Il declino dell’homo oeconomicus, Carapezza: “Diritti da ripensare”

Nell’era della trasformazione digitale, la nostra quotidianità è profondamente influenzata da algoritmi, interfacce e sistemi automatizzati che modellano comportamenti, opinioni e scelte personali. In questo contesto il concetto di vulnerabilità assume nuove forme, che vanno oltre quelle economiche o sociali tradizionali.

Gabriele Carapezza Figlia, giurista e docente al dipartimento LUMSA di Palermo esperto in diritto privato e protezione dei consumatori, offre una riflessione sul ruolo del diritto nell’ecosistema digitale arrivando ad una considerazione: “L’homo oeconomicus” che si comporta in modo razionale e massimizzante, cercando sempre di ottenere il massimo beneficio personale, non esiste più.

Si parte dai consumatori: oggi il diritto a loro tutela appare inadeguato, spiega Carapezza “perché si basa ancora sull’idea di un “consumatore medio” razionale e informato. Ma questa figura non esiste più nel contesto digitale. Le decisioni sono influenzate da bias, emozioni, condizioni momentanee. La vulnerabilità è dinamica, situazionale, e il diritto deve tenerne conto. Non basta più garantire trasparenza o fornire informazioni: servono strumenti che tutelino l’autodeterminazione e l’integrità della persona in quanto tale”.

Manipolazione digitale e libertà individuale

Ed è così che fuori dalla idea di un consumatore informato di fronte alle infinite possibilità di mercato offerte dalla rete e dal digitale tutti possiamo diventare vulnerabili. “Oggi non è più una condizione legata esclusivamente a fattori fisici, sociali o economici. Nell’ambiente digitale, chiunque – indipendentemente dalla propria condizione – può essere manipolato. Questo accade perché le tecnologie sfruttano meccanismi cognitivi ed emotivi profondi, spesso inconsci, per orientare le nostre decisioni. Anche il consumatore più informato può trovarsi disorientato o influenzato da sistemi progettati per guidarlo senza che se ne accorga”.

E qui sorge un problema per il giurista e per chi parla di diritti. Quale è il confine tra un consiglio, una spinta gentile (il nudging già postulato dal nobel per l’economia Richard Thaler) e, magari, una violazione della libertà individuale? “È un confine sottile ma fondamentale. Il nudging nasce con l’intento di orientare comportamenti in modo non coercitivo, ma le tecnologie digitali lo hanno trasformato in uno strumento che può diventare manipolatorio. L’uso di interfacce ingannevoli, notifiche continue, percorsi preimpostati sfrutta i nostri automatismi cognitivi. Quando questi strumenti compromettono la capacità di scegliere consapevolmente, si entra in una zona grigia, che mina la libertà dell’individuo”.

Una nuova visione del diritto nell’ecosistema digitale

L’Europa continua a legiferare per arginare o contenere il fenomeno. AI Act e il Digital Services Act rappresentano un passo avanti in questa direzione? “Sono segnali importanti. Queste normative europee riconoscono come inammissibili le tecniche manipolative e individuano come “ad alto rischio” quei sistemi di intelligenza artificiale che possono compromettere i diritti fondamentali. È un approccio più maturo, che tiene conto delle nuove forme di vulnerabilità e cerca di prevenirle alla radice”.

Ma la tutela della persona nell’ambiente digitale, secondo Carapezza, non può fermarsi solo all’aspetto economico o al danno patrimoniale: “Nell’ecosistema digitale, la manipolazione riguarda anche opinioni, comportamenti, identità. È in gioco l’autonomia individuale. Per questo occorre un diritto capace di garantire la dignità e la libertà della persona anche quando non c’è un contratto, una compravendita o un danno economico evidente”.

“Dobbiamo abbandonare il mito dell’“homo oeconomicus””, conclude Carapezza, “razionale per adottare una visione più realistica dell’essere umano: fragile, influenzabile, immerso in un ambiente digitale che può amplificare le sue debolezze. Il diritto deve proteggere questa persona concreta, assicurando che le tecnologie non compromettano la sua capacità di autodeterminarsi, partecipare liberamente alla vita sociale e prendere decisioni in modo consapevole”.

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