Le attività di incubazione e accelerazione rappresentano un ambito molto importante per lo sviluppo dell’imprenditorialità e, anno dopo anno, hanno suscitato un’attenzione sempre maggiore. Questo settore è sicuramente in crescita e in evoluzione, in particolare grazie all’ingresso di soggetti che hanno nuovi modelli di business o sono attenti all’impatto sociale delle imprese.
Gli incubatori e gli acceleratori sono sempre più fondamentali negli ecosistemi nazionali e imprenditoriali ed è per questo che anche le università e le grandi aziende corporate hanno iniziato a creare i loro. I dati raccolti dal Report sugli Incubatori e Acceleratori in Italia 2023 di SIM (Social Innovation Monitor) forniscono una interessante fotografia dell’attuale situazione nel nostro Paese.
Con il termine incubatore si intende un’organizzazione che supporta attivamente il processo di creazione e sviluppo di nuove imprese innovative, attraverso una serie di servizi e risorse offerti sia indirettamente, che attraverso alcuni partner. Un incubatore certificato, invece, è iscritto nell’apposita sezione speciale del Registro delle imprese, poiché rispetta determinati requisiti stabiliti dalla legge.
Dal Report è emerso che, rispetto all’anno precedente, si è verificato un aumento degli incubatori identificati, saliti da 237 a 262 (+10,5% circa). Alla survey del Report hanno risposto 82 incubatori, cioè il 31%. Circa il 55% della popolazione di incubatori si trova nell’Italia settentrionale, con un primato della Lombardia, che ospita il 23% del totale, seguita dall’Emilia-Romagna, con il 12%, e il Lazio, con il 9%. In Sicilia si contano 6 incubatori, ma nessuno di questi è poi rientrato nel campione di 82 incubatori analizzato. L’area meridionale e quella insulare rappresentano le zone in cui vi è il minor numero di incubatori.
Andando nel dettaglio della natura giuridica, i dati mostrano che più del 65% degli incubatori italiani ha natura privata: il 12% è gestito da amministrazioni o enti pubblici. Lo studio ha identificato, inoltre, 3 tipologie in incubatori:
Rispetto allo scorso anno, sono aumentati i “Mixed Incubator“, mentre quelli rientranti nelle altre due categorie sono leggermente diminuiti. In termini di fatturato, la media dei fatturati della popolazione degli incubatori italiani è di 2,01 M€, ma essa subisce una crescita a causa di un piccolo numero di incubatori di grandi dimensioni. Infatti, la mediana, notevolmente inferiore, è pari a 0,54 M€ di fatturato. Rispetto all’anno scorso (fatturato medio della popolazione nel 2022 pari a 2,33 M€), c’è stata una diminuzione del fatturato medio per incubatore e della mediana (l’anno scorso pari a 0,60 M€).
Passando all’evoluzione nel corso del tempo, il 65% degli incubatori sono stati costituiti negli ultimi dieci anni. Nel 2022 sono stati creati 11 nuovi incubatori (e diversi incubatori nati negli anni precedenti hanno cessato le loro attività), mentre si è registrato un picco tra il 2013 e il 2016 e nel 2021 – probabile effetto del Decreto Crescita 2.0 (19/12/2012), del Decreto Ministeriale per l’autocertificazione degli incubatori di startup (22/02/2013), del Decreto Ministeriale per l’aggiornamento dei requisiti per l’autocertificazione (22/12/2016) e dello sviluppo della Rete Nazionale Acceleratori CDP (2020-2022).
Il 53% del campione (43 incubatori) ha ricevuto al massimo 50 richieste di incubazione. Circa il 63% degli incubatori (51 incubatori) ha supportato al massimo 25 team imprenditoriali e organizzazioni. Rispetto all’anno scorso, si riscontra un aumento del numero medio e mediano di team imprenditoriali e organizzazioni incubate (l’anno scorso media uguale a 31,9 e mediana uguale a 15,5).
I servizi offerti rientrano in queste categorie:
Tra questi, gli incubatori italiani ritengono “molto rilevante” offrire:
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