In Italia crescono le startup a impatto sociale e ambientale: il report SIM

Nonostante il calo generale delle nuove imprese innovative, il 2024 ha visto un aumento dell’11,1% delle startup italiane a significativo impatto sociale e ambientale. A rivelarlo il Report 2025 del Social Innovation Monitor (SIM), presentato il 22 ottobre 2025 nel corso di un webinar pubblico al Politecnico di Torino.

Queste imprese operano in un’area ibrida tra profit e non profit, generando valore economico, ma anche benefici per l’intera collettività. Creano soluzioni nuove a problemi sociali e ambientali, contribuendo concretamente a un’economia più equa e sostenibile.

Lo studio, realizzato dal team di ricerca del SIM in collaborazione con InnovUp, GoBeyond, ICCSI, Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore e Social Innovation Teams, fotografa queste realtà, un ecosistema in transizione, dove l’imprenditorialità sostenibile non è più un fenomeno di nicchia, ma una leva strategica per il futuro economico del Paese.

Il progetto di ricerca è guidato da un gruppo interdisciplinare di docenti e ricercatori provenienti da diverse università italiane, con base operativa presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione del Politecnico di Torino, motore accademico di un’analisi che mette al centro il futuro dell’innovazione responsabile.

Dal punto di vista metodologico, il Social Innovation Monitor sottolinea come la ricerca sia stata condotta su dati raccolti prima delle riforme legislative del dicembre 2024 (L. 193/2024 e L. 162/2024), garantendo così la piena coerenza del campione con il quadro normativo vigente.

Un ecosistema che cambia

Il Report SIM 2025 ha preso in esame tutte le 12.133 Startup Innovative iscritte al Registro delle Imprese a fine 2024, concentrandosi poi su un campione di 9.923 realtà effettivamente operative, dopo aver escluso quelle non conformi ai requisiti normativi, come le società con più di cinque anni di attività, in liquidazione o prive degli indicatori di innovatività previsti.

All’interno di questo campione, il team di Social Innovation Monitor ha individuato 711 imprese a significativo impatto sociale e ambientale certificato, ovvero quelle che possiedono almeno una delle qualifiche ufficiali riconosciute dal legislatore: Società Benefit, B Corp o Startup Innovativa a Vocazione Sociale (SIaVS).

Secondo lo studio effettuato nel 2024 il numero complessivo di Startup Innovative registrate in Italia è sceso del 7,2%, segnando il terzo calo consecutivo e una riduzione del 20,5% rispetto al picco del 2021. Le imprese a impatto sociale e ambientale certificato, ovvero quelle che possiedono qualifiche come Società Benefit, B Corp o Startup Innovative a Vocazione Sociale (SIaVS) sono, invece, cresciute fino a 711 unità, pari al 7,2% del totale, più del doppio rispetto al 2020 (3,1%).

“Questo dato – ha spiegato il professor Paolo Landoni, direttore della ricerca – riflette un contesto economico complesso, ma anche un cambiamento culturale. Le nuove startup nate nel 2024 rappresentano il 19,2% del totale, un valore record che mostra segnali di ringiovanimento strutturale dell’ecosistema”.

“La crescita delle imprese a impatto – ha aggiunto il vice-direttore Buyan Boldbaatar – dimostra che la sostenibilità è ormai parte integrante del modello di business: non solo un valore etico, ma un fattore competitivo riconosciuto anche dagli investitori”.

Le tre anime dell’innovazione sostenibile

L’analisi si basa su tre principali categorie di organizzazioni a significativo impatto sociale e ambientale:

  • Le Startup Innovative a Vocazione Sociale (SIaVS), che operano in settori come assistenza sanitaria, educazione e inclusione, sono 165, in crescita del 16,2% rispetto al 2023;
  • Le Società Benefit, imprese che integrano obiettivi di beneficio comune nel proprio statuto, raggiungono quota 3.580 (+28,1%), con la Lombardia in testa (34,4%) e una forte espansione nel Nord Italia;
  • Le B Corp certificate, aziende che rispettano standard internazionali di sostenibilità e responsabilità, sono 313, in aumento del 13,4% sull’anno precedente.

Nonostante la prevalenza del Nord, questi dati mostrano una progressiva diffusione della cultura dell’impatto lungo tutto il territorio nazionale.

