Pesca nel Mediterraneo, stop ai