Le colture antiche costituiscono un patrimonio di inestimabile valore da tutelare e preservare. Si tratta di semi, di per sé estremamente pregiati non solo per le loro caratteristiche salutari e proprietà benefiche, ma anche perché rappresentano le nostre tradizioni contadine, il nostro territorio, la nostra memoria e identità. Un patrimonio ad oggi abbandonato e non protetto dalle normative nazionali e comunitarie, che accomunano i semi nati in Italia, con quelli nati in altri Paesi geneticamente modificati.
Ne abbiamo parlato insieme ad Alessia Montani, fondatrice di Avasim, il consorzio internazionale che aggrega tutti gli attori delle filiere agro-alimentari, e Presidente di Slow Flow srl, la società che opera nel settore della promozione culturale, che ha inventato il marchio di qualità Mamaseeds e che ha fatto del recupero degli antichi semi italiani e del Mediterraneo una delle sue principali missioni.
L’obiettivo è quello di dare vita alla prima filiera degli antichi semi italiani, indispensabile per superare l’isolamento degli agricoltori e dei contadini, per un’agricoltura sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale e culturale.
Ai nostri microfoni Alessia Montani ha spiegato il suo progetto candidato al Premio Innovazione Sicilia, nell’ambito della Strategia regionale S3 “Ambiente, risorse naturali e sviluppo sostenibile”: “Si tratta di un progetto multidisciplinare da una parte non profit, da una parte for profit in quanto riteniamo che per sviluppare cultura e salute per l’ambiente ci sia bisogno di un aspetto di divulgazione e un aspetto economico. Per questo agiamo attraverso un consorzio che crea networking tra pubblico e privato, un parco detto “Parco dell’anima”, che è un progetto di divulgazione più esperienziale. La parte for profit è il progetto con cui ci siamo candidati e cioè la reintroduzione della pluricoltura nel sistema agroalimentare, che faccia ritornare in auge quelle antiche sementi e quei prodotti da esse derivati (pane, pasta, biscotti, ma non solo, anche vitigni antichi e quindi vini reliquia), per rigenerare il sistema produttivo non solo agricolo, ma legato a tutte le altre filiere culturali e soprattutto turistica”.
“È un progetto che tocca tantissimi aspetti dell’economia del nostro Paese in quanto non ci occupiamo dei prodotti agroalimentari soltanto dal punto di vista nutrizionale e quindi agricolo, ma anche dal punto di vista culturale, cioè di quel patrimonio immateriale di cui questi semi e questi prodotti sono dotati e cioè quegli usi, costumi e tradizioni che rappresentano la nostra identità siciliana” – ha proseguito Alessia Montani.
Un progetto ambizioso, ma con buone prospettive di crescita che, come ha sottolineato Alessia Montani, “grazie appunto al sostegno offerto alle imprese cosiddette eroiche e ai contadini agricoltori custodi avrebbe un impatto importante sul pianeta proprio per la riproduzione della biodiversità, per la salute degli ecosistemi, per l’arresto del fenomeno del surriscaldamento globale e ovviamente anche per la salute dell’uomo”.
“Abbiamo già sottoscritto un protocollo d’intesa con stazioni di ricerca quale l’Accademia dei Georgofili, che si occupa proprio di queste tematiche e inoltre anche con la Stazione di Granicoltura di Caltagirone, che è una stazione importantissima, in quanto raccoglie più di 54 varietà antiche soltanto per i grani ed è oggi poco valorizzata. Siamo in procinto di sottoscrivere il protocollo d’intesa anche con l’IILA, l’istituto del Ministero degli esteri dei Paesi latinoamericani. Questa è solo la parte pubblica, ma c’è anche la parte privata, i piccoli agricoltori e i contadini che possono sfruttare l’attività di networking che noi creiamo, attraverso il bollino Mamaseeds e che in assenza di questa attività lascerebbero probabilmente la pluricoltura per ritornare alla standardizzazione delle multinazionali”.
“La mia speranza, e penso che comunque siamo sulla buona strada, è quella di accogliere nel nostro networking di aziende il più possibile di produttori che soltanto aggregandosi tra di loro possano fare quel numero di massa critica necessaria per penetrare il mercato. Un mercato che attualmente è governato dalle strategie delle multinazionali e quindi noi crediamo che da qui a qualche anno saremo sempre di più, saranno sempre di più i produttori che potranno ritrovarsi nel bollino, un bollino di valore, il valore appunto del recupero delle colture italiane e potremmo diventare una filiera importante dal punto di vista economico al pari di quella del bio”.
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