L‘intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo delle imprese, affermandosi come una presenza stabile nei loro business. L’Italia è tra i primi tre Paesi europei ad aver adottato l’AI nelle aziende, preceduta soltanto da Spagna e Svizzera.
È quanto emerge dalla prima edizione dello studio “EY Italy AI Barometer”, realizzato da EY, che ha coinvolto oltre 4.700 manager di 9 Paesi europei, tra cui 528 professionisti di imprese italiane in diversi settori, indagando aspettative e sfide future nei prossimi 12 mesi, nonché l’utilizzo attuale che viene fatto dell’intelligenza artificiale nel business.
Lo studio evidenzia un sostanziale ottimismo verso queste tecnologie. Il dato è molto interessante, soprattutto perché si inserisce in un panorama globale che vede emergere anche nuove problematiche con cui confrontarsi, come la “shadow AI“, cioè un uso non autorizzato o ad hoc dell’AI generativa all’interno di un’organizzazione al di fuori della governance IT. In una valutazione di rischi e benefici, nel quadro italiano sono i benefici a ricevere maggiore considerazione, con le aziende che non si lasciano fermare dalle criticità.
Oltre tre quarti dei rispondenti italiani (77%) afferma di avere un’esperienza diretta con la nuova tecnologia. La maggior parte di loro utilizza l’AI prevalentemente nella vita privata (43%), o nel contesto lavorativo (12%), mentre il 20% la impiega in entrambi gli ambiti. Le risposte confermano una diffusa e positiva apertura nei confronti dell’innovazione.
“Investire oggi nell’intelligenza artificiale – afferma Giuseppe Santonato, AI leader di EY Emeia e AI transformation leader di EY Italia – permette alle aziende di posizionarsi come leader in un contesto di mercato in costante evoluzione e sempre più competitivo. Un’azienda su tre, infatti, si prepara a investire sulle sue potenzialità per il prossimo anno e i settori che prevediamo saranno al fronte di questo movimento includono i servizi finanziari, il settore immobiliare e il retail e consumer products”.
“Spesso ci dimentichiamo che l’AI non è solo tecnologia, ma la capacità di far parlare tante cose diverse, informazioni da una parte, esigenze di business dall’altra. Penso che noi italiani siamo bravi in questo: inventare, costruire, tirare fuori il meglio da determinate situazioni complesse”, aggiunge Santonato.
L’analisi evidenzia come l’Italia sia avanti nell’implementazione dell’AI nei contesti lavorativi rispetto alla media europea (19%), con quasi un quarto dei rispondenti (24%) che afferma che l’AI sta già influenzando il loro lavoro e il 46% che prevede invece un incremento nei prossimi tre anni dell’impatto delle applicazioni AI nel business. Inoltre, il 24% dei rispondenti ritiene che l’intelligenza artificiale possa sostituire parti delle mansioni su larga scala e il 76% si aspetta che questa porti a una riduzione del numero di dipendenti man mano che il suo utilizzo si consolida.
A fronte di questi dati, si pone la criticità principale di tutto l’ecosistema, cioè la mancanza di infrastrutture di trasferimento delle informazioni. “Il Pnrr, così come Industria 4.0 e Transizione 5.0, possono aiutare. Sulla digitalizzazione a tutto tondo, l’Italia è il primo Paese per fondi erogati dall’Europa, seguita dalla Spagna e in quarta o quinta posizione dal Portogallo”, riferisce Santonato.
Il tema della formazione, inoltre, si conferma cruciale in questo campo e si evidenzia come le imprese possano fare di più per sostenere i propri lavoratori nell’implementazione dell’AI, adottando un ruolo attivo nella formazione e nell’aggiornamento professionale delle proprie persone: il 37% dei rispondenti, infatti, pensa che la propria azienda dovrebbe fornire maggiore formazione e il 32% ritiene di non avere abbastanza aiuto in questo senso.
Le trasformazioni derivanti dalle nuove tecnologie che stanno pervadendo sempre più il business delle imprese non vengono viste in modo negativo dalla maggior parte dei rispondenti: il 52% di questi, infatti, ritiene che la propria azienda abbia sufficienti conoscenze per implementare l’AI nel modo corretto. Guardando ai settori, questo trend si evidenzia in particolare nel settore energetico, dei servizi finanziari e nei media e telecomunicazioni. Al contrario, il 67% dei rispondenti appartenenti al settore pubblico pensa di non avere abbastanza conoscenze.
Nonostante le numerose sfide, i benefici dell’adozione dell’AI sono già evidenti, soprattutto in termini di risparmi sui costi: in Italia, più della metà dei manager (58%) afferma che l’uso dell’AI ha permesso loro di risparmiare sui costi, aumentare i profitti o entrambi. Il 16%, al contrario, non ha riscontrato risparmi. Queste tecnologie in Italia impattano maggiormente il 69% di coloro che hanno ruoli manageriali, a differenza di chi ha un ruolo non manageriale (49%).
Attualmente, secondo i rispondenti, in Italia l’intelligenza artificiale viene implementata all’interno delle aziende soprattutto per quanto riguarda le funzioni di marketing, cybersecurity e protezione dei dati e assistenza ai dipendenti. Immagine di freepik.