L’IA riplasma l’avvocatura: cresce l’uso, cambiano le abitudini, nascono nuovi interrogativi

L’intelligenza artificiale non è più una promessa lontana, ma una realtà concreta per la comunità forense, che nel giro di un anno ha registrato una crescita significativa nell’utilizzo quotidiano di strumenti basati sull’AI. A rivelarlo è la seconda edizione della ricerca congiunta tra l’Ordine degli Avvocati di Milano e Il Sole 24 Ore, presentata il 20 maggio 2025 nell’ambito di Talk to the Future, che fotografa con precisione l’impatto crescente dell’AI sulla professione legale.

Nel 2025, il 54,5% degli avvocati milanesi utilizza regolarmente sistemi di intelligenza artificiale, rispetto al 32,9% del 2024. L’aumento è ancora più marcato tra gli under 35, dove l’adozione è passata dal 41% al 74,4%. Il trend è trasversale: anche gli studi piccoli (da 1 a 3 professionisti) sono passati dal 24,9% al 44,4%, mentre nelle realtà strutturate (oltre 10 professionisti) la percentuale sale dal 43,9% al 69,8%.

Sintesi per i giovani, ricerca per i senior

Pur non emergendo profonde differenze generazionali nell’approccio generale all’AI, le modalità d’impiego cambiano in modo evidente. I giovani professionisti (under 35) si affidano all’intelligenza artificiale soprattutto per la sintesi dei testi (80%), mentre tra gli over 55 questa percentuale scende al 42%. Al contrario, la ricerca giurisprudenziale è un ambito in cui gli avvocati più esperti mostrano maggiore coinvolgimento, raggiungendo il 47% di utilizzo, contro la metà tra i più giovani.

Resta ancora limitato, ma in crescita, l’uso dell’AI per la stesura di atti giuridici, attestato tra il 10% e il 18% a seconda della fascia d’età. In generale, il 72,9% degli intervistati riconosce che l’AI ha modificato le modalità di ricerca legale e preparazione dei casi, con un picco del 79,8% tra gli over 55.

Competenze, consapevolezza e fiducia

L’80% degli avvocati intervistati riconosce che l’AI avrà un impatto economico significativo sulla professione. Tuttavia, cresce la visione ottimistica: il 61,8% valuta questo impatto come positivo (nel 2024 era il 53,3%), con punte del 75,3% tra gli under 35. Parallelamente, si riduce il timore tra i piccoli studi, dove la percezione negativa cala dal 53,9% al 44%.

Anche la soddisfazione d’uso è elevata: il 90,6% degli utilizzatori dichiara di aver ottenuto benefici, principalmente nella sintesi dei testi (58,8%), nella redazione di pareri (41,3%) e nella ricerca giurisprudenziale (45,6%).

Le sfide da affrontare

Aumenta anche l’attenzione verso la sicurezza dei dati: oggi il 59,8% degli avvocati adotta misure specifiche, rispetto al 52,6% dell’anno precedente. Tuttavia, il 40% dichiara di non aver ancora implementato soluzioni adeguate, percentuale che sale al 52% tra gli studi individuali o molto piccoli.

Parallelamente, si fanno più pressanti le preoccupazioni etiche: il 79,4% teme un impatto negativo sulla qualità delle decisioni legali, l’84,1% individua rischi etici concreti, il 75,5% segnala potenziali bias algoritmici, mentre l’89,6% sottolinea la necessità di aggiornare il codice deontologico. Il timore più diffuso (77,8%) è che l’uso massivo dell’AI possa indebolire il rapporto fiduciario tra avvocato e cliente.

Contrattualistica in espansione, giustizia in ritardo

La contrattualistica si conferma il settore che trae maggiore beneficio dall’intelligenza artificiale, con un aumento di fiducia che passa dal 61,4% al 69,2%. Di contro, il contenzioso giudiziale rimane l’ambito più sensibile e a rischio, anche se il dato negativo cala dal 37,5% al 30%.

Rimane invece elevato lo scetticismo verso l’integrazione dell’AI nel sistema giustizia. Il 57% degli avvocati prevede “molti ostacoli” all’adozione di queste tecnologie nelle istituzioni giudiziarie italiane, una preoccupazione condivisa dall’88,1% del campione.

Strategie per il futuro: rete e competenze

Le priorità strategiche individuate dalla comunità forense milanese sono quattro: rafforzare i network professionali, sviluppare competenze specialistiche, favorire il confronto internazionale e investire in innovazione nella comunicazione. Come ha dichiarato Antonino La Lumia, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano:

“L’avvocatura milanese ha dimostrato di non voler restare spettatrice del cambiamento, ma di volerlo guidare. I giovani lo fanno con entusiasmo, i più esperti con senso critico. È nostro dovere garantire che l’uso dell’AI resti sempre al servizio della giustizia e delle persone e continuare a promuovere progetti di alfabetizzazione”.