“L’Università oggi deve essere considerata la principale fonte di input sui temi dell’innovazione”: Danilo Mazzara, Strategy Advisor e founder di SkillforEquity, racconta come sta cambiando il mondo dell’innovazione e come il mondo dei finanziatori stia cambiando approccio nei confronti delle start up. Meno rapidità e frenesia, maggiore approfondimento scientifico e tecnologico e basi ancorate alla ricerca universitaria: ecco le regole per piazzare nel mercato le start up e le piccole e medie imprese del futuro.
“Oggi si cerca l’innovazione di tipo primario. Non piacciono più i progetti “copycat”, ovvero la copia di altri progetti che magari funzionano da altre parti, Gli investitori, anche quelli che entrano nelle start up con capitali di rischio, cercano progetti con un sottostante di tecnologia molto forte. Ed è evidente che quel sottostante può essere creato all’interno delle Università, che hanno tanti progetti e tanti centri di ricerca. Gli Atenei sono i primi candidati a generare degli spin off che se funzionano possono essere portati a mercato e ci si possono costruire delle imprese”.
Il mondo dell’innovazioni è diventato adulto. “Prima premiava la capacità di essere rapidi ed andare sul mercato – continua Mazzara – magari andando a copiare modelli che avevano funzionato in altri paesi, oggi si parla molto più di finanziamenti orientati al deep tech. Si interviene laddove cè un sottostante di tecnologia di valore, che magari può essere “protetta” e brevettata. Soprattutto si guardano a tecnologie che siano mirate alle sfide che il mondo deve affrontare, dall’ambiente alle persone. Proprio per questo motivo quello dell’Università è un ruolo chiave, perché può generare alla fine un tessuto imprenditoriale solido nato proprio dal mondo della ricerca.
Questo contenuto è stato scritto da un utente della Community. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.