Cercasi professionalità con competenze digitali per le imprese artigiane. La domanda esiste ma manca l’offerta e si fatica a cercare i profili richiesti. Sono i dati di un report di Confartigianato che è stato presentato a Pesaro nei giorni scorsi e che indaga l’utilizzo di soluzioni legate all’intelligenza artificiale nelle piccole imprese artigiane.
Una analisi dei primi risultati dell’indagine svolta dall’Istat per il Censimento permanente delle imprese, pubblicati in Confartigianato (2023), evidenzia che in Italia ci sono 134 mila imprese con almeno 3 addetti che nel biennio 2021-2022 hanno utilizzato soluzioni di intelligenza artificiale, pari al 13,1% e di queste sono 124.959 le micro e piccole imprese (MPI) pioniere dell’IA, pari al 93,3% del totale. In chiave settoriale, la quota di MPI imprese utilizzatrici di sistemi di IA è più elevata nel manifatturiero dove è del 14,6% pari a 26mila imprese, seguito dai servizi con 12,2%, pari a 85mila imprese e dalle costruzioni con 11,5%, pari a 14mila imprese.
Un esame di maggiore dettaglio settoriale, disponibile per il totale delle imprese con almeno 3 addetti, evidenzia che le quote più elevate, e superiori al 20%, di utilizzatori di sistemi di IA nell’ambito del terziario si osservano per assicurazioni con 51,2%, servizi finanziari con 31,1%, vigilanza e investigazione con 26,7%, produzione di software, consulenza informatica con 26,7%, trasporto aereo con 25,5%, telecomunicazioni con 22,9%, ricerca scientifica e sviluppo con 20,6% e alloggio con 20,3%, mentre nella manifattura no energy, dopo la produzione del tabacco con il 50%, seguono i prodotti farmaceutici con 31,6% e i prodotti chimici con 25,1%, gomma e materie plastiche con 23,8%, macchinari ed apparecchiature con 23,2%, computer e prodotti di elettronica con 20,9%, bevande con 20,1% e stampa e riproduzione di supporti registrati con 20,1%. La tipologia di soluzione di IA più frequente nelle micro e piccole imprese è legato a: esigenze di sicurezza informatica, inclusa la prevenzione di attacchi al proprio sistema informatico (3,9%), controllo dell’accesso a luoghi, a dati o a servizi (2,2%), manutenzione di macchinari e automezzi (2,1%), ottimizzazione dell’utilizzo di energia, del consumo di materie prime e del trattamento dei rifiuti e gestione della logistica (1,9%), automazione di processi produttivi (esclusi i robot) e applicazioni di contabilità e finanza (1,7%), automazione delle funzioni di vendita online di beni e servizi (1,4%) e applicazioni nella prevenzione, nella diagnostica e nelle cure mediche (1,0%). Le piccole e medie imprese prevedono l’entrata di quasi mezzo milione di lavoratori (449 mila persone) con competenze digitali avanzate 4.0. Ma sono di difficile reperimento.
In Sicilia servono 35.680 lavoratori con competenze avanzate ma 17.600 (49,3%) non si riesce a trovare. Mancano, infatti competenze in intelligenza artificiale, cloud computing, Industrial Internet of Things (IoT), data analytics e big data, realtà virtuale e aumentata e blockchain.
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