Intelligenza Artificiale: la rivoluzione che rischia di lasciare indietro le donne

Un recente rapporto del governo britannico lancia l’allarme: l’avvento dell’Intelligenza Artificiale (IA) potrebbe avere un impatto sproporzionato sulle lavoratrici, mettendo a rischio l’occupazione di molte di loro.

Il documento, presentato dal Parlamento della Scienza e della Tecnologia del Regno Unito, rivela che il 79% delle donne lavoratrici è impiegato in settori particolarmente vulnerabili all’automazione dell’IA, come la sanità e l’istruzione, dove rispettivamente il 76% e il 67% della forza lavoro è femminile.

In assenza di una legislazione specifica sull’IA nel Regno Unito, gli esperti sollecitano il governo a investire nella riqualificazione e nell’aggiornamento delle competenze dei lavoratori, per evitare un’ulteriore accentuazione delle disuguaglianze.

Il divario di genere nell’IA: un problema strutturale

Sebbene l’emergere di nuove tecnologie possa creare nuovi posti di lavoro, il divario di genere nell’IA rischia di impedire alle donne di accedere a questi nuovi ruoli. I dati dell’Alan Turing Institute mostrano che, nonostante le donne costituiscano la metà della popolazione del Regno Unito, solo il 22% dei professionisti dell’IA e dei dati sono donne.

Inoltre, le donne tendono ad abbandonare questi settori con maggiore frequenza rispetto agli uomini, e la scarsa rappresentanza femminile nelle sale riunioni dell’IA rischia di perpetuare bias (errori sistematici nel modo in cui elaboriamo le informazioni) di genere nei dataset utilizzati per addestrare l’IA generativa.

Bias di genere nell’IA: esempi e conseguenze

Diversi prodotti di IA hanno mostrato risultati discriminatori a causa di algoritmi e dataset influenzati da bias di genere. Ad esempio, l’algoritmo di generazione di immagini di ChatGPT e SimCLR di Google tende a completare automaticamente una foto ritagliata di un uomo con un abito, ma una donna con un bikini.

L’Alan Turing Institute sottolinea che la mitigazione tecnica dei bias non è sufficiente per correggere la discriminazione, poiché l’equità è una questione sociologica, non matematica.

Il divario di genere inizia nelle aule

Il problema del divario di genere nell’IA inizia già nelle aule universitarie. Secondo l’Agenzia per le Statistiche dell’Istruzione Superiore, le donne rappresentano solo il 23% e il 20% degli studenti di informatica e ingegneria rispettivamente.

Inoltre, le donne tendono a sottovalutare le proprie competenze tecniche, nonostante siano altamente qualificate. Questo gap di fiducia, unito alla carenza di competenze nel settore dell’IA, rende ancora più urgente promuovere la partecipazione femminile in questo campo.

Promuovere la parità di genere nell’IA: una sfida cruciale

Per colmare il divario di genere nell’IA, è fondamentale incoraggiare le donne a intraprendere percorsi di studio in questo campo e a non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà. Solo così sarà possibile soddisfare la domanda di competenze in IA e creare luoghi di lavoro più equi e inclusivi. Fonte: Startups.co.uk.

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