Decontribuzione Sud e Mezzogiorno, Bianchi (Svimez): “La riduzione delle risorse rallenterà la crescita”

Nel triennio 2025-2027 le risorse destinate al Sud Italia dovrebbero ridursi di 5,3 miliardi di euro: è quanto stima Svimez, che ha espresso le sue preoccupazioni nella Memoria inviata alla Commissione Bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei Deputati, in vista delle audizioni previste per la discussione sulla Manovra.

Uno dei principali elementi discussi è stata l’abrogazione della Decontribuzione Sud, che fino adesso ha agevolato milioni di lavoratori e aziende nel Mezzogiorno. Ne abbiamo parlato con Luca Bianchi, Direttore Generale della Svimez: “Di fatto, la Legge di Bilancio equivale a un de-finanziamento, per l’effetto sulla Decontribuzione Sud, che era il contributo più rilevante”.

La misura, infatti, aveva garantito sostegni significativi: nel 2021 sono stati erogati 3 miliardi di euro, seguiti da 3,3 miliardi nel 2022 e 3,6 miliardi nel 2023, a supporto di un bacino di beneficiari crescente, fino a 1,5 milioni di lavoratori. “Il venir meno della Decontribuzione Sud – ha aggiunto Bianchi – si trasforma in un incremento del costo del lavoro”, con un impatto significativo sul percorso di crescita del mondo del lavoro nel Mezzogiorno.

La sua eliminazione, ha sottolineato la Svimez, comporterà un risparmio per la finanza pubblica stimato in 5,9 miliardi di euro nel 2025 e circa 4 miliardi all’anno nel biennio 2026-2027, ma la fine della decontribuzione comporterà una diminuzione delle entrate fiscali indotte, riducendo così l’effetto positivo sull’indebitamento netto a circa 3 miliardi nel 2026 e 3,4 miliardi nel 2027.

Anche il Fondo interventi per il Mezzogiorno è stato oggetto di studio: sarà ridotto progressivamente, passando da 2,5 miliardi di euro nel 2025, a 1 miliardo nel 2026, fino a risalire a 3,4 miliardi nel 2027. Questa variabilità nei fondi destinati al Sud solleva interrogativi sulla continuità e l’efficacia degli interventi strutturali. Il nuovo fondo di interventi, ha aggiunto ancora Bianchi, non definisce quali interventi saranno finanziati, rinforzando dunque la componente dell’instabilità.

La manovra prevede infine la proroga al 2025 del Credito d’imposta per gli investimenti nella Zona Economica Speciale (ZES) Unica, con una dotazione di 1,6 miliardi di euro. Sono previsti anche fondi per gli sgravi contributivi relativi alle assunzioni nella ZES Unica, con 68,9 milioni di euro stanziati per il 2025, 73,5 milioni per il 2026 e 28,7 milioni per il 2027. Questi sgravi avranno effetti fiscali positivi, stimati in 0,8 milioni di euro nel 2025 e in aumento negli anni successivi.

È partendo da queste considerazioni, che la Svimez ha espresso le sue perplessità sugli effetti cumulativi di queste scelte: sebbene alcune misure siano state prorogate, riduzioni e discontinuità nei finanziamenti rischiano di rallentare la crescita economica e occupazionale del Mezzogiorno, compromettendo così lo sviluppo a lungo termine di una parte del Paese che necessita di interventi strategici e continui. “Crediamo – ha concluso Bianchi – che si debba dare più stabilità e certezza al Credito di imposta per gli investimenti nella ZES e che, in parallelo, sia necessario aprire una trattativa con la Commissione Europea, al fine di superare eventuali ostacoli”.