Pozzi (ITD-Cnr), “AI opportunità per ripensare i sistemi educativi”
News - 25/07/2025
di Piero Messina
Oltre 800 ricercatori da tutto il mondo si sono dati appuntamento all’Università di Palermo per i cinque giorni di AIED, la 26ª Conferenza Internazionale sull’Intelligenza Artificiale nell’Educazione. L’evento è un momento di confronto per scoprire come le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale stanno cambiando, e lo faranno ancora di più in futuro, il mondo dell’educazione.
Tra gli speech più attesi c’era quello di Francesca Pozzi, direttrice dell’ITD, l’Istituto per Tecnologie Didattiche del CNR. L’ITD, fondato nel 1970, è stato il primo istituto scientifico italiano interamente dedicato alla ricerca sull’innovazione educativa.
Pozzi, “In educazione è il processo di apprendimento che conta, più che il prodotto ”
“Abbiamo a che fare con tecnologie cosiddette general purpose quindi non specificatamente pensate per supportare i processi di apprendimento – spiega la direttrice dell’Istituto diretta emanazione del Consiglio nazionale delle ricerche – ma che spesso hanno l’obiettivo di supportare la produzione di artefatti. In qualche modo sono orientate a facilitarci la vita, dandoci soluzioni e offrendoci, appunto, prodotti. Quando usiamo queste tecnologie in educazione però, il nostro obiettivo deve rimanere che queste supportino un processo di apprendimento più che la produzione di un prodotto”.
Quello della Pozzi è un richiamo alla modalità con cui gli studenti devono approcciarsi al mondo delle tecnologie. “Cosa succede – si chiede, senza retorica la ricercatrice – quando un educatore affida un compito a uno studente? Lo studente cosa fa? Spesso si rivolge all’intelligenza artificiale e gli fa fare il compito. In qualche modo delega il compito. Ma è nostra responsabilità renderlo consapevole che il raggiungimento degli obiettivi didattici passa attraverso un processo. Compito del docente, quindi, è quello di creare le condizioni e di progettare l’ambiente di apprendimento in modo da sfruttare al meglio le tecnologie, favorendone un uso da parte dello studente finalizzato a supportare il proprio processo di apprendimento, piuttosto che il mero svolgimento del compito”.
Pozzi, “AI è sfida decisiva per ripensare scuola e sistemi educativi”
L’impatto dell’AI nei percorsi educativi è la promessa di una rivoluzione a 360 gradi che toccherà non soltanto i programmi ed il rapporto con gli studenti ma dovrà incidere anche sul concetto stesso di scuola, di educazione e didattica.
“L’intelligenza artificiale ha grosse potenzialità di amplificare le nostre menti, di espandere le nostre capacità, a patto che la si usi per stimolare le nostre funzioni cognitive piuttosto che rimpiazzarle. Quindi va promosso un uso dell’intelligenza artificiale nel quale lo studente non deleghi i processi cognitivi, ma in cui l’intelligenza artificiale sia come un trainer che stimola a fare di più, a fare meglio. Attraverso approcci partecipativi e collaborativi, gli studenti possono analizzare insieme in maniera critica l’output prodotto dall’intelligenza artificiale, per andare oltre, per trovare insieme cosa manca o cosa non è consistente con il dato di realtà.
AI e scuola, un intervento multidimensionale
Ed ancora, secondo il punto di vista di Pozzi, va ricordato che le nuove tecnologie sono “una grande opportunità per riconsiderare i nostri sistemi scolastici e trasformarli. È una trasformazione che può avvenire su più dimensioni. Occorre ripartire da chi sono i nostri studenti oggi, che identità hanno, cosa desiderano, di cosa hanno bisogno. Ma bisogna anche capire chi è il docente oggi, di quali competenze ha bisogno. Esiste anche la dimensione infrastrutturale: i muri delle nostre scuole, per come sono fatti, veicolano un modello prevalentemente trasmissivo dell’educazione. Oggi questo non basta più. Dobbiamo rivedere i metodi, proponendo approcci di tipo collaborativo, attivo e partecipativo. Le nostre classi, con file di banchi e con la cattedra di fronte, , non funzionano più”.
Non soltanto algoritmi ma anche etica. La persona al centro di tutto, docenti e discenti. E chi deve detenere le chiavi di questi percorsi innovativi, il pubblico o i key player privati?
Per la direttrice dell’ITD si tratta di “un tema delicatissimo. In questo momento è il mercato che guida le nostre scelte. Questa corsa all’essere produttivi va attenzionata perché può essere rischioso, soprattutto in ambito educativo. Il fatto che una tecnologia sia disponibile non significa necessariamente che la si debba usare, non in modo automatico o acritico. Occorre chiedere sempre a noi stessi perché stiamo usando quella tecnologia, con quale scopo e quali sono le implicazioni. Un approccio riflessivo e consapevole all’uso delle tecnologie apre la possibilità di immaginare anche futuri diversi”.
Pozzi, “Col Pnrr abbiamo fatto tanto ma dobbiamo aumentare l’impatto”
Resta da chiedersi se siamo preparati ad affrontare questa rivoluzione. Le risorse ci sono? “È un tasto dolente perché per le trasformazioni dei sistemi educativi occorrono tante risorse proprio perché gli aspetti, le dimensioni da ripensare sono molte. È vero che c’è stato il PNRR, un bel polmone finanziario che ha creato tante opportunità e ha dato modo di sperimentare modi nuovi di fare scuola. Ma ora abbiamo il compito di rendere queste sperimentazioni sostenibili e quali sono gli spazi di trasferibilità. Quindi non è finita ; dobbiamo trovare i modi e le risorse per aumentare l’impatto di quanto fatto fin qui.
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