Robot, gemelli digitali e diagnosi precoci: così il CNR trasforma la ricerca in cura
News - 10/11/2025
di Luisa Cassarà
Robotica, realtà aumentata e gemelli digitali: la ricerca del CNR IRIB apre nuove frontiere nella medicina di precisione, unendo scienza, tecnologia e umanità.
Quando la tecnologia diventa alleata della cura
Tra robot, visori e digital twins, la ricerca non resta confinata nei laboratori, ma si traduce in strumenti di cura e di conoscenza. Ne abbiamo conferma durante l’intervista a Rossella Lucà, Primo Ricercatore del CNR: le sue parole raccontano una scienza che ascolta le persone, si confronta con le necessità dei pazienti e sperimenta strumenti concreti per migliorare diagnosi, terapie e qualità della vita.
Robotica e autismo: un dialogo che nasce dal silenzio
“Una buona parte delle ricerche che si applicano alla vita quotidiana nasce proprio nei nostri laboratori”, conferma Lucà, prima di citare il robottino NAU, un piccolo umanoide capace di interagire con bambini affetti da autismo. Dietro l’apparente semplicità del gesto si nasconde una rivoluzione terapeutica: la tecnologia diventa ponte, favorisce l’empatia e apre nuovi canali di comunicazione per chi spesso fatica a esprimersi nel mondo reale. La robotica, in questo caso, non sostituisce l’uomo ma lo amplifica, offrendo ai terapeuti uno strumento di supporto potente e flessibile.
Realtà aumentata contro l’anoressia
Il CNR IRIB lavora anche sul fronte dei disturbi alimentari, con un progetto che applica la realtà aumentata alla cura dell’anoressia. “Abbiamo iniziato a usare i visori nell’ambito della biomedicina”, racconta Lucà. “Le pazienti, indossandoli, percepiscono il loro corpo in modo realistico. Insieme al lavoro delle psicologhe, questo aiuta a migliorare la terapia”.
La tecnologia immersiva si trasforma così in uno strumento terapeutico che interviene sulla percezione distorta dell’immagine corporea, offrendo un’esperienza emotiva e cognitiva più vicina alla realtà.
È una delle applicazioni più promettenti della neurotecnologia, dove la mente e il corpo tornano a dialogare grazie ai nuovi strumenti digitali.
Diagnosi precoce e medicina di precisione
Dalla riabilitazione si passa all’oncologia, con un altro progetto d’avanguardia: “Abbiamo sviluppato un kit per la diagnosi precoce dei tumori del tratto urinario”, il cui obiettivo è intercettare la malattia in fase iniziale e orientare le terapie in modo più mirato, spiega Lucà.
Ma la vera frontiera è quella dei gemelli digitali, modelli virtuali del paziente capaci di simulare l’evoluzione della malattia e di testare farmaci personalizzati: “Stiamo creando i nostri Digital Twins” racconta. “Sono avatar del paziente realizzati combinando dati radiologici e genetici, e riprodotti su microchip”.
Con questi sistemi, aggiunge, “possiamo trattare il gemello digitale con un farmaco specifico, capire come reagisce e applicare la terapia giusta al paziente reale”. È la medicina di precisione che prende forma: ogni individuo è unico, e la terapia diventa un percorso su misura, costruito sui suoi dati biologici e genetici.
Scienza multidisciplinare e impatto sociale
Dietro ogni progetto c’è un intreccio di competenze. “Il CNR si occupa di biomedicina, ma anche di ingegneria, scienze umane e fisica” spiega Lucà. Nei laboratori dell’IRIB lavorano biologi, ingegneri, fisici, psicologi e comunicatori. Un mosaico di saperi che dà vita a soluzioni complesse e innovative.
“Spesso si immagina il ricercatore come un topo di laboratorio” osserva. “Invece noi siamo qui per mostrare quanto la nostra ricerca sia applicata alla realtà di tutti i giorni”. La multidisciplinarità è la chiave per unire rigore scientifico e impatto sociale, trasformando la conoscenza in strumenti concreti di benessere.
La sfida della divulgazione
Partendo da queste considerazioni, Lucà riconosce anche la necessità di una scienza più aperta e partecipata. “Dobbiamo fare più divulgazione, e stiamo imparando a farlo grazie ai colleghi del Dipartimento di Scienze Umane” afferma. È un tema cruciale: la fiducia nella scienza nasce dalla trasparenza e dalla capacità di comunicare in modo chiaro. Portare la ricerca fuori dai laboratori significa anche costruire cultura scientifica, alimentare curiosità e consapevolezza.
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