Delisting: un fenomeno in crescita tra le aziende italiane

Negli ultimi anni, sempre più aziende italiane quotate in Borsa hanno deciso di percorrere la strada del delisting, ossia la scelta di ritirarsi dal mercato azionario pubblico per tornare a essere entità private.

Questo fenomeno rappresenta un’inversione di tendenza rispetto alla scelta iniziale di quotarsi, una decisione che tradizionalmente era considerata fondamentale per la crescita e l’espansione aziendale.

Il delisting può essere motivato da diversi fattori. Alcuni casi vedono l’acquisizione della società da parte di un gruppo già quotato, il quale opta per ritirare dal mercato la nuova acquisizione per ragioni strategiche e finanziarie.

In altri casi, invece, il peso degli adempimenti legati alla quotazione e i relativi costi diventano insostenibili per l’azienda, rendendo più vantaggioso un ritorno alla natura privata.

In alcuni scenari, la flessibilità ottenuta dal ritiro dalla Borsa può consentire alle aziende di adattarsi più rapidamente ai cambiamenti del mercato e attuare piani di crescita senza l’obbligo di una trasparenza costante verso gli investitori pubblici.

Perché quotarsi in Borsa

L’ingresso in Borsa rappresenta un passaggio significativo per un’azienda, che decide di aprirsi al pubblico inserendosi nel listino azionario.

In genere, la scelta di quotarsi dovrebbe essere associata a obiettivi di espansione delle dimensioni aziendali e di accesso a nuovi mercati, obiettivi che possono essere supportati efficacemente da un aumento di capitale attraverso un’offerta pubblica di sottoscrizione (Ops).

Al contrario, un’offerta pubblica di vendita (Opv), dove i vecchi azionisti vendono le proprie quote, è solitamente meno apprezzata dal mercato, poiché in questo caso l’operazione non comporta un afflusso di liquidità nelle casse dell’azienda.

Alternative al delisting: il ruolo del private equity

Un’alternativa al delisting che sta guadagnando popolarità tra le aziende è l’ingresso di fondi di private equity nel capitale. Questo approccio consente alle aziende di rimanere sul mercato, ma con un azionista di riferimento che apporta capitali freschi e competenze manageriali, senza dover sostenere gli oneri della quotazione in Borsa.

Il private equity rappresenta un’opzione particolarmente interessante per quelle aziende che desiderano mantenere una crescita sostenibile e continuare ad operare secondo logiche di mercato, ma in un contesto più privato.

I fondi di private equity possono entrare sia come soci di maggioranza che di minoranza, offrendo supporto finanziario e strategico per migliorare le performance aziendali e potenziare la crescita.

Inoltre, molte imprese scelgono un percorso “dual track“, esplorando simultaneamente sia la possibilità di una quotazione sia quella di un accordo con un fondo di private equity, per poi decidere quale strada intraprendere in base alle condizioni offerte dal mercato.

Delisting e private equity: convergenze e divergenze

Le dinamiche di delisting e quelle legate all’ingresso di fondi di private equity sono strettamente connesse.

Entrambi i processi implicano un’uscita dal mercato azionario o una riduzione della partecipazione pubblica, con l’obiettivo di raggiungere una maggiore flessibilità gestionale e operativa. Tuttavia, esistono differenze sostanziali nelle modalità e negli effetti.

La quotazione in Borsa è spesso vista come una tappa fondamentale per l’espansione dell’azienda, offrendo accesso a capitali significativi e migliorando la visibilità e la reputazione aziendale. Tuttavia, può anche comportare costi elevati e obblighi di trasparenza che non tutte le aziende sono disposte a sostenere a lungo termine.

Al contrario, il private equity offre un’opportunità per le aziende di beneficiare di finanziamenti e competenze gestionali senza le stesse esigenze di trasparenza pubblica.

Questa convergenza tra le due alternative ha reso il panorama finanziario sempre più dinamico, con un numero crescente di aziende che valuta l’opzione di ritirarsi dal mercato azionario per esplorare percorsi alternativi di finanziamento e crescita.

Il fenomeno del delisting è destinato a continuare, influenzato da fattori come l’evoluzione delle condizioni di mercato, la regolamentazione e le politiche fiscali.

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