La nuova strategia dell’innovazione in Sicilia punterà anche alla Smart Security. E’ una delle novità rispetto al precedente approccio politico strategico dell’amministrazione regionale. E’ il punto di vista di Salvatore Cafiso, docente dell’Università di Catania e componente del tavolo della strategia regionale per l’innovazione. “Le nostre città hanno un problema di sicurezza che può essere supportato dalle nuove tecnologie – spiega Cafiso – poichè ci sono grandi sensibilità in termini di privacy e dati, ma anche su questo le tecnologie possono trovare delle soluzioni in grado di mantenere in equilibrio il rispetto della privacy singolo o la tutela della collettività. Vi sono grandi opportunità che una città con soluzioni di sorveglianza e di controllo può offrire. Anche supporto alla sicurezza non solo delle aree periferiche, perché sappiamo che ormai i problemi di microcriminalità sono diffusi anche in aree centrali che ne compromettono la loro vivibilità. A questo si accompagna anche tutto ciò che riguarda la cyber security, perché soluzioni fortemente invasive della vita pubblica e privata sono anche vulnerabili agli attacchi informatici e quindi a quanto questo deve accompagnare la trasformazione digitale delle nostre città, affinché i potenziali rischi vengano controllati e mitigati.
“Sono delle città che vogliamo diventino intelligenti, ma intelligenti al servizio dei cittadini. Da qui l’abbinamento dei due termini smart cities e community. Questa prospettiva di trasformazione digitale delle nostre città al servizio dei cittadini non è scontata. Adesso l’innovazione ha una nuova traiettoria in Sicilia e vuole accompagnare questo processo con un maggiore coinvolgimento delle comunità. Non solo sono le destinatarie del servizio, ma anche devono partecipare alla progettazione di tali soluzioni”, è la vision del docente catanese.
Che così continua: “dal punto di vista tecnologico, noi delle smart City sono delle città in cui tecnologie fisiche, sistemi di sensori di controllo e digitali pensiamo che in vigenza artificiale calcolo in rete altro e consentono un dialogo fra le persone, gli utenti e gli oggetti o i mezzi di trasporto pubblici, l’ambiente, l’ambiente domestico. Si devono integrare le soluzioni tecnologiche, le informazioni e la conoscenza per favorire un miglioramento della qualità della vita dei cittadini”.
Eppure, la Sicilia che aspira a diventare smart, sconta ancora oggi un gap rispetto a quell ache dovrebbe essere la normalità. “ È interessante questo concetto di normalità, a cui aspiriamo quindi come cittadini siciliani. Può essere agevolato proprio dalle varie tecnologie. Quello che oggi è difficile da realizzare per mancanza di conoscenza di fonti può essere fortemente supportato dalle nuove tecnologie. L’aspetto interessante di questa innovazione è che ai vantaggi per i cittadini si possono abbinare anche vantaggi imprenditoriali, per cui lo smart cities può diventare non solo una soluzione per migliorare la qualità dei cittadini, migliorare la partecipazione dei cittadini alle decisioni della pubblica amministrazione, ma anche creare innovazione imprenditoriale, favorire la proposta di nuovi prodotti, nuove soluzioni che possono vedere le imprese siciliane attive e partecipi.
Come potrebbe funzionare la città del future in Sicilia? Una città dove tutto è organizzato e perfetto, gli autobus arrivano in orario? E’ un futuro possibile? “Le smart cities devono cambiare la logica del trasporto pubblico, favorendo la mobilità più sostenibile. Quindi mobilità ciclistica anche sfavorendo la mobilità privata, offrendo ovviamente delle soluzioni alternative alla mobilità privata. Tutto ciò può essere sicuramente supportato dalla tecnologia. Pensiamo alla tariffazione integrata del biglietto. Si può passare dal bike sharing alla metropolitana o al mezzo di trasporto pubblico, avendo sempre una conoscenza del valore delle interconnessioni tra queste diverse modalità.
Si immagina, quindi, un sostanziale circolo virtuoso dove, applicando le tecnologie e creando le smart city, in realtà miglioriamo anche la qualità dell’ambiente e di converso, avremmo anche maggiore tutela di quelle che sono le nostre tradizioni agroalimentari, perché un ambiente pulito ci consente di tutelare anche il valore eccezionale della nostra agricoltura.
Le smart cities sono erroneamente accostate solo alle grandi metropoli. Ma non è così: “parlerei anche di centri minori, perché l’idea di Smart cities fa pensare sempre alle grandi aree metropolitane con sistemi complessi. Ma anche le piccole comunità locali possono avere un vantaggio dall’innovazione. Pensiamo che può essere un walking business informatico che consenta alle persone anche di non doversi muovere per svolgere le proprie attività lavorative, sia nel contesto delle grandi aree urbane, ma anche dei piccoli nuclei urbani. Sono quei luoghi che caratterizzano la nostra Sicilia e oggi sappiamo che soffrono di uno spopolamento per questa forte attrazione che le aree metropolitane hanno per offerte e opportunità di lavoro e una soluzione una città digitale, un ambiente digitale in cui lavoriamo.Le smart cities rendono anche meno necessari gli spostamenti, sia in ambito urbano, ma possono anche favorire il mantenimento di un sistema sociale che oggi tende ad essere fortemente condizionato da dinamiche demografiche. È chiaro che questi e l’ecosistema che si crea in una smart community è molto complesso, in cui vi è un’azione di regia che deve essere svolta dalla pubblica amministrazione, che però è il detentore dei dati, colui che deve porre le regole. Ma vi è anche la partecipazione del privato che deve fornire e sviluppare i servizi. La collettività diventa lo strumento con cui questi servizi vengono indirizzati da scelte, scelte condivise. Ovviamente i finali fruitori di un servizio sono i cittadini”.