La rivoluzione sostenibile di Ferla, prima Comunità Energetica Rinnovabile della Sicilia

La rivoluzione della sostenibilità parte dal borgo siciliano di Ferla. Questo Comune della provincia di Siracusa è da anni un vero e proprio laboratorio permanente di economia circolare, partecipazione e rigenerazione urbana.

Dal 2013 fa parte dell’Associazione Rifiuti Zero, dal 2016 dell’Associazione Nazionale Comuni Virtuosi e, partendo dalla realizzazione delle prime due “case del compost” del Sud Italia e della “casa dell’acqua“, è arrivato a creare un parco pubblico fotovoltaico sugli immobili comunali. Dal 2021 ha dato vita alla prima CER – Comunità Energetica Rinnovabile della Sicilia, con un progetto in continua evoluzione, che ha candidato al Premio Innovazione Sicilia 2024.

Ne abbiamo parlato con il sindaco, Michelangelo Giansiracusa. Il Comune ha dato vita tre anni fa ad un’attività, in collaborazione con l’Università di Catania, Dipartimento di Giurisprudenza e con il progetto Trepesl, che ha generato la nascita della Comunità Energetica Rinnovabile (CER) “CommOn Light: mettiamo insieme le nostre energie”, ovvero un insieme di persone che condividono energia rinnovabile e pulita, in uno scambio tra pari.

L’impianto fotovoltaico da 20 kW installato sulla copertura della sede del Municipio di via Gramsci costituisce il primo nucleo. Insieme al Comune altri quattro soggetti, due privati cittadini e due attività commerciali, hanno costituito l’associazione con la firma dello statuto, dell’atto costitutivo e di un regolamento interno. La comunità energetica di Ferla CommOn Light è attiva dal 28 febbraio 2022 ed è stata tra le prime ed essere riconosciute dal GSE, Gestore dei Servizi Energetici.

“Abbiamo affrontato la sostenibilità partendo da un dato economico, della gestione dei servizi – spiega il sindaco Giansiracusa -. La gestione di acqua, energia e rifiuti, per il bilancio per un Comune come il nostro è fondamentale ai fini delle risorse da destinare. Abbiamo compreso che tutto questo ha un senso quando viene messo a sistema, dando vita a tanti progetti e già nel 2013 avevamo immaginato il futuro di Ferla”.

Quindi ha aggiunto: “Siamo stati pionieri: partendo dalla necessità legata al bilancio e dai dati, abbiamo rivisto diversi servizi e attività, provando a innovare l’azione locale organizzativa nei vari asset. Questo ha prodotto economia e ci ha consentito di liberare risorse“. Le azioni messe in campo hanno incontrato anche una certa resistenza, dalla burocrazia e anche da parte della cittadinanza.

“Alcune di queste azioni, quando le abbiamo concepite, non erano normate”, sottolinea in tal senso il primo cittadino di Ferla. Che aggiunge: “La resistenza è stata duplice. Ancora in parte c’è nella comunità, che però inizia a fidarsi, anche in ragione dei benefici. E c’è da parte della burocrazia, che spesso dice proprio di no. La vecchia guardia della pubblica amministrazione è stata sempre contraria a determinati processi di innovazione“.

Come fare, dunque, per promuovere azioni virtuose? Secondo Michelangelo Giansiracusa, “Da un punto di vista burocratico, la politica deve normare questi processi, ma c’è bisogno di una burocrazia aperta. Le azioni di una realtà piccola come Ferla possono orientare il macro, e possono ispirare a livello regolatorio. Il piccolo, però, non può farcela senza portatori di interesse che traducano queste azioni in regole da trasferire ai decisori regionali e nazionali”.

E, ancora: “Anche a livello di cittadinanza attiva e comunità, non basta sensibilizzare a livello comunicativo. Ancora non si comprende che alcune azioni di sostenibilità impattano anche a livello di convenienza”.

La rivoluzione sostenibile di Ferla prosegue con le azioni in corso e con altre da realizzare: “Abbiamo vari progetti in corso, ad esempio la rigenerazione urbana con il recupero delle acque reflue. In una zona artigianale dismessa vorremmo creare un hub della sostenibilità, dare ai nostri progetti una sede fisica per ospitare ricercatori, studenti e chi possa generare nuove progettualità. Abbiamo un progetto pronto che ancora non è stato finanziato, ma non ci rassegnato. Pensiamo a Ferla come capitale della sostenibilità e della ricerca“.