L’agrifood, una filiera in crescita per la Sicilia. Ma mancano ancora dei tasselli
News - 13/06/2025
di Antonio Giordano
La filiera Agrifood in Sicilia è pesante, ovvero esprime una impronta importante per tutta l’economia dell’Isola. Ma mancano ancora alcuni tasselli per spiccare il volo a partire dalla trasformazione. L’analisi è realizzata da Prometeia in uno studio presentato a Ragusa, durante il Forum delle Economie di UniCredit: la filiera allargata dell’agrifood (che comprende non solo la produzione agricola e alimentare, ma anche la distribuzione e il settore Ho.Re.Ca.) rappresenta quasi il 40% dell’economia dell’isola.
Un valore impressionante, soprattutto se paragonato alla media italiana, che si attesta a poco più del 27%. Infatti, con oltre 186 mila imprese coinvolte, l’agrifood siciliano si configura come un vero e proprio pilastro produttivo e culturale. La forza di questa filiera non è solo nei numeri, ma anche nella capacità di mantenere e valorizzare l’identità territoriale: il “Made in Sicily” è sinonimo di qualità, tradizione e gusto, ma anche di innovazione e sostenibilità. “La filiera agrifood contribuisce in modo significativo all’identità e alla riconoscibilità del Made in Sicily nel mondo” ha dichiarato Salvatore Malandrino, Regional Manager Sicilia di UniCredit. “In considerazione di questo, e guardando alle peculiarità del settore, UniCredit è fortemente impegnata a supportare queste realtà oltre che dal punto di vista finanziario attraverso un modello di servizio e un’offerta pensati ad hoc per le specificità del business, nonché si fa promotore di iniziative, come il Forum delle Economie UniCredit e il B2B organizzato a Ragusa, dedicate a potenziarne la competitività e le opportunità di business sui mercati nazionali e internazionali”.
Produzione ok, ma la trasformazione ancora non c’è (o quasi)
Limitando l’analisi alla sola parte produttiva (agricoltura, silvicoltura, pesca, trasformazione dei prodotti alimentari e industria delle bevande), la Sicilia realizza un fatturato annuo di 10,6 miliardi di euro, pari al 4,1% della produzione nazionale. A produrlo sono più di 144 mila imprese, che rappresentano il 12,7% del totale italiano. Tuttavia, si tratta in gran parte di micro e piccole imprese, con dimensioni medie molto inferiori alla media nazionale: appena 0,8 milioni di euro di fatturato per le aziende alimentari e 2,4 milioni per quelle del settore bevande, contro una media nazionale di 3,4 e 6,8 milioni rispettivamente. La debolezza della Sicilia risiede dunque nella fase di trasformazione industriale, che rimane sottodimensionata rispetto alle potenzialità offerte dalla ricchezza agricola. Un dato eloquente riguarda il peso delle fasi industriali all’interno della filiera: in Sicilia esse rappresentano solo il 16,7% dei ricavi complessivi, contro una media del 26,2% in Italia.
Eccellenze riconosciute, ma poco valorizzate
Il comparto primario siciliano vanta quasi il 7% del fatturato nazionale ed è primo per volume nelle coltivazioni. Sul territorio sono riconosciute 36 Indicazioni Geografiche Protette (IGP) e oltre 100 certificazioni di tipo agricolo e territoriale. Queste certificazioni garantiscono una riconoscibilità che permette ai produttori di posizionarsi su fasce di prezzo più elevate, contribuendo a sostenere il valore aggiunto. Tuttavia, i margini restano ancora inferiori rispetto a quelli di altre regioni italiane.
Turismo e sostenibilità: leve di sviluppo
Una delle opportunità più promettenti per il settore agroalimentare siciliano è rappresentata dal turismo, in costante crescita anche grazie alla presenza crescente di visitatori stranieri. Le aziende agricole potrebbero rafforzare gli investimenti in questo canale per diversificare le fonti di reddito. Antonino Belcuore, Commissario Straordinario della Camera di Commercio del Sud Est Sicilia, ha evidenziato il ruolo strategico della tecnologia e della sostenibilità: “Il Forum AgriFood rappresenta un’opportunità cruciale per il settore agroalimentare della Sicilia anche al fine di affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico e dall’evoluzione tecnologica”, ha dichiarato. “Ritengo che l’evento possa essere un punto di riferimento per fornire alle aziende strumenti concreti per innovare i propri processi produttivi, anche attraverso l’integrazione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, che permettono di ottimizzare l’uso di fertilizzanti, migliorare il benessere animale e ridurre l’impatto ambientale”. Nonostante le favorevoli condizioni ambientali, gli investimenti nelle fonti di energia rinnovabile da parte delle imprese siciliane sono ancora limitati.
Export: il nodo irrisolto
Uno dei principali limiti strutturali del sistema siciliano è la difficoltà di accedere ai mercati esteri. L’export della filiera agrifood si ferma infatti al 15% della produzione, contro una media nazionale molto più alta. Questo è in parte dovuto alla prevalenza di prodotti agricoli freschi, che hanno una minore esportabilità, e alla mancanza di un sistema industriale e distributivo in grado di sostenere il commercio internazionale. L’industria alimentare e delle bevande siciliana ha però mostrato segnali di dinamismo, raddoppiando i fatturati in Nord America negli ultimi cinque anni. Tuttavia, resta esposta a rischi geopolitici, data la concentrazione di vendite in aree soggette a barriere tariffarie. A livello nazionale, l’industria alimentare e delle bevande contribuisce per l’84% all’export del comparto agrifood, contro appena il 59% della Sicilia.
Clima e ricambio generazionale
Nei prossimi anni, il settore dovrà affrontare un ricambio generazionale profondo, soprattutto nel comparto primario, oggi dominato da aziende a conduzione familiare. L’introduzione di giovani imprenditori, digitalizzazione, nuove tecnologie e gestione sostenibile delle risorse saranno elementi chiave per il futuro. La questione climatica è particolarmente critica: negli ultimi dieci anni la Sicilia è stata la seconda regione italiana più colpita da eventi climatici estremi. La difesa del territorio diventa quindi una priorità per garantire la continuità delle produzioni.
Il Forum delle Economie: un punto di svolta
Il Forum ha rappresentato un’occasione di confronto e stimolo per le imprese siciliane. Il pomeriggio è stato dedicato a un evento B2B in cui circa quaranta imprenditori siciliani dell’agrifood hanno incontrato sei buyers provenienti da Belgio, Danimarca, Francia e Romania. È stata una concreta opportunità per aprire nuove relazioni commerciali.
Sebastiano Battiato, Presidente CNA Sicilia, ha sottolineato: “Come CNA Sicilia, crediamo fortemente nel potenziale del settore agroalimentare, che unisce tradizione, innovazione e sostenibilità, ed è un pilastro dell’economia regionale”. “Questo evento non solo offre una vetrina internazionale alle nostre aziende, ma è anche un’occasione per confrontarsi su sfide cruciali come la transizione ecologica, l’accesso al credito e l’internazionalizzazione. Sosteniamo con convinzione iniziative come questa, che mettono al centro il Made in Sicily di qualità e il ruolo delle PMI nel rilancio del Paese”. Foto: Freepik.
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