Agenti AI e nuove professioni: il mondo del lavoro secondo Amazon e Salesforce
News - 19/06/2025
di Redazione
L’intelligenza artificiale (AI) sta cambiando il volto del mercato del lavoro globale a una velocità senza precedenti. Da colossi tecnologici come Amazon e Salesforce alle previsioni di organizzazioni internazionali come l’OECD e l’IMF, l’AI promette di rivoluzionare il modo in cui lavoriamo, portando sia opportunità che sfide. In un mondo in cui agenti AI autonomi stanno iniziando a sostituire compiti tradizionalmente svolti da esseri umani, il futuro del lavoro è al centro del dibattito.
Amazon e l’AI: meno lavoratori, più innovazione
Andrew Jassy, amministratore delegato di Amazon, ha dichiarato che l’adozione di agenti AI e sistemi di intelligenza artificiale generativa, come i chatbot, potrebbe ridurre significativamente la forza lavoro aziendale nei prossimi anni. In un memo interno ai dipendenti, Jassy ha scritto: “Con l’introduzione di più intelligenza artificiale e agenti generativi, il nostro modo di lavorare dovrebbe cambiare. Avremo bisogno di meno persone per svolgere alcuni dei lavori che vengono svolti oggi e di più persone per svolgere altri tipi di lavori”. Con una forza lavoro globale di 1,5 milioni di persone, di cui circa 350.000 in ruoli aziendali come ingegneria del software e marketing, Amazon si prepara, quindi, a un cambiamento strutturale.
Jassy ha previsto che “ci saranno miliardi di questi agenti, in ogni azienda e in ogni campo immaginabile”, suggerendo che gli agenti AI non solo trasformeranno il lavoro in azienda, ma diventeranno parte integrante della vita quotidiana, gestendo attività come acquisti, viaggi e faccende domestiche. Ha esortato i dipendenti a formarsi sull’AI, sottolineando: “Coloro che abbracciano questo cambiamento, diventano esperti di intelligenza artificiale, ci aiutano a sviluppare e migliorare internamente le nostre capacità di intelligenza artificiale e a fornire ai clienti, saranno ben posizionati per avere un impatto elevato e aiutarci a reinventare l’azienda”.
Salesforce e gli agenti AI: un nuovo paradigma lavorativo
Nel frattempo, Salesforce, leader nel software per la gestione delle relazioni con i clienti, sta spingendo sull’acceleratore dell’AI con la sua piattaforma Agentforce. Durante un evento a Parigi il 22 maggio, l’azienda ha presentato i suoi agenti AI, super-software capaci di eseguire compiti complessi in modo autonomo, superando i limiti dei tradizionali chatbot. A differenza di questi ultimi, che richiedono un’interazione umana diretta, gli agenti AI di Salesforce possono gestire processi come il servizio clienti o le vendite con minima supervisione.
Un esempio concreto è l’Einstein Service Agent, che consente una collaborazione fluida tra lavoratori digitali e umani, migliorando la risoluzione dei casi. Come dichiarato da Marc Benioff, CEO di Salesforce, su X il 26 giugno 2024: “Presentazione di Einstein Service Agent sulla nuova piattaforma Agentforce di Salesforce! Sperimenta un’assistenza clienti intelligente con una collaborazione fluida tra operatori digitali e umani per una rapida risoluzione dei casi”. Tuttavia, l’azienda sta anche assumendo 2.000 nuovi rappresentanti di vendita umani per promuovere questi agenti AI, un paradosso evidenziato da un post su X del 8 gennaio 2025: “Salesforce sta assumendo 2.000 rappresentanti di vendita umani per vendere rappresentanti di vendita AI autonomi ai suoi clienti”.
L’impatto dell’AI sul mercato del lavoro: dati e previsioni
Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD), l’AI potrebbe portare a perdite di posti di lavoro in professioni altamente qualificate come diritto, medicina e finanza. L’International Monetary Fund (IMF) stima che il 60% dei posti di lavoro nelle economie avanzate, come Stati Uniti e Regno Unito, sia esposto all’AI, con la metà di questi potenzialmente colpita negativamente. Tuttavia, l’IMF sottolinea che l’AI può anche migliorare la produttività di alcuni lavoratori, soprattutto in ruoli con alta complementarità con la tecnologia.
Il Tony Blair Institute (TBI) offre una visione più sfumata per il Regno Unito, prevedendo che l’AI potrebbe spostare tra 1 e 3 milioni di posti di lavoro nel settore privato entro il 2050, con un picco di 60.000-275.000 perdite annuali. Tuttavia, il TBI ritiene che queste perdite saranno mitigate dalla creazione di nuovi ruoli, con un impatto netto sull’occupazione relativamente modesto rispetto alla media storica di 450.000 posti persi all’anno nel Regno Unito. Inoltre, l’adozione dell’AI potrebbe incrementare il PIL britannico fino all’1% nei prossimi cinque anni, offrendo benefici economici significativi.
Sfide e opportunità: un equilibrio delicato
Nonostante le previsioni di perdite occupazionali, l’AI offre anche opportunità. Il TBI sottolinea che i ruoli con alta complementarità, come quelli di professionisti e manager, potrebbero vedere un aumento della produttività, mentre settori come l’edilizia e i mestieri specializzati rimarranno meno esposti. Inoltre, l’AI potrebbe migliorare l’accesso al lavoro per gruppi marginalizzati, come i diversamente abili, riducendo le disuguaglianze. Un esempio è il caso di un supervisore di un centro di distribuzione nel Regno Unito, che ha dichiarato in un sondaggio: “Mi sento più valorizzato; prima, [i robot automatizzati] sostituivano alcuni ruoli, ma nel complesso mi hanno permesso di apprendere nuove competenze tecnologiche e di apprezzare molto di più il mio lavoro”.
Tuttavia, ci sono preoccupazioni. I lavoratori meno qualificati digitalmente rischiano di essere esclusi, mentre le donne, più rappresentate in ruoli amministrativi, potrebbero essere più vulnerabili all’automazione. L’International Labour Organization (ILO) ha stimato che l’impatto dell’AI sulle donne è 2,5 volte maggiore rispetto agli uomini nei paesi ad alto reddito, con il 7,8% dei posti di lavoro femminili a rischio rispetto al 2,9% di quelli maschili.