Ecco come (e perché) l’AI-boarding sta rivoluzionando l’onboarding aziendale
News - 26/03/2025
di Redazione Innovation Island
L’impatto dell’intelligenza artificiale è sempre più evidente in molti ambiti, incluse quello del mondo del lavoro. In particolare, è in atto la trasformazione del modo in cui le aziende accolgono i nuovi dipendenti, attraverso il cosiddetto “AI-boarding“, cioè l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale per i processi di onboarding. Secondo Business Research Company – riporta un approfondimento su La Repubblica a firma di Roberto Zarriello – il mercato mondiale delle piattaforme di onboarding supererà i 4 miliardi di euro entro il 2029. Si stima una crescita del 146%, rispetto ai dati attuali.
“L’AI è come il pedale dell’acceleratore di una macchina da corsa: se utilizzata con la giusta intensità, può rendere ogni fase operativa più immediata ed efficace”, commenta Ernesto Di Iorio, CEO della tech company QuestIT. L’impiego delle tecnologie più evolute ha l’obiettivo di ottimizzare i processi di inserimento, migliorando l’esperienza dei nuovi assunti e implementando la produttività. Questo stato dell’arte, però, va analizzato con la dovuta cautela, come sottolineano gli esperti.
“L’implementazione dell’AI nell’onboarding deve essere bilanciata con considerazioni di governance e impatti etici”, spiega Luana Lo Piccolo, AI Governance & Legal Strategist. A monte di un impiego sempre più diffuso dell’AI nei processi di onboarding, c’è anche l’insoddisfazione sempre più diffusa tra i lavoratori. Nel Regno Unito, secondo HR Magazine, oltre il 54% dei dipendenti si dichiara insoddisfatto della propria esperienza di onboarding: un dato confermato anche da altre indagini, dalle quali emerge che l’esperienza di orientamento e formazione è spesso inadeguata.
È in questo contesto che entra in gioco l’intelligenza artificiale, con assistenti virtuali, chatbot e piattaforme intelligenti in grado di fornire supporto. Entrando in dettaglio, tra i vari impieghi ci sono il “Welcoming Colleague”, cioè assistenti che inviano messaggi di benvenuto personalizzati, o il “Document Hunter” ovvero piattaforme che raccolgono e condividono automaticamente documenti essenziali per l’inserimento.
Come spesso accade di fronte agli impieghi dell’intelligenza artificiale, anche nel caso dell’AI-boarding non mancano le questioni etiche e di governance: “L’AI non è una panacea – è il monito di Lo Piccolo – e la sua introduzione nei processi di onboarding deve essere accompagnata da framework responsabili, che garantiscano trasparenza, equità e valore aggiunto per i dipendenti”. Anche in questo caso, dunque, la chiave sta nel trovare un giusto equilibrio tra attività umana e automazione. Immagine di freepik.