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Più innovazione e meno burocrazia, la ricetta di Colao per un’Europa più competitiva

Per “sviluppare l’economia e accrescere la ricchezza delle famiglie bisogna aumentare la produttività” e per farlo occorre puntare sull’innovazione, a partire dalla ricerca universitaria. È questa la ricetta di Vittorio Colao, ex ministro dell’Innovazione e della Transizione Digitale durante il Governo Draghi.

Intervenendo a Radio 24, nel corso della trasmissione “Amici e Nemici”, l’ex ministro ha così commentato in proposito: “Noi abbiamo ottime Università, i nostri atenei producono molta ricerca, ma pochi brevetti, che a loro volta in pochi casi si trasformano in aziende e quando si trasformano in aziende queste crescono meno di quelle americane”.

Il rafforzamento della ricerca innovativa è uno degli elementi centrali del rapporto Draghi, il volano per attrarre imprenditori e investimenti. “C’è una frase bellissima che il presidente Draghi dice: vogliamo trasformare gli inventori in innovatori e gli innovatori in investitori” – sottolinea Colao, ribadendo la necessità di creare un ecosistema che sostenga la creazione di valore attraverso la ricerca e l’innovazione, favorendo l’ingresso delle scoperte universitarie nel mondo imprenditoriale.

La regolamentazione europea: un’arma a doppio taglio

Nonostante gli intenti lodevoli della regolamentazione europea, Colao evidenzia come alcune normative siano diventate un ostacolo per l’innovazione.

Un esempio emblematico è il GDPR, il regolamento generale sulla protezione dei dati, che, nonostante i propositi meritori, ha imposto vincoli rigidi alla gestione delle informazioni, penalizzando le piccole imprese nel settore dell’intelligenza artificiale.

Lo stesso vale per l’AI Act, pensato per regolamentare l’intelligenza artificiale, ma ormai già superato rispetto alla velocità con cui la tecnologia si sviluppa. “Servono regimi semplificati per le piccole e medie imprese”, afferma Colao, invitando a rivedere questi strumenti con maggiore flessibilità.

Al contrario, alcuni programmi come Horizon Europe rappresentano una risorsa fondamentale per lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione. Con un budget di 100 miliardi di euro, si propone nel rapporto di raddoppiare questi fondi per sostenere le università di eccellenza, incentivando la concentrazione delle risorse sulle migliori istituzioni di ricerca.

Tuttavia, Colao sottolinea che l’iniziativa pubblica da sola non basta: è necessario coinvolgere il settore privato, i mercati dei capitali e le borse valori per sostenere l’innovazione su scala più ampia.

Il risparmio e il ruolo del capitale privato

Per Colao è necessario creare un ambiente favorevole ai capitali privati, evidenziando una discrepanza significativa tra Europa e Stati Uniti riguardo l’allocazione del risparmio privato. “In Europa abbiamo un sacco di risparmio”, dice Colao, specificando che i fondi europei ammontano a circa 1.400 miliardi di euro, contro gli 800 miliardi americani.

Tuttavia, gran parte di questo risparmio finisce in debito pubblico piuttosto che in investimenti per l’innovazione. A differenza degli Stati Uniti e del Canada, l’Europa non dispone di fondi pensione sufficientemente sviluppati, limitando l’accesso a capitali a rischio.

Il rapporto propone una revisione delle regole prudenziali per consentire a banche e assicurazioni di investire maggiormente in settori ad alto rischio, come l’innovazione tecnologica.

Un altro punto critico è la frammentazione delle borse europee, che operano secondo normative nazionali diverse. Il rapporto suggerisce di dare all’ESMA, l’Autorità europea degli strumenti finanziari, il potere di regolare le borse con un unico sistema di regole, facilitando così l’accesso al mercato per le nuove imprese innovative.

Un’identità digitale unica per le startup europee

Una delle proposte più innovative emerse dal rapporto riguarda la creazione di uno statuto per startup innovative europee basato su un’identità digitale unica.

Questo sistema permetterebbe a una startup nata in qualsiasi Stato membro di operare liberamente in tutta l’Unione Europea senza dover aprire filiali nei vari Paesi.

Tale semplificazione normativa, combinata con un regime fiscale favorevole e agevolazioni lavoristiche, potrebbe rendere l’Europa una delle destinazioni più attraenti per le startup tecnologiche, favorendo lo sviluppo di un ecosistema imprenditoriale più dinamico e competitivo.

Sinergia tra digitale e transizione energetica

Colao ha infine affrontato il tema della transizione energetica, sottolineando come la digitalizzazione e le tecnologie avanzate siano imprescindibili per affrontare la sfida della decarbonizzazione.

In questo contesto, l’Europa deve puntare su reti interconnesse e produzione di energia pulita, investendo in clean tech e attirando capitali privati.

Colao richiama l’importanza di creare infrastrutture di supercomputer che siano accessibili anche alle piccole e medie imprese, permettendo loro di sviluppare soluzioni basate sull’intelligenza artificiale e accelerare il processo di innovazione.

In conclusione, la visione delineata da Vittorio Colao offre una prospettiva ambiziosa e dettagliata per l’Europa, dove l’innovazione tecnologica e la transizione digitale sono le leve fondamentali per garantire competitività, sostenibilità e crescita economica a lungo termine.

Perché ciò accada sarà necessario un impegno coordinato tra settore pubblico e privato, una semplificazione delle normative esistenti e l’adozione di strategie, che incentivino l’investimento in nuove tecnologie e imprese innovative.

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Romina Ferrante