“Il passato serve a comprendere ciò che c’è di nuovo”
News - 14/11/2024
di Luisa Cassarà
“Non tutto ciò che è nuovo, è buono, non tutto ciò che è vecchio è cattivo, e viceversa“. L’incontro con Sebastiano Maffettone organizzato da Innovation Island ai Giardini del Massimo di Palermo, in un perfetto equilibrio tra passato e futuro, ha creato un dialogo su argomenti apparentemente distanti, ma vicini in relazione al grande tema dell’innovazione.
Maffettone, filosofo e docente dell’Università Luiss Guido Carli, è autore insieme a Paolo Benanti del libro “Noi e la macchina“, in cui si sottolinea come l’innovazione non sia soltanto tecnologica, ma anche sociale, morale ed etica: innovazione tecnica e cambiamenti culturali vanno sempre di pari passo, e bisogna tenerne conto.
Per poter parlare di innovazione positivamente e per poterla orientare al bene comune, abbiamo bisogno di un approccio e di una prospettiva differenti. “Noi e la macchina” decide di adottare la categoria della sostenibilità digitale, ribaltando la questione e affrontandola con le categorie dell’etica. Non mette la capacità tecnica al centro dell’attenzione, bensì considera la persona come fine ultimo (τέλος) che deve orientare il progresso tecnologico.
“La filosofia deve essere sulle frontiere dell’attualità”
Partendo da queste premesse, abbiamo chiesto a Sebastiano Maffettone come si possano conciliare argomenti e mondi opposti: “Non dobbiamo credere che tutto ciò che abbiamo fatto nel passato, sia inutile per capire quello che succede di nuovo – ha sottolineato -. Cerchiamo di usare al meglio la nostra personalità e ciò che abbiamo dentro. Aver letto Orazio e Omero o aver studiato la matematica non è inutile. La prima cosa è epistemica, cognitiva, la seconda è emozionale: non tutto il buono è nuovo, non tutto il vecchio è cattivo e viceversa. Ho scritto il mio libro insieme a un ingegnere elettronico e avere due formazioni culturali diverse è molto utile per capire una cosa nuova”.
La filosofia, dunque, cosa può insegnare all’innovazione? E, viceversa, cosa può insegnare l’innovazione alla filosofia? “Certamente il digitale non è filosofia – ha risposto Maffettone – ma la filosofia serve, perché ha un impatto sulla coscienza individuale e sulla società nel suo complesso che richiede una riflessione sofisticata e fondazionale, quindi anche un po’ filosofica“.
Quindi ha aggiunto: “La filosofia deve essere sulle frontiere dell’attualità, amo una filosofia del presente, che tenga conto del passato. In filosofia il passato conta molto più che in fisica, Aristotele è ancora in mezzo a noi. Parlo tutti i giorni con computer scientist, vogliono sapere cosa stanno facendo, mentre lo stanno facendo. Ovviamente, noi che siamo filosofi sappiamo di non saperlo, quindi abbiamo questo vantaggio della ”consapevolezza dell’ignoranza” e del tentativo di usare delle categorie intellettuali, per vedere questo come si colloca nel panorama generale delle nostre idee e delle nostre conoscenze“.
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