News

L’Innovazione mancata, “Unipa liquida il Consorzio Arca, io costretto ad abbandonare i laureandi che volevo assumere”

Il rapporto con l’Università per creare posti di lavoro, il trasloco al Consorzio Arca e poi la pec che annuncia la fine delle trasmissioni. E’ la storia del complicato rapporto di Way Point con l’Università di Palermo e il Consorzio Arca. Risultato finale: posti di lavoro persi, gettati nel nulla dopo anni di accompagnamento, ricerche e sacrifici. Noi sappiamo che le università possono svolgere un compito fondamentale oltre a quello di formare, istruire i ragazzi della nostra terra: creare il famoso matching con il mondo del lavoro. Capita, però, che spesso la burocrazia si metta di traverso e i progetti di avviamento al lavoro si sfaldano. Le classiche occasioni perdute.

Ed è esattamente quello che successo nel rapporto tra l’Università di Palermo e la Way Point. Questa ricostruzione non è, in nessun modo, un atto d’accusa contro l’Università di Palermo, semmai l’invito a fare chiarezza, affinchè gli imprenditori che vengono qui a investire, a dare la possibilità ai nostri giovani di crearsi un’identità professionale, poi alla fine non si trovino con il classico pugno di mosche in mano.

Una storia declinata al digitale

Protagonista suo malgrado di questa storia è Alberto Baesso, innovation manager di Way Point. Ecco cosa fanno : “ Waypoint è un’azienda che si occupa di produrre apparecchi per illuminazione – racconta Baesso – partendo dall’idea e finendo alla commercializzazione in proprio, anche attraverso il canale digitale, quindi attraverso un portale e-commerce. C’è un percorso che ci obbliga a dover essere innovativi, cambiare metodologie produttivi, affrontare tematiche che vanno dal design, quindi progettare i prodotti in modo sostenibile, ma fare anche poi seguire tutto il processo, arrivando poi a essere anche trasparenti con il nostro, con i nostri utenti, trasferendo il concetto di sostenibilità oltre che dell’efficienza, oltre che della bellezza e dell’utilità del prodotto”.

Way Point e il rapporto con Unipa e il Consorzio Arca

Il rapporto di Way Point con l’Università di Palermo inizia nel 2019. “Noi abbiamo, diciamo così, ospitato e abbiamo coinvolto nei nostri progetti dapprima tre neolaureati di architettura. Successivamente, al primo periodo di tirocinio extra curriculare retribuito, una delle tre ragazze è stata assunta, quindi fa parte ancora oggi del nostro organico. Successivamente abbiamo iniziato con i laureandi di Ingegneria Gestionale che si sono occupati di fare una prima tesi sul sulla rendicontazione finanziaria. Poi abbiamo coinvolto altri neolaureati, inquadrandoli sempre come percorso di tirocinio extra curriculare, retribuito. Poi, da ottobre 2022 abbiamo inserito integrato nel gruppo anche un dottorando”. Quando tutto sembrava filare liscio, il rapporto si è liquefatto. Way Point, a marzo del 2022 era stata guidata a entrare nel Consorzio Arca, l’incubatore universitario per start up in Sicilia. nato nell’ormai lontano 2003 sotto forma di partenariato tra l’Università degli studi di Palermo, dove aveva la sua sede nell’edificio 16, e i consorzi universitari di Agrigento, Trapani e Caltanissetta. Alla fine dell’anno scorso, Unipa prende una decisione drammatica: la situazione finanziaria del Consorzio vira verso il negativo. Non c’è altra strada alla liquidazione.

Way Point e la cacciata dal Consorzio Arca

Baesso riceve una mail, anzi per essere precisi una pec, un messaggio di posta elettronica certificato. Way Point, così come le altre aziende presenti nel consorzio, devono sbaraccare, perché il Consorzio è avviato alla liquidazione. “Siamo stati costretti a emigrare. Nel novembre 2022 ci arriva una PEC, una comunicazione ufficiale che il consorzio è stato messo in liquidazione e quindi in virtù di una clausola contrattuale dobbiamo andare via. Non sapevo che ci fossero problematiche particolari”.

In un primo momento, sembrava che il progetto di Way Point si potesse salvare: “A chi collaborava con noi avevamo trovato una sistemazione temporanea. C’era stato assicurato che non si voleva abbandonare la nostra progettualità. Ci è anche stato detto che appena fosse stato possibile definire un qualcosa in grado di sostituire Arca, ci avrebbero avvertito tempestivamente”.

Così Baesso decide di trasferire temporaneamente i ragazzi in altro luogo. Ma è tutto inutile. “A distanza di un anno, però, non è successo nulla. Le ultime notizie del Consorzio Arca le abbiamo ricevute a febbraio. Ho dovuto liquidare tutti i ragazzi. Anche questo mi ha dato fastidio, perché soprattutto le famiglie ci hanno marchiato come azienda con una cattiva reputazione, perché abbiamo in un certo modo abbandonato i ragazzi. Un danno che reputo maggiore a quello dell’aspetto economico, del lavoro perso, degli investimenti persi. Noi siamo un’azienda veneta che ha voluto venire in Sicilia, perché crediamo che questo territorio possa offrire delle opportunità di crescita importanti. Però ci siamo trovati in questa posizione, quindi a un certo punto siamo stati costretti a chiudere tutto e liberare i ragazzi. E ad oggi è rimasto solo l’impegno per la borsa di studio di dottorato innovativo perché è triennale, quindi non vogliamo chiuderla così”.

Abbandonare Palermo ma non la Sicilia

” Abbiamo spostato le nostre le nostre sedi dei dipartimenti di ricerca nel messinese e abbiamo già attivato da qualche mese delle nuove convenzioni con l’Università di Messina. Non ci arrendiamo facilmente. Crediamo nel territorio, soprattutto nei ragazzi. Noi andiamo avanti indipendentemente da Arca. Insomma, andiamo avanti e cerchiamo di fare bene.

Piero Messina