Il modello open source ridisegna l’innovazione, Galoppini: “Il futuro richiede consapevolezza”

Al Premio Innovazione Sicilia 2025, Roberto Galoppini, Director of Strategy di FileZilla, spiega perché l’open source è diventato il motore invisibile dell’innovazione, come cambiano le responsabilità con le nuove norme e quali opportunità si aprono per chi vuole costruire una carriera in questo ecosistema.

Dal software libero all’open source

“L’open source – esordisce Galoppini – è parte fondante per chi sviluppa soluzioni di tipo tecnologico, per un motivo semplice: è disponibile il codice nella sua forma sorgente e si può usare per qualsiasi tipo di scopo. Offre un’alternativa ai classici make or buy, prendendo a prestito qualcosa che già esiste, studiandola ed eventualmente integrandola nelle proprie soluzioni”.

Un concetto che si è evoluto in continuazione e con rapidità, attraverso fasi che Galoppini ha vissuto in prima persona, fin dall’inizio. “Ho cominciato a usare l’open source quando non si chiamava ancora così. Nel 1994, quando mi è capitato di utilizzare una distribuzione Linux per dare dei servizi a dei clienti, si chiamava ancora software libero, perché come termine nasce nel ’98. Ho visto quasi l’intero spettro della vita di questo tipo di approccio alla produzione di software, inteso come collaborazione con altri“, racconta.

Quindi aggiunge: “I cambiamenti sono stati radicali. Siamo passati dalla Microsoft che lo definiva un cancro, alla Microsoft che – a torto o ragione – è considerata una dei principali contributori di progetti open. Quindi l’evoluzione dell’utilizzo e la produzione e la condivisione di software open, oggi, è considerata se non l’unico, il principale modello di sviluppo. In passato, invece, era una cosa di nicchia, solo per geek ed esperti“.

Norme, responsabilità, sicurezza

Il futuro, però, non è fatto solo di condivisione, ma anche di responsabilità e garanzie di sicurezza: “Considerato che in generale le tecnologie software dovranno conformarsi a delle normative internazionali e garantire il consumatore finale sul fatto che qualcuno risponda del buon funzionamento – sottolinea Roberto Galoppini – questo rende più complesso la scelta dei componenti da utilizzare per le proprie soluzioni, perché prima non si rispondeva delle proprie scelte, mentre il futuro richiede consapevolezza“.

Partendo da questa premessa, “Non è un caso se le aziende hanno istituito quello che si chiama open source program office, che si occupa di come fare procurement di queste soluzioni libere”.

Come costruire una carriera nell’open source

Il mondo dell’open source si evolve, offrendo opportunità sempre nuove. Cosa si può fare, per approfittare di queste opportunità? Galoppini distingue tra singoli individui e aziende: “Per i singoli è semplice: l’individuo può unirsi a progetti che già esistono, senza creare ex novo. Non è impossibile creare qualcosa, ma richiede più competenze e capacità di innovare. L’individuo può aderire ed emergere facilmente”, anche grazie a piattaforme che fungono da vetrina.

Per le aziende, invece, è un po’ più complesso, “perché sono scelte che riguardano chiaramente il modello di business, il modo in cui ci si rapporta ad altri, compresi i propri competitor”.

“Fare sistema” con l’open: cooperazione e concorrenza

L’intervista si conclude collegandosi al tema dell’edizione 2025 del Premio Innovazione Sicilia: la sfida di fare sistema. “Fare sistema è qualcosa di connaturato al funzionamento dell’open, nel senso che tipicamente quello che ci si aspetta è che soggetti diversi, aziende o individui, contribuiscano a uno stesso programma per migliorarlo”

In teoria, il modello aperto favorisce la collaborazione tra attori diversi, che condividono una base comune di codice e competenze per crescere più velocemente, ma “Ciò non significa che sia così per qualunque tipo di programma”, avverte Galoppini. “In altre parole, se un’azienda crea qualcosa di veramente innovativo, parliamo di disruptive innovation, andare a condividerlo con terzi, tra cui anche i propri competitor, è una scelta difficile. È il punto di equilibrio tra innovazione disruptive, apertura del codice e protezione del vantaggio competitivo.

La sfida di “fare sistema” con l’open source, significa allora trovare modelli di condivisione che permettano a imprese, sviluppatori e istituzioni di crescere insieme, mantenendo però sostenibile il proprio posizionamento sul mercato.

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