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Federico Faggin: “La vera innovazione è capire che non siamo macchine”

Dal palco del Teatro Massimo di Palermo, Federico Faggin ha ricordato quanto sia importante andare oltre le certezze, stravolgerle e metterle in discussione. Ascoltare le proprie domande, per comprenderle e trovare le risposte. Lo ha fatto, nel corso dell’incontro organizzato da Palermo Mediterranea, di cui Innovation Island è stato partner tecnico, approfondendo la sua teoria che chiama in causa coscienza e intelligenza umana e artificiale. Inventore rivoluzionario, fisico e imprenditore, Faggin ha seguito un percorso personale e professionale costellato di momenti significativi e successi ma, arrivato a un certo punto, si è accorto che qualcosa non andava.

“Dopo una vita di lavoro come creatore di tecnologie – ha raccontato – sono arrivato a un punto in cui non ero contento di me”. Faggin, allora, aveva circa 45 anni e tutto ciò che si ritiene possa rendere felici: una bella famiglia, tante certezze economiche e la fama, eppure non era soddisfatto. Studiando biologia, aveva abbracciato l’idea che siamo “macchine”, senza porsi il problema della coscienza. Ed è stato allora che è arrivata un’intuizione che ha cambiato tutto: “La mia infelicità era un problema di coscienza“. La scienza valuta solo fenomeni misurabili o riproducibili ma, così, ci ha tolto il mondo interiore. Se solo ciò che si può misurare, esiste, cosa è l’amore? Cosa è la gioia?

“Sapevo che la mia infelicità era causata da me”, ha rivelato Faggin, il cui percorso intellettuale è arrivato a una svolta negli anni Novanta, durante una vacanza al lago Tahoe. In quella circostanza, ha vissuto un’esperienza che si potrebbe definire “rivelatrice“, a partire dalla quale ha iniziato a interrogarsi sulla natura della coscienza e della materia, come non aveva mai fatto in vita sua. Le domande sulla coscienza e i fondamenti dell’universo sono diventate il cuore dei suoi libri e delle conferenze, che si muovono al confine tra fisica quantistica, spiritualità e filosofia. Ambiti apparentemente inconciliabili ma che, nel ragionamento di Federico Faggin si combinano insieme, come elementi di un’unica riflessione avvincente.

“Tutto è conoscibile dentro di noi”

Nel corso dell’incontro al Teatro Massimo di Palermo, è emersa l’importanza del comprendere se stessi: “Le esperienze non sono sono numeri, non possono inviarsi per posta elettronica”, ha sottolineato l’inventore del primo microchip al mondo. Che ha aggiunto: “La scienza dice che tutto è misurabile, ma non è così: tutto è conoscibile dentro di noi“. Sono emersi, così, anche i limiti quella visione, superata da Faggin, che non parte da noi o che ritiene che solo che è accessibile al corpo, esiste. Sono emerse riflessioni sulla fisica quantistica e considerazioni che ognuno fare proprie, a suo modo. Perché, lo ha sottolineato Federico Faggin, “Sta a voi scoprire la verità“. E di verità da scoprire, dopo questo incontro, ce ne sono infinite.

Luisa Cassarà