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Innovazione chiama, Sicilia risponde, Parodi Giusino: “Bisogna puntare su specializzazione”

Se l’innovazione chiama, la Sicilia risponde: è il messaggio che imprenditori, esperti di innovazione e investitori hanno lanciato dal palco dell’Italian Tech Week di Torino. Una sfida e un atto di coraggio che si può affrontare, ma unendo le forze e avviando un dialogo costruttivo con la Regione Siciliana. Sono anzitutto due le possibilità che emergono: concentrarsi sull’educazione per potenziare la cultura imprenditoriale nel medio-lungo termine e intraprendere azioni dirompenti da parte delle aziende, con l’obiettivo di dare valore alle aziende innovative esistenti e attrarre i talenti per farli rimanere o tornare in Sicilia. 

Un’alleanza tra pubblico e privato

La proposta che emerge in maniera condivisa è di avviare un dialogo tra le istituzioni e gli attori imprenditoriali del territorio. Due in particolare le azioni richieste: una scelta chiara verso dove indirizzare i capitali e puntare su una specializzazione, come ha proposto Ugo Parodi Giusino, founder di Magnisi Venture; la creazione di fondo di Venture Capital della Regione Siciliana, come già accade in altre parti d’Italia, tra cui Lazio e Puglia, come ha detto Roberto Ruggeri, fondatore del Sud Innovation Summit.

Sul palco anche Paola Brafa, CEO e co-founder di Space2earth, una startup che si occupa di mappatura di spazi grazie ai dati dei satelliti e che ha raccontato la sua esperienza positiva di startupper.

I numeri del gap e quelli del rilancio

L’ecosistema siciliano si misura necessariamente con i dati, ha ricordato in apertura Rosario Faraci, professore dell’Università di Catania, dipartimento di Economia e Impresa: “I dati del 2022 riportano ancora un gap rispetto alla presenza di startup nell’isola. Su un totale di aziende censite dalla camera di Commercio di 382.959, 8.482 sono quelle legate al mondo dell’hi-tech e 11.813 sono quelle legate ai servizi a supporto del mondo tecnologico”.

“Di queste nel 2024 solo 715 sono oggi le startup innovative (5,53% rispetto al totale italiano) e 103 le PMI innovative (3,47%). Una quota esigua, che trova spazio “solo” per 9 milioni di investimento annuo di venture capital”. Allo stesso modo, però, bisogna considerare elementi interessanti che la Sicilia offre agli investitori.

L’isola infatti, ha una popolazione relativamente giovane (è la terza regione più giovane d’Italia), un network industriale con dei poli significativi (Enel ed ST Microelectronics a Catania, polo petrolchimico a Priolo. A breve sarà installato il primo impianto off-shore di cattura della CO₂ al mondo ad Augusta). La Sicilia ha inoltre una posizione geografica strategica nell’area mediterranea, in particolare per lo sviluppo delle nuove forme di energia.

Grazie all’afflusso senza precedenti di risorse finanziarie provenienti dai piani di investimento europei e nazionali per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), nel territorio le opportunità di sviluppo sono parecchie.

Un potenziale da esplorare

Il controcanto a questo gap si trova nella vivacità sempre crescente delle iniziative che si raggruppano nel territorio, in forma di eventi di aggregazione, hub, laboratori di innovazione o incubatori. Dal Sud Innovation Summit che si svolgerà a Messina dal 3 al 4 ottobre, al Mediterranean Startup World Cup che si terrà l’11 ottobre a Palermo, allo Start Cup Sicilia di fine ottobre, al Premio Innovazione Sicilia del 21 novembre, sono tante le iniziative nate e cresciute in questi anni, come anche gli spazi di aggregazione: Greentech Mediterranean Innovation Hub di Ragusa, Isola Catania, Etna High Tech e Free Mind Foundry a Catania e dintorni.

Deve essere chiaro quanto sia importante lo sviluppo di un robusto ecosistema di startup per la crescita economica e sociale dell’intera regione e il caso Silicon Valley lo ha dimostrato”, ha spiegato Davide Pisasale, founder di Aitho e uno degli organizzatori del panel. 

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Luisa Cassarà