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La strategia multi-stakeholder sta cambiando lo storytelling dei brand

Il marketing diviene sempre più plurale, per permettere alle organizzazioni di uscire dai propri confini e ampliare la narrazione. Le aziende, oggi più che mai, creano alleanze con tutti gli attori della propria filiera, dai dipendenti ai clienti, passando attraverso fornitori e clienti. E trasformano quelle alleanze in racconti, nuove modalità di storytelling che si traducono in campagne di posizionamento. Questo cambio di paradigma è al centro di un articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore, a firma di Giampaolo Colletti, che mette in luce il valore di un engagement multi-stakeholder.

Un esempio concreto è la nuova campagna pubblicitaria Mutti, che ha scelto di rendere protagonisti gli agricoltori, con un’attività di comunicazione integrata e multicanale, incentrata su valori come collaborazione e impegno. E, ancora, Slow Food con la campagna “Tutta farina del nostro sacco”, con mugnai, fornai, panettieri e pizzaioli. Queste modalità di storytelling non sono solo un fenomeno italiano perché, negli Stati Uniti, GoPro ha coinvolto gli utenti di Instagram, invitandoli a inviare immagini realizzate con la GoPro Hero 12. Ritorna, così, quel concetto di community che ispira sempre di più le azioni dei grandi brand.

La conferma di questo trend arriva dai dati concreti raccolti dalla “Multi-Stakeholder Strategy” di Fondazione Sodalitas con Gfk: più di due organizzazioni su tre, l’81% del campione, promuovono oggi progetti multi-stakeholder”. Tra gli interlocutori coinvolti, prevalgono quelli istituzionali (69%) e gli attori della comunità (58%). Seguono dipendenti (50%), consumatori (49%), organizzazioni non-profit (48%) e fornitori (44%). Il marketing si evolve e fa squadra con gli utenti, che entrano nell’area di ricerca e sviluppo: un aspetto, questo, che richiede una riflessione da parte di chi intende adottare una strategia multi-stakeholder, affinché abbia piena consapevolezza degli attori che coinvolge.

Redazione Innovation Island