Designing for code or coding the design? Fabio Ottaviani e il “metodo Studiogusto”

Due approcci, una visione: per Fabio Ottaviani (Studiogusto) la qualità nasce dall’incontro tra design system e mockup to code, con scelte chiare su quando adottare l’uno o l’altro.

Progettare il codice o codificare il design?

Abbiamo intervistato Fabio, Creative Developer di Studiogusto, in occasione dei Digital Design Days Palermo, di cui siamo stati media partner, approfondendo le ragioni che l’hanno portato a scegliere il tema del suo speech.”Il nostro scopo è quello di portare due approcci più o meno simili, ma diversi nel nostro metodo quotidiano di lavoro, che sono il design system e il mockup to code“, ci ha detto.

“Noi di Studio Gusto siamo una boutique agency, quindi cerchiamo di farvi capire quando utilizzare un metodo piuttosto che un altro, ma non vogliamo in dire come devono essere fatte le cose, piuttosto come noi ci approcciamo”. Niente dogmi, dunque, ma metodo, contesto e responsabilità di progetto.

Parlando al pubblico dei DDDx Palermo, Fabio Ottaviani ha messo a confronto due percorsi concreti: dal mockup al codice e dal design system all’implementazione. Obiettivo? Capire cosa funziona, quando e per chi, scegliendo la strada più efficace per tempi, complessità, team e obiettivi di marca. Un approccio pragmatico che riduce ambiguità e favorisce la coerenza dell’esperienza.

Il “metodo Studiogusto”

Studiogusto è una Creative Agency “Culture-First”, che progetta prodotti, marchi ed esperienze digitali. È qui che il design system diventa archivio vivo di elementi e componenti; il mockup to code diventa palestra per test rapidi, sperimentazioni e fine-tuning su interazioni reali.

Da oltre sei anni in Studiogusto, Ottaviani contribuisce a esperienze immersive e interattive per brand internazionali, affiancando i designer e i team 3D. Specializzato in WebGL, animazione e interaction design, apportando la sua visione creativa e il suo approccio tecnico a ogni progetto, dall’ideazione alla pubblicazione. La collaborazione stretta tra creativi e sviluppatori azzera i “passaggi a vuoto” e porta in produzione ciò che si vede in fase di concept.

Palermo, vibrazioni positive

“La mia fortuna è che comunque sono tanti anni che sono in questo settore e quindi conosco veramente un sacco di persone ed è sempre bellissimo rivederle a questi eventi. Quindi per me è come stare in famiglia. Qui a Palermo vibrazioni sicuramente positive”. Un sentimento che racchiude il valore dei momenti di networking e confronto.

Ai Cantieri Culturali alla Zisa, Innovation Island ha seguito la due giorni dei Digital Design Days come media partner, intervistando i protagonisti di un format che da dieci anni guida il dibattito su creatività digitale, AI, tecnologie immersive e storytelling. La prima edizione palermitana è stata anche la prima del Sud Italia, che hanno ascoltato con interesse i contributi di speaker nazionali e internazionali, da Ash Thorp a Dot Lung, da David Carson a Betty Zhiqin Lu.

Questo contenuto è stato scritto da un utente della Community.  Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.