L’equilibrio del Natale tra tradizione e progresso

Le celebrazioni del Natale sono senza dubbio conservatrici.  Del conservatorismo esse possiedono due fascinazioni.  Anzitutto il meccanismo di apprendimento ‘tacito’.  Lo spirito del Natale non si impara sui libri ma attraverso la ripetizione, nel cuore delle nostre famiglie, di forme dello stare insieme che, sedimentandosi, fanno la festa del Natale.  La seconda fascinazione sta nella forza con cui comportamenti che insieme diventano le celebrazioni del Natale favoriscono la coesione sociale.  Tagliare il panettone, scambiarsi i doni, fare gli auguri, sono piccoli gesti dalle conseguenze sociali importanti.  Essi mantengono continuità e stabilità nella società, rafforzano i legami personali che danno significato al nostro vivere individuale e sociale, fanno da collante al senso di comunità necessario per il funzionamento delle istituzioni.

Innovation island e il conservatorismo

Il piacere con cui godiamo dello spirito conservatore del Natale non deve far dimenticare che Innovation Island è un portale dell’innovazione, cioè del contrario della conservazione.  L’affermarsi di nuove tecnologie trasforma l’economia e la società e innesca cambiamenti rapidi e radicali non contemplati nei processi di sedimentazione sociale favoriti e praticati dal conservatorismo.  Quindi, se leggiamo Innovation Island e siamo iscritti alla sua community dobbiamo comporre un potenziale conflitto tra il desiderio delle tradizionali celebrazioni del Natale e il favore per la forza distruttrice dell’innovazione.

La composizione non si trova nel conservatorismo.  Per sua natura, il conservatorismo non ha una visione precisa del cambiamento.  Lo teme e agisce sui freni per rallentarne il cammino.  La reazione del conservatorismo scaturisce dalle stesse fascinazioni per cui apprezziamo la celebrazione del Natale.  Poiché favorisce l’apprendimento tacito, il conservatorismo non ha le categorie concettuali per dire quali caratteristiche che il cambiamento porterà debbano essere salvaguardate senza averne prima sperimentato gli effetti.  Inoltre, i conservatori sono spesso persone avverse al rischio.  L’avversione cresce nelle regioni periferiche come il Sud Italia, male attrezzate a governare il cambiamento.  Mancando delle categorie concettuali e favorendo visioni per lo più stabili della società, il conservatorismo erige formidabili barriere all’innovazione tecnologica e al cambiamento sociale che si rivelano problematiche per le regioni periferiche. Anzitutto perché esse riducono le prospettive della crescita economica. 

Non si frena l’innovazione

L’innovazione tecnologica accresce la produttività e quindi il reddito pro capite.  Non ci sono altre ricette.  Quindi, se l’innovazione è avversata, il reddito pro capite sarà stagnante.  Un’altra ragione per cui è sconsigliabile frenare l’innovazione è che comprimeremmo le opportunità di espressione individuale.  Ne ha dato un esempio il regista Giuseppe Fiorello nel suo recente film ”Stranizza d’amuri” in cui il pregiudizio per l’affetto sorto tra due giovani di un piccolo paese siciliano si trasforma in aperta ostilità sino a sfociare in drammatica violenza.  In mancanza di categorie concettuali per valutare il cambiamento solo ciò che esiste ha valore, a danno dell’espressione originale dell’individuo.

Sebbene distrugga le certezze conservatrici, l’innovazione è una forza dai risvolti positivi poiché porta crescita e libertà.  Ma, come innescarla?  La ricetta, con qualche piccolo ritocco, è stata suggerita dal premio Nobel per l’economia Friedrich Hayek, già nel 1960: affidarsi al liberalismo che invece dispone di un metodo per discriminare tra le caratteristiche del cambiamento. 

L’atteggiamento del liberalismo nei riguardi dell’innovazione è ispirato a due principi.  Il primo è che il criterio di valutazione della bontà del cambiamento è decentrato e si realizza nel mercato attraverso processi di prova e correzione degli errori basati sulle scelte dei consumatori (market tested betterment).  Il secondo principio è la libertà individuale.  Ogni persona è libera di innovare e di costruire percorsi originali di vita, nel rispetto delle diversità individuali.  Lasciando funzionare questi due principi ciascuno di noi troverà la propria composizione al conflitto tra conservatorismo e innovazione.  E la troverà anche la società, attraverso un processo spontaneo di coordinamento delle composizioni individuali, approssimando la più alta prosperità realizzabile.

Innovazione e senso di comunità

La riflessione su come comporre la tensione tra innovazione e conservatorismo può insegnarci nuove prospettive su come vivere il Natale.  Certamente può insegnarci che un minimo di conservatorismo, quanto basta per produrre il collante per il senso di comunità, è utile alla realizzazione pratica del liberalismo e alla creazione di innovazione.  E ci fa anche capire quanto sia importante conoscere la base della scienza economica, cioè il ruolo degli incentivi nel governo dei comportamenti individuali.  Approfondirne la conoscenza riduce la sfiducia nel futuro, tanto diffusa nelle regioni periferiche.  Perché l’ottimismo si coltiva con i sogni e con la determinazione a realizzarli, ma soprattutto con la conoscenza.

Buon Natale.

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