Browser intelligenti e nuove Imprese Culturali e Creative: l’IA riscrive cultura, creatività e web

L’intelligenza artificiale non è più solo uno strumento di scrittura o generazione di contenuti: sta diventando l’infrastruttura stessa della navigazione online. È questo il punto di svolta proposto da Comet, il browser sviluppato da Perplexity.ai, e da Dia, il nuovo progetto della The Browser Company, entrambi capaci di trasformare l’esperienza d’uso del web in una dinamica semi-autonoma, trasparente e personalizzata.

Come ha ben spiegato a The Verge Aravind Srinivas, CEO di Perplexity, “un agente AI utile ha bisogno di agire all’interno di un ambiente già familiare e controllabile. Ecco perché il browser, con i suoi login, la gestione dei dati lato client e l’interfaccia nota, è il punto di partenza ideale”.

Dia, invece, si propone come un Chrome con gusto AI, integrando un assistente capace di riassumere, confrontare e agire su contenuti web senza sacrificare l’usabilità. In entrambi i casi, la parola d’ordine è agente, ovvero un’AI capace di portare a termine compiti complessi: scrivere e inviare email, prenotare voli, cercare candidati su LinkedIn o persino interagire con Amazon e calendari.

Da browser a sistema operativo: il web come spazio di azione dell’IA

Il nuovo orizzonte su cui si indirizza il mondo dell’informazione che noi come Digitrend osserviamo con maggiore attenzione a favore dei nostri tanti partner, non è quindi tanto la navigazione, quanto l’interazione e l’esecuzione di task. Secondo Srinivas, Comet diventerà presto “una sorta di sistema operativo” in cui l’agente AI gestisce processi in background e avvisa l’utente quando ha completato un’azione.

Ad esempio, nelle redazioni dei nostri giornali potrebbe succedere che il browser AI diventi un vero e proprio assistente redazionale permanente. Un giornalista, invece di aprire manualmente decine di schede per cercare fonti, leggere comunicati, verificare dati, tradurre testi e preparare bozze, potrebbe semplicemente dare all’agente AI un incarico complesso in un’unica frase: “Trova le ultime normative sulle imprese culturali e creative, estrai i dati principali, cerca dichiarazioni di esperti, traduci eventuali documenti stranieri e prepara un riassunto in stile giornalistico con link alle fonti”. L’agente, operando in background come “una sorta di sistema operativo”, aprirebbe autonomamente le pagine necessarie, analizzerebbe i documenti, estrarrebbe citazioni, sintetizzerebbe i contenuti e li organizzerebbe in un documento pronto per il CMS, notificando al giornalista il completamento del lavoro. In questo modo, il tempo operativo si ridurrebbe drasticamente e la concentrazione del redattore potrebbe spostarsi dalle operazioni ripetitive alla scelta dell’angolo narrativo, al controllo qualità e alla valorizzazione editoriale del contenuto.

Anche Operator di OpenAI e Aria di Opera sembrano muoversi in questa stessa direzione: permettere all’AI di compilare form, prenotare viaggi, sintetizzare articoli o organizzare le tab. In questo scenario, il confine tra strumento e contenuto si sfuma e l’AI diventa co-protagonista nella produzione e distribuzione dell’informazione.

Repubblica Creativa: le imprese culturali alla prova dell’IA

Nel frattempo, in Italia, un altro tassello si aggiunge al quadro: con il decreto direttoriale del Mimit del 10 luglio 2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 luglio, si va a completare l’iter per il riconoscimento dello status di impresa culturale e creativa (ICC).

La normativa, introdotta dalla legge sul made in Italy (Legge 206/2023), definisce l’ICC come un soggetto — impresa, ETS, fondazione o lavoratore autonomo — che esercita in via esclusiva o prevalente attività all’interno di una delle 14 filiere culturali individuate: arti visive, musica, design, moda, editoria, fotografia, patrimonio culturale, spettacolo dal vivo, videogiochi e software.

Una definizione funzionale, non giuridica, che si lega alla capacità di creare valore attraverso l’innovazione creativa, un ambito dove l’IA generativa e i browser intelligenti possono giocare un ruolo cruciale.

IA, cultura e creatività: un ecosistema da costruire

Tuttavia, come osservano Gabriele Sepio e Vincenzo Sisci su Il Sole 24 Ore del 1 agosto 2025, manca ancora un vero impulso finanziario per sostenere questa trasformazione: i 3 milioni previsti dall’articolo 29 della legge rappresentano una dotazione simbolica.

Eppure, la connessione tra AI e ICC è sempre più evidente. L’uso di AI generativa per la traduzione, il riassunto, la personalizzazione delle notizie e la curatela dei contenuti è già realtà, soprattutto per i più giovani, come confermato dal Digital News Report 2025 del Reuters Institute.

Secondo il rapporto, il 15% degli under 25 usa chatbot AI per accedere alle notizie, mentre cresce l’interesse per strumenti che rendano l’informazione più accessibile, sintetica e rilevante.

Etica, fiducia e creatività: la sfida dell’intelligenza culturale

Il futuro dell’ecosistema browser–AI–ICC si gioca quindi su un equilibrio delicato: da un lato automazione e personalizzazione, dall’altro fiducia, trasparenza e valore umano. In un mondo in cui gli utenti selezionano contenuti anche per affinità emotiva o identitaria, le imprese culturali e creative possono rappresentare un ponte ideale tra tecnologia e umanesimo, tra esperienza estetica e interazione intelligente. Per riuscirci, sarà necessario integrare competenze tecnologiche e visione culturale, investire in educazione digitale, e creare modelli di sostenibilità che tengano insieme innovazione e coesione sociale.