Nomad Sicily, strategie per vincere la sfida del nomadismo digitale

Palermo è una città per i nomadi digitali? È la domanda che ha dato il via al Nomad Sicily ’25, ospitato dal Magnisi Studio il 7 maggio. Un evento per approfondire ma, prima di tutto, per riflettere: l’hype intorno al tema del nomadismo digitale in tutta la Sicilia è sicuramente alto e questo è il momento migliore per osservare, fare il punto della situazione, creare una rete di connessioni a supporto.

Il concetto di nomade digitale rivela un universo composto da numerose sfaccettature, talmente vasto da non aver trovato ancora dei misuratori e dei parametri utilizzati a livello globale. Ci sono tante statistiche e molti dati, che trovano un punto di incontro in tutte quelle caratteristiche che, al momento, rendono Palermo e la Sicilia attraenti per i remote workers di tutto il mondo. Punti di forza a fronte dei quali, come è giusto che sia, esistono alcune fragilità che impediscono un’evoluzione lineare del fenomeno del nomadismo digitale.

Di tutto questo, ma anche di altro, si è parlato al Nomad Sicily, con gli interventi degli speaker e attraverso le domande del pubblico. Dall’incontro tra l’hype e la curiosità nei confronti del nomadismo digitale, ha preso vita questo “think tank aperto“, così come l’ha definito Ugo Parodi Giusino, founder Magnisi.

Dopo di lui, hanno preso la parola professionisti di tutto il territorio. Attraverso ognuno degli interventi, sono emersi punti di forza e criticità, ma soprattutto suggerimenti utili per agire. Presente anche l’assessore del Comune di Palermo Fabrizio Ferrandelli, che ha illustrato una serie di progetti e investimenti messi in atto dalle istituzioni cittadine per migliorare digitale, sostenibilità ed ecosistema dell’innovazione. A moderare e presentare i diversi contributi è stata Roberta Pellegrino, co-founder di Ludwig.

Gli speaker

  • Salvatore Rotolo ha raccontato come funziona Radica Hub, il “Remote Workers Hub” di Campobello di Licata: una realtà che ha creato un ponte tra radici e futuro, una rete di menti digitali che vuole valorizzare connessioni e innovazione attraverso momenti e spazi condivisi.
  • Marco Traina ha presentato il primo co-living di Palermo, BeetCommunity. Un progetto attraverso cui si condividono luoghi ma, soprattutto idee, attraverso un co-working pensato come sistema versatile di spazi e servizi. Tutto questo facilita il netorwking, con l’ausilio di tecnologie d’avanguardia.
  • Laura Fornara ha portato sotto i riflettori l’esperienza di InnovUp, l’associazione che rappresenta e unisce la filiera dell’innovazione in Italia. Come? Agendo sul campo e in 3 aree di attività, ovvero advocacy, newtorking e knowledge.
  • Fabrizio Barreca ha parlato di South Working Castelbuono, il progetto nato per favorire lo sviluppo del lavoro agile in questo borgo medievale delle Madonie. Il team offre ai lavoratori esperienze e coinvolgimento, riuscendo così a valorizzare il territorio e le sue potenzialità.
  • Federico Nuzzo è salito sul palco in rappresentanza di Epyc, European Palermo Youth Center. Si tratta del primo Youth Center d’Italia, che ha scelto di partire dal capoluogo siciliano per costruire una rete di connessioni attraverso eventi e iniziative.
  • Sergio Parisi ha concluso la serie di interventi con BeeHive, il co-working di Trapani nato dalla collaborazione tra persone ed organizzazioni eterogenee, unite dall’obiettivo comune di sviluppare un progetto che promuova innovazione digitale e reti territoriali.

Il primo e fondamentale contributo di un evento come Nomad Sicily è stato sicuramente quello di creare un valore aggiunto per il concetto di rete. Tessere connessioni tra luoghi diversi, professionisti diversi, esperienze diverse, ma un unico filo conduttore: una community che dialoga. E che concorda su un principio importante: essere su un’isola non deve per forza equivalere ad essere “isolati”.