Il vantaggio del Sud è quello di non avere una “industrializzazione matura” e grazie a questo potrebbe fare “un salto quantico” verso l’economia digitale. Lo dice Massimo Carnelos, capo dell’Ufficio Innovazione, start-up e spazio della Direzione Generale del Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale nel corso del suo intervento al Sud Innovation Summit di Messina. “Credo che il sud abbia un vantaggio. Il sud non ha questa zavorra di una ‘industrializzazione matura’ come chiamata nel rapporto Draghi, è un luogo dove ci hanno raccontato che industrializzazione non c’è oppure è fallita in quelle che vengono chiamate ‘cattedrali nel deserto’.
Quindi il Sud può fare un salto quantico e passare all’economia digitale. Una opportunità c’è: vuole dire volare alto e guardare in alto”, ha spiegato. In particolare, secondo Carnelos è fondamentale la proiezione internazionale delle imprese, anche delle start up. “Lavoro per la riforma del registro speciale delle start up portando il limite della scalabilità da cinque a tre anni”, ha detto, “rischiamo di avere delle aziende zombie. Questo mette degli imprenditori in una confort zone. Li rende bravissimi a sapere come sopravvive ma non hanno questa ambizione a scalare rapidamente e si fa avendo come riferimento il mercato internazionale.
L’esigenza di internazionalizzazione deve essere una caratteristica del loro dna applicata già dal giorno zero”. Perché proprio la proiezione all’internazionalizzazione è una delle caratteristiche più osservate dai fondi di investimento quando decidono su quale azienda puntare: “è quello che vanno a vedere i fondi venture, quelli più grossi quando decidono di investire nella start up. Il fondo non guarda solo alla tecnologia ma anche alla proiezione internazionale”, ha aggiunto.
Il fallimento, poi, deve essere un elemento di crescita all’interno di un percorso di start up. “Incontrando i giovani imprenditori vedo una nuova fase di talenti che si laureano. In una prima fase decidono di entrare in una azienda ma dopo alcuni anni decidono di lasciare, questo è un messaggio di ottimismo stellare per un paese come il nostro”, ha spiegato, “ Nulla va perso nel fallimento si conservano le competenze del singolo che avrà imparato dalle esperienze precedenti ed è un humus che viene concimato per il resto della comunità che lavora nel settore. E’ un arricchimento mai vederlo come un fallimento”.