Si distinguono per una maggiore solidità economica e partecipazione azionaria: la media dei soci è di 8,5 (contro i 4,5 delle altre startup) e i ricavi medi raggiungono 157 mila euro, superiori rispetto alle startup tradizionali (142 mila euro).

Anche i ricavi mediani risultano più alti (21.400 contro 18.000 euro), segno di una maggiore stabilità e di un modello di business orientato alla sostenibilità economica nel lungo periodo.

Sud Italia e Sicilia: potenzialità ancora inespresse ma strategiche

Il Sud e le Isole ospitano il 17,3% delle startup a significativo impatto sociale e ambientale e il 24,8% del totale delle Startup Innovative.

Sebbene il baricentro dell’innovazione resti nel Nord-Ovest, con la Lombardia leader indiscussa (37,3% delle startup a impatto), nel Mezzogiorno emergono segnali di resilienza e sviluppo locale, sostenuti da incubatori universitari e da nuove politiche di coesione.

La Campania si conferma la terza regione italiana per numero di startup (10,2%), mentre Puglia e Sicilia mantengono una presenza significativa nel panorama dell’imprenditoria innovativa.

In Sicilia, secondo i dati del SIM, sono attive 365 startup innovative, con una densità di 7,6 ogni 100 mila abitanti. Un dato ancora inferiore alla media nazionale, ma che riflette una presenza stabile e dinamica di iniziative imprenditoriali orientate all’innovazione e alla sostenibilità. Le startup siciliane si muovono sempre più in settori chiave come energia rinnovabile, turismo sostenibile e agritech, dimostrando la capacità del territorio di coniugare tradizione e transizione ecologica.

Nel complesso, la Sicilia si posiziona come punto di connessione tra Nord e Mediterraneo, con un potenziale di crescita legato alla digitalizzazione e all’economia verde.

Come ha ricordato Mario Calderini, presidente dell’”Italian Competence Center for Social Innovation”: “L’imprenditorialità a impatto sociale è un grande incubatore diffuso sul territorio, e spesso rappresenta l’unica forma di impresa capace di generare valore economico in molte aree del Paese. Non è un modello marginale: è il modello di impresa del futuro”.

Le migliori startup italiane del 2025

Il Social Innovation Monitor ha individuato 13 startup italiane che si sono distinte per risultati economici e capacità di coniugare impatto e redditività. Tra le migliori spiccano: Up2You, green tech company che aiuta le imprese a calcolare e compensare le proprie emissioni di CO₂ e Cantieri Digitali Medtech (Medicilio), piattaforma di telemonitoraggio medico per l’assistenza domiciliare.

In media, queste realtà hanno registrato ricavi di 8 milioni di euro, una crescita del 173% e 22 dipendenti, con finanziamenti medi superiori a 4,6 milioni di euro. Tra i settori più rappresentati ci sono salute mentale e benessere psicologico, educazione digitale e sostenibilità ambientale.

Il ruolo crescente delle donne e dell’impact investing

Le startup a impatto sociale e ambientale si distinguono anche per un maggiore coinvolgimento femminile: il 22,6% delle imprese ha una presenza di donne ai vertici, quasi il doppio rispetto alle altre startup (13,7%).

Dal lato finanziario, si consolida il ruolo dell’impact investing, come ha sottolineato Elena Casolari, CEO di “Opes Impact Fund”: “Il posizionamento sull’impatto sta diventando una leva competitiva. Stiamo passando da un approccio lineare a uno olistico e sistemico, dove la sostenibilità è parte integrante della strategia aziendale”.

L’impatto come motore di competitività

Il report propone una fotografia nitida: mentre il numero di startup cala, cresce la qualità e la consapevolezza del modello imprenditoriale orientato all’impatto. Le imprese che integrano obiettivi sociali e ambientali non solo resistono meglio, ma rappresentano una frontiera competitiva per l’economia italiana.

Il Report 2025 di SIM conferma che la direzione dell’innovazione italiana è ormai tracciata: sostenibilità, impatto e coesione sociale sono i nuovi indicatori di competitività. La riforma del cosiddetto Scale-up Act e il piano nazionale sull’economia sociale pongono le basi per un ecosistema imprenditoriale più equo, integrato e rigenerativo.

Le sfide restano molte, accesso ai capitali, competenze, infrastrutture territoriali, ma l’Italia, e il Sud in particolare, dispongono di una rete crescente di imprese e investitori pronti a trasformare l’impatto in valore.

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