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Start up, le cinque regole auree di Danilo Mazzara per i giovani che ci provano

Come si fa a convincere un investitore a finanziare una start up? L’effervescenza dei “talenti” giovani spesso si scontra con la difficoltà di ottenere le risorse necessarie per trasformare un’idea brillante in un progetto imprenditoriale.  Accade anche in Sicilia, dove l’innovazione parla sempre più la lingua delle nuove generazioni.

Abbiamo chiesto a Danilo Mazzara, uno degli advisor più influenti del Venture Capital (con la sua company skillforequity.com),  di formulare un piccolo vademecum per consentire ai giovani – che intendano cimentarsi con una start up – di dialogare con il mondo della finanza e degli investimenti.

Mazzara, “scuole e università promuovano cultura d’impresa”

Una premessa è necessaria: “Sono contento dell’attenzione che si rivolge al mondo dei giovani. E’ un concetto che vale anche per il sottoscritto. Nei giorni scorsi ho partecipato a un’iniziativa di Junior achievement che aveva come obiettivo  favorire la nascita di nuovi progetti imprenditoriali all’interno delle scuole. Mi sono ritrovato a valutare dieci progetti imprenditoriali elaborati da ragazzi del liceo. Questo è un tema chiave: bisogna fare cultura di impresa all’interno delle scuole e delle università”.  

Start up e giovani, le cinque regole auree

Ecco le regole auree: “la regola numero uno è l’idea. Non diamo mai nulla per scontato. Una buona idea può venire da un’esperienza personale piuttosto che dal fatto che la copiamo perché l’abbiamo vista funzionare da altre parti”.

Se l’idea c’è, allora è il caso di trovarsi dei buoni compagni di viaggio. Il vecchio adagio “l’unione fa la forza” vale anche nel mondo dell’innovazione, perché – spiega Mazzara –  “una  start up non la si fa da soli. Quindi, il secondo consiglio è cercare un compagno di viaggio che abbia delle competenze complementari”.

Il terzo consiglio di Mazzara è confrontarsi col mercato sin dall’inizio: “la start up deve avere un mercato che va validato. Si può fare con delle piccole interviste,  delle piccole survey, anche con l’utilizzo dei social network,  avere qualche elemento che comunque aiuta a capire se effettivamente l’idea funzioni e risolva un problema”.  

Superati questi primi tre step è il momento di mettersi alla prova e confrontarsi con gli strumenti e i luoghi fisici e virtuali del mondo dell’innovazione. Regola numero quattro: “fatte  queste prime tre cose, se si decide di portare avanti il progetto imprenditoriale, consiglio sempre a tutti di applicare ai bandi per i programmi di incubazione e o di accelerazione. E’ un modo per avere un feedback. Quando si applica ad un programma di accelerazione, c’è sempre qualcuno guarda l’application presentata e può fornire delle indicazioni che possono rivelarsi utili”.

Le possibilità di confrontarsi non mancano: “Ci sono venti programmi di accelerazione diretti CDP Venture capital su diversi termi. I 65 incubatori/acceleratori certificati in Italia hanno le loro call, ci sono i nuovi programmi di accelerazione delle case delle tecnologie di Bologna e  Cagliari per citarne due con cui sto collaborando. Proprio in questi giorni Credit Agricole ha lanciato un programma di accelerazione per le start up siciliane. Quindi è concreta l’opportunità di partecipare a dei contest per idee per l’innovazione o addirittura applicare a un programma di accelerazione. Questo consente di toccare con mano se l’idea che si vuole portare avanti ha senso.”.

Regola cinque: la raccolta fondi. Bisogna partire dai contesti più semplici. Esiste un metodo fai da te che non è per nulla da escludere. “Aprirsi al capitale – ricorda Mazzara – significa raccogliere finanza anche da amici e parenti che danno i primi euro per le prime attività. Il secondo step è il dialogo con dei Business Angel, persone come me che sono in grado di supportare nuovi progetti imprenditoriali nelle prime fasi. Se tutto questo funziona, poi si può pensare di rivolgersi a soggetti più strutturati come è il Venture Capital”.

Venture Capital, conoscere le regole del gioco

Il dialogo con il Venture Capitale va affrontato con la giusta consapevolezza: “non sono enti no profit, perché devono dare un ritorno. agli investitori. Chi chiede soldi a un venture capital deve sapere quali sono le regole del gioco. Il venture capital  spinge moltissimo nel farti crescere, perché più cresce l’impresa finanziata,  più aumenta di valore e più redditizia si rivelerà un”eventuale exit”.

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Piero Messina