiamo e li mettiamo a bordo”.
“Il nostro progetto – conclude poi Pipitone – è senza dubbio originale e innovativo, ha un impatto sulla società perché tutela l’ambiente marino e preserva la catena alimentare. Il progetto è poi sostenibile perché tiene in considerazione la scienza ambientale e sociale e l’economia ed è in grado di assicurare i bisogni delle generazioni presenti e future senza ulteriore compromissione dell’ambiente. Per quanto concerne la realizzabilità, il progetto è un’opera costosa e l’unica possibilità di realizzazione è il partenariato tra pubblico e privato. È un progetto multifunzionale. È in grado di risolvere diverse problematiche marine concentrate su un’unica struttura. Se sommiamo gli attuali importi per il recupero dei beni archeologici sommersi in un solo anno, si ammortizzerebbero i costi della piattaforma multifunzionale che rimarrebbe nel tempo di proprietà”.
Questo contenuto è stato scritto da un utente della Community. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.