Il Rapporto Svimez 2023 restituisce, come di consueto, la fotografia di un’Italia sfaccettata, simile e diversa, senza dubbio complessa. Dai dati emerge un Nord e un Sud che procedono a velocità diverse ma che, allo stesso tempo, sanno trovare occasioni per allinearsi sulla stessa andatura. Il tutto in un contesto che non può fare a meno di incanalare strategie e innovazione verso la crescita della parte meridionale del Paese.
L’analisi sottolinea che, nel post-Covid, il Sud aggancia la ripresa ma la risalita dell’occupazione non argina il disagio sociale. La novità di una ripartenza allineata tra Sud e Nord sconta l’eccezionalità del contesto post-pandemia per il tenore espansivo delle politiche di bilancio e la diversa composizione settoriale della ripresa. Nel complesso, l’economia del Mezzogiorno è cresciuta del 10,7%, ma il contributo dell’industria è stato limitato.
Ma se nel 2024 Nord e Sud appariranno allineati, nel 2025 si riaprirà il divario. Nel prossimo biennio la crescita sarà vincolata all’attuazione del PNRR, soprattutto al Sud, con un ruolo determinante dei Comuni (in ritardo, ma decisivi per l’attuazione degli investimenti). Per crescere, secondo Svimez, servono politiche industriali, la riduzione del divario di genere e l’aumento dei laureati.
Fatta questa concisa introduzione – e lasciando alle criticità evidenziate dal Rapporto 2023 il tradizionale ruolo di leitmotiv – appare sicuramente interessante focalizzarsi sulla parte di analisi relativa alle transizioni che “rimettono in gioco” il Mezzogiorno. Che il Sud sperimenti un processo di deindustrializzazione – indotto dal crollo degli investimenti del lungo periodo – è un dato di fatto. A fronte di questo, però, va sottolineata la presenza di una parte di tessuto industriale fortemente “resiliente”.
Sebbene la parte meridionale del Paese sia sbilanciata su attività di servizio a bassa produttività, esiste un gruppo “di testa” di imprese attive in vari segmenti delle catene del valore “strategiche” per la twin trasition (verde e digitale).
Proprio queste sono le imprese che soddisfano i requisiti della “Smart Specialization Strategy” (S3), registrando performance economiche e livelli di investimento in innovazione e internazionalizzazione superiori alle relative medie settoriali.
Idrico, Energia e Rifiuti appaiono strategici, non solo per contrastare il cambiamento climatico, assicurare i servizi essenziali e accompagnare la transizione verde, ma anche per assicurare un protagonismo industriale del Mezzogiorno. In quest’ottica e alla luce della logistica del futuro, con la saturazione delle infrastrutture stradali e la necessità di nuovi canali di movimentazione delle merci, il Mediterraneo assume il ruolo di “bene posizionale“.
Nell’ambito della transizione energetica, il Mezzogiorno rappresenta il 40,25% della capacità rinnovabile installata in Italia (61 GW totale). Secondo Svimez, la transizione è iniziata, con una espansione significativa e in accelerazione, ma non ancora sufficiente per il target UE. La performance del Mezzogiorno vede 4 regioni (Sicilia, Campania, Puglia e Sardegna) sopra la media nazionale per crescita di capacità installata. Questi progressi nascondono una dipendenza strategica dall’estero nel comparto delle rinnovabili, ma dimostrano anche lo sviluppo della produzione domestica è indispensabile ai fini del raggiungimento dei target ambientali e di sicurezza energetica UE.
Senza tralasciare l’impatto del cambiamento climatico e le vulnerabilità del Sud in tal senso, emerge la necessità di politiche di mitigazione e accompagnamento al cambiamento strutturale del sistema produttivo per evitare un impatto maggiore in questa parte del Paese.
Queste considerazioni aprono la strada alle conclusioni, con un focus sui prossimi scenari.
Il Rapporto pone l’accento su una serie di azioni necessarie al fine di cogliere le nuove opportunità di contesto: è necessario definire una nuova politica industriale, in grado di accorciare le filiere produttive, valorizzare i legami funzionali e strategici con le infrastrutture, riconvertire in modo green del poli produttivi e accompagnare lo sviluppo e la localizzazione di imprese innovative con politiche per la formazione e la valorizzazione del capitale umano disponibile.