AI Act, “Troppi costi per piccole e medie imprese, Europa non può perdere questa scommessa”

L’AI ACT potrebbe essere un freno allo sviluppo delle tecnologie digitali e all’innovazione. Ed è una scommessa che l’Europa non può perdere, perchè così si mette a rischio il suo futuro di sviluppo economico e sociale. Lo sostiene Cecilia Bonefeld-Dahl, direttore generale di Digital Europe.

Applicare l’Act costa 300 mila euro ad ogni impresa

A pochi giorni dall’accordo politico raggiunto dalle tre istituzioni dell’UE sull’AI Act, un atto legislativo epocale che può creare o distruggere la leadership tecnologica europea, si inizia a comprendere che quel meccanismo rischia di limitare lo sviluppo delle tante piccole e medie imprese che stanno investendo nel settore ed oggi potrebbero trovarsi di fronte delle barriere invalicabili.

Di sicuro, l’Unione Europea, stabilendo un regolamento europeo sull’IA, ha sottolineato la volontà politica dell’Europa per avere un ruolo cruciale nel plasmare il futuro dell’IA.

Il protocollo, tuttavia, crea non pochi imbarazzi agli esperti del settore. Secondo Cecilia Bonefeld-Dahl, direttore generale di Digital Europe, “Abbiamo un accordo, ma a quale costo? Abbiamo pienamente sostenuto un approccio basato sul rischio basato sull’uso dell’intelligenza artificiale, non sulla tecnologia in sé, ma il tentativo dell’ultimo minuto di regolamentare i modelli di fondazione ha ribaltato la situazione”.

Per le PMI l’Act è un territorio inesplorato

Per la manager dell’organizzazione, “I nuovi requisiti – oltre ad altre nuove leggi radicali come il Data Act – richiederanno molte risorse per il rispetto delle aziende, risorse che verranno spese per avvocati invece di assumere ingegneri di intelligenza artificiale. Ci preoccupano soprattutto le numerose PMI produttrici di software non abituate alla legislazione sui prodotti: per loro questo sarà un territorio inesplorato”.

“La corsa all’intelligenza artificiale non è una corsa a cui l’Europa può mancare. Dobbiamo riflettere a lungo e intensamente su come compensare questo onere aggiuntivo e dare alle aziende qui una possibilità di lottare”, spiega Bonefeld-Dahl.

Bonefeld-Dahl, “molto lavoro da fare sull’AI Act”

Cosa chiede Digital Europe? Per il direttore generale dell’associazione, “nonostante queste preoccupazioni, crediamo che l’AI Act, se fatto bene, possa essere una forza positiva per l’adozione e l’innovazione dell’IA in Europa. Il lavoro a livello tecnico nelle prossime settimane sarà fondamentale per affrontare le questioni rimanenti e chiarire gli orientamenti politici. Al di là dell’AI Act, c’è ancora molto lavoro da fare per creare le condizioni affinché l’Europa diventi un leader globale nel campo dell’IA.

Lo studio di supporto alla valutazione d’impatto della Commissione ha evidenziato che per una PMI di 50 persone l’adeguamento costerebbe circa 300.000 euro. Esortiamo le istituzioni dell’UE a lavorare a stretto contatto con l’industria per garantire che le aziende, in particolare quelle più piccole, abbiano il sostegno di cui hanno bisogno per conformarsi ai nuovi requisiti”.

Digital Europe è un’associazione internazionale senza scopo di lucro i cui membri comprendono 41 associazioni di categoria nazionali di tutta Europa e 102 aziende leader mondiali nel loro campo di attività. In totale, rappresentiamo oltre 45.000 aziende che operano e investono in Europa.