Eolico off shore, in Sicilia è falsa partenza

In tanti scommettono sull’eolico off shore come una possibilità di sviluppo della Sicilia per le ricadute che l’assemblaggio e il posizionamento delle pale può avere nell’Isola ma è fondamentale anche per l’approvvigionamento energetico della nazionale. La realtà, però, è che siamo in ritardo sulla tabella di marcia. Escludendo i tempi degli iter autorizzativi, ancora non si è pronti con la logistica ed esiste anche un problema di tipo politico.  

Parola dell’amministratore delegato di Msc Sicilia, William Munzone partecipando ai lavori dell’Action Tank “Strategie e politiche per una Sicilia al centro del Mediterraneo” organizzato da European House – Ambrosetti.  

Pianificazione, coraggio e armonia

Servono “pianificazione, coraggio e armonia”, ha spiegato Munzone nel corso di una delle tavole rotonde perchè il sistema logistico siciliano è ancora molto frammentato senza possibilità di fare “massa critica”. Dal punto di vista logistico con il porto Hub della Sicilia che sarebbe quello di Augusta che è stretto tra “Malta, Gioia Tauro e il Pireo, ed abbiamo perso il treno per la creazione di un transhipment hub”. “Solo ultimamente è stato deciso di trasferire lì tutto le attività commerciali da Catania, dopo venti anni. Ed è un momento storico”, ha aggiunto.

“Siamo in ritardo, manca quadro normativo”

Quindi, in tema di rinnovabili e di eolico off shore il manager ha sottolineato come una delle maggiori opportunità riguarda il settore della logistica e della cantieristica dell’interna Sicilia. “Ma ci sono due criticità importanti: l’aspetto portuale dove ci servono grandi spazi e unico porto deputato è quello di Augusta”, ha aggiunto, e poi “c’è il tema della produzione dei floater sui quali posizionare i pali che praticamente sono delle piccole imbarcazioni. E quindi l’aspetto della cantieristica navale”, ha spiegato. Altri paesi del Mediterraneo già sono più avanti rispetto all’Italia;  un esempio è la Spagna “dove hanno istituito una commissione off shore ad hoc con 150 milioni di euro a disposizione per la progettazione”. In Italia invece, ha notato ancora esiste un problema di tipo autorizzativo con “il decreto fer due non è ancora uscito e gli spazi idonei non sono determinati dal governo”. Ma c’è anche un nodo logistico: “se vogliamo parlare di eolico off shore servono delle gru da 6 mila, 7 mila tonnellate e sono poche al mondo. Con un ready to go fissato al 2027, siamo in ritardo”. “Non c’è ancora un quadro normativo chiaro e una volontà determinata del governo”, ha concluso.

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