Intelligenza Artificiale e privacy, cosa cambia con la nuova raccolta dati di Meta

Da oggi, 27 maggio 2025, Meta ha avviato una nuova fase nell’addestramento della propria intelligenza artificiale generativa, utilizzando i contenuti pubblici degli utenti adulti su Facebook, Instagram e Threads. Tra i dati raccolti figurano post, commenti, interazioni pubbliche, Reel e aggiornamenti di stato. L’azienda ha reso noto che anche i contenuti caricati in passato entreranno nei dataset, a meno che l’utente non abbia già esercitato il diritto di opposizione entro il termine del 26 maggio.

Questo aggiornamento rappresenta un cambio di paradigma nella strategia di raccolta dati per il training dei modelli linguistici, e solleva dubbi sull’adeguatezza del consenso e sulla tutela della privacy digitale.

I dati raccolti: cosa entra e cosa resta fuori

La raccolta si limita ai contenuti pubblici, escludendo i messaggi privati e le comunicazioni protette da crittografia end-to-end, come le chat di WhatsApp e Messenger. Tuttavia, le interazioni con Meta AI su Messenger sono incluse.

Sono esclusi anche i contenuti pubblicati da account di minori di 18 anni residenti nell’UE, ma non quelli che ritraggono minorenni pubblicati da adulti. Per evitare che questi dati vengano usati, anche i minori – o chi esercita la responsabilità genitoriale – possono esercitare il diritto di opposizione.

I profili privati sono teoricamente al sicuro: i post non pubblici non vengono utilizzati, fatta eccezione per i commenti su contenuti pubblici. Non è possibile disattivare l’intelligenza artificiale: l’utente può solo scegliere se utilizzarla o meno.

Il modello opt-out

Meta ha scelto un modello di consenso opt-out, che prevede l’uso dei dati personali automaticamente, salvo opposizione esplicita da parte dell’utente. Questa impostazione è finita nel mirino di varie autorità europee, secondo cui sarebbe in contrasto con il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR).

Secondo il GDPR, per trattamenti così invasivi, è necessario un consenso esplicito e preventivo (modello opt-in). La ONG austriaca Noyb, guidata da Max Schrems, ha già inviato una diffida formale a Meta, intimando una modifica dell’approccio e minacciando azioni legali o class action qualora l’azienda non adegui le sue politiche.

Posso oppormi?

Gli utenti possono ancora opporsi all’uso dei propri dati attraverso un modulo disponibile nel Centro assistenza di Facebook e nelle Impostazioni di Instagram. Tuttavia, c’è un limite importante: i dati pubblicati prima del 26 maggio 2025 rimangono utilizzabili da Meta, anche in caso di opposizione successiva. Su Facebook, l’opposizione si attiva accedendo al Centro per la privacy. Su Instagram, il percorso è più articolato: Impostazioni → Privacy → Maggiori informazioni → Informativa sulla privacy → Diritto di opposizione.

Anche chi non ha un account Facebook o Instagram può compilare un modulo specifico, se i propri dati sono stati pubblicati da altri utenti o reperiti da fonti pubbliche. Un secondo modulo consente inoltre di segnalare l’utilizzo di dati personali in contenuti generati da Meta AI.

Il Garante italiano per la protezione dei dati personali, insieme ad altre autorità europee, ha avviato un’istruttoria per valutare la legittimità dell’intero processo. Al centro dell’indagine vi sono temi critici come il legittimo interesse invocato da Meta, l’uso di immagini di minorenni e la trasparenza informativa nei confronti degli utenti.

Il confronto si gioca sul delicato equilibrio tra sviluppo tecnologico e diritti fondamentali. Se da un lato Meta intende rendere la propria AI più performante e culturalmente rilevante nel contesto europeo, dall’altro emerge l’esigenza di garantire scelte consapevoli, accessibilità delle informazioni e un controllo effettivo da parte dell’utente.