” I beni culturali possono essere un volano per il turismo della nostra regione. Qual è lo stato dell’arte? Abbiamo sicuramente tantissimi beni culturali. Tutto questo è una risorsa che può essere considerata strategica. E’ sicuramente una delizia, ma è anche una croce, perché il turismo non riesce a decollare in questo senso come turismo culturale. Spesso per una questione di consapevolezza: siamo talmente immersi nel bello che non lo riconosciamo”. Anna Gueli è docente di Fisica applicata ai Beni Culturali e ambientali all’Università di Catania. Si occupa anche di fisica applicata alla biologia e alla medicina. Sulle spalle della docente catanese c’è il compito di accompagnare l’amministrazione regionale nella Strategia S3, la via dell’Innovazione, tracciata dal documento licenziato dall’Assessorato regionale alle Attività produttive.
La domanda è persino scontata. Perchè l’innovazione può rappresentare la svolta per questi settori. La professoressa Gueli – prima di spiegare – offre alla nostra analisi un ulteriore spaccato delle criticità nella gestione dei beni culturali e della loro messa a disposizione per la fruizione turistica. Per Gueli, vanno risolti alcuni aspetti legati “alla gestione dei siti, ma anche e soprattutto rispetto alle infrastrutture. Servirebbero dei servizi in termini anche di mezzi con i quali raggiungere tutti i nostri luoghi della cultura. Raggiungerli con regolarità è spesso impossibile. E poi c’è il tema degli orari di apertura dei nostri siti: molto spesso estremamente ridotti e poco concentrati nei fine settimana, durante i giorni festivi, che sono giorni in cui ci potrebbe essere, maggiore affluenza”.
Per risolvere questi gap – dotazione infrastrutturale a parte – per la docente etnea non ci sono dubbi: l’innovazione tecnologica è fondamentale. Basti pensare che io sono un fisico di formazione perché mi occupo di fisica applicata e beni culturali e coordino il lavoro regolarmente anche nell’ambito dell’ecosistema dell’innovazione, che è un’esperienza unica in Sicilia che si chiama Samotracia. Con gli altri colleghi delle altre aree scientifiche, prima di tutto informatici, ma anche gli ingegneri, gli architetti, storici dell’arte, archeologi, stiamo individuando – ed è questo il nostro obiettivo – tutte quelle strategie, sia tecnologiche che digitali, che possano contribuire alla fruizione sia a distanza che anche in situ. Il contributo fondamentale che può dare l’innovazione tecnologica, in questo caso, è sicuramente quella di permettere una fruizione a distanza, quindi creando delle visite virtuali dei nostri siti che in qualche modo invoglino i turisti a venire poi a visitarle e a visitarle direttamente raggiungendo la Sicilia”.
Ma la tecnologia, per quanto dirompente possa essere, da sola non basta. Per Gueli, infatti “l’innovazione non deve essere vista soltanto come innovazione tecnologica, ma anche come innovazione, innovazione sociale. È un punto che per noi è fondamentale per tutte le tematiche nel tavolo, ma soprattutto per quella che è l’innovazione sociale nel campo della conoscenza, dello studio e della fruizione dei beni culturali. Ed è ritenuta importantissima l’innovazione sociale nel nostro caso, perché è la costituzione di un substrato sociale, anche territoriale, che si renda conto di quanto possano essere importanti i nostri beni. È fondamentale per la conservazione dello stato dell’arte, per la valorizzazione e anche per la fruizione”.
E siamo tornati al punto di partenza: siamo talmente tanto immersi nel bello che non ce ne rendiamo conto. Serve una nuova cultura della bellezza, un nuovo atteggiamento sociale.” Mi riferivo proprio ad atteggiamenti simili. Lei parlava dei graffiti. Io le potrei raccontare tantissime situazioni in cui siti archeologici appena scavati sono stati riempiti, utilizzati come cestini della spazzatura per raccontare di siti che, anche approfittando del fatto che non sono sempre aperti al pubblico, vengono deturpati dai graffiti: “per fare questo si deve partire da lontano. Deve partire intanto dalle scuole, cercando di sensibilizzare i ragazzini già già da bambini, già da piccoli, dalle scuole elementari di quella che può essere l’importanza e la bellezza dell’avere tutte queste opere che ci circondano, per poi passare al territorio, alla gente che vive nei quartieri che ospitano gli edifici o ai siti archeologici e ai musei di interesse. Poi, per il resto, la comunicazione è assolutamente fondamentale”.
Tornando a parlare di Innovazione, la docente chiarisce che la strategia della Regione segue varie linee: “oltre a rendere fruibile il sito con delle visite virtuali raggiungibili dai siti, l’obiettivo è anche quello – con la realtà aumentata in situ – di fare immaginare ai visitatori come era realmente il Tempio della Concordia o qualunque altro sito. Così raccontiamo quello che il sito rappresentava tanti secoli fa. Questo si ottiene con le tecnologie basate sull’innovazione, innovazione dei dispositivi, dei software o innovazione anche nella gestione dei beni culturali”.
Per fare questo è fondamentale che i contenuti siano preparati e predisposti da chi queste conoscenze le ha. E da qui il coinvolgimento multidisciplinare anche degli archeologi, dagli storici dell’arte o comunque dai responsabili dei siti, dai dirigenti delle soprintendenze. Dev’essere un lavoro di squadra perché è insieme che dovremo individuare le soluzioni tecnologiche e innovative che poi ci possono permettere di far raggiungere gli obiettivi e far sì che i nostri beni culturali continuino a produrre cultura e questo sia un volano per il turismo della nostra regione”.