Data center sempre più diffusi: volano i consumi ma lontano dalla produzione di rinnovabili

Data center sempre più diffusi in Italia con richieste di energia in crescita in maniera esponenziale. E’ uno dei dati che emergono dal nuovo piano di sviluppo di Terna presentato a Roma che confermano come la diffusione dei prelievi di energia di queste strutture è aumentata dai 24 volte rispetto al 2021 arrivando a toccare i 30 GW a Dicembre 2024 mentre a Febbraio 2025 si sfiorano già i 40 GW (39,6 GW).  Per ridurre l’impatto ambientale si potrebbe pensare di incentivarne la creazione nel Sud Italia dove maggiore è la diffusione delle rinnovabili mentre, ad oggi, la regione dove ne nascono di più è la Lombardia.

Consumi alle stelle

I data center sono delle strutture altamente energivore e consumano circa 200 terawattora (TWh) all’anno. Secondo le previsioni degli analisti e si prevede che il loro consumo di elettricità aumenterà di circa quindici volte entro il 2030, fino a raggiungere l’8% della domanda complessiva di elettricità. Per fare un confronto, si tratta di un consumo energetico maggiore di quello nazionale di alcuni Paesi e dell’1% della domanda globale di elettricità. Si tratta di un settore dei data center contribuisce per circa lo 0,3% alle emissioni complessive di carbonio, e l’ecosistema delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (ICT) che fa affidamento su di loro rappresenta oltre il 2% delle emissioni globali, secondo la rivista Nature. Numeri che sono confermati in un passaggio della nota diffusa da Terna a commento dei numeri del piano di sviluppo si legge come “nell’ultimo biennio si è registrata una crescita delle richieste anche per gli utenti di consumo, che prelevano direttamente energia dalla rete di trasmissione nazionale e includono, ad esempio, impianti ad alto consumo energetico. Le richieste di connessione per questi utenti possono riguardare sia l’adeguamento di impianti già operativi sia la connessione di nuovi impianti alla rete. Tale tendenza è attribuibile per larga parte ai Centri di Elaborazione (Data Center): al 31 dicembre 2024 le richieste erano pari a circa 30 GW, dato annuale 24 volte superiore rispetto a quello del 2021”. “Tali richieste sono principalmente localizzate nel Nord Italia, soprattutto in Lombardia”, continua la nota, “attualmente, la potenza media standard associata ai Data Center supera i 100 MW, anche a seguito dello sviluppo del cloud computing e, negli ultimi due anni, delle applicazioni dedicate all’Intelligenza Artificiale”. Un dato in continua crescita, tanto che al 28 febbraio del 2025 le richieste di connessione di Data Center erano pari a 39,62 GW, ovvero cresciute di quasi un terzo in due soli mesi. 

La diffusione delle rinnovabili

Per ridurre l’impatto di queste strutture, dunque, sarebbe necessario crearle nei luoghi dove maggiore è la produzione di energia rinnovabile come la Sicilia o il Sud Italia, creando una opportunità di sviluppo collegata alle energie stesse. Sempre secondo i dati di Terna, al 31 dicembre 2024, risultano 348 GW di richieste di connessione per impianti rinnovabili (di cui 152 GW di solare, 110 GW di eolico on-shore e 86 GW di eolico off-shore) e 277 GW per sistemi di accumulo. Questi numeri, “che superano ampiamente il fabbisogno nazionale individuato dal documento di descrizione degli Scenari 2024 Terna-Snam e dai target nazionali, confermano che il Paese rappresenta una significativa opzione di investimento, anche grazie a meccanismi legislativi di sostegno alla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili e ad una regolamentazione che ne incentiva lo sviluppo”. 

10 miliardi di investimenti nel prossimo biennio

Secondo un osservatorio del Politecnico di Milano sui data center tra il 2023 e il 2024 sono stati investiti nel settore in Italia 5 miliardi di euro  per la costruzione, l’approntamento e il riempimento di server IT di nuove infrastrutture data Center, mentre ulteriori 10,1 miliardi sono previsti per il biennio 2025-2026. Sullo sfondo iniziano ad emergere un numero crescente di nuove aperture previste oltre il 2026, che potranno ulteriormente alimentare il giro d’affari della filiera infrastrutturale italiana. Una parte in questa gioco potrebbe farla anche la Sicilia spostando a sud l’asse geografico del settore.

I mercati maturi e quelli emergenti

Sempre secondo l’Osservatorio milanese, in fatti, lo scenario Data Center a livello europeo si è storicamente sviluppato intorno alle città del “FLAPD” (acronimo che sta per Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino) da anni centro di gravità infrastrutturale per il continente. Ma iniziano i segnali di rallentamento: Amsterdam è soggetta a una moratoria con rigide regole che vietano l’apertura di nuove infrastrutture o i primi casi di non apertura nella città di Dublino, per un Data Center che non rispettava i vincoli di utilizzo delle energie rinnovabili per la propria alimentazione. L’interesse degli investitori si è quindi sempre più spostato verso mercati emergenti, tra cui l’Italia, la Spagna, la Polonia e i Paesi del Nord, come la Svezia e la Norvegia, appetibili soprattutto per le temperature di funzionamento delle infrastrutture. In particolare, l’Italia presenta punti di forza rilevanti, tra cui il suo ruolo di quarta economia europea per PIL, il florido tessuto economico locale e la sua posizione strategica nel Mediterraneo, ma risente ancora di alcune difficoltà legate alla componente energetica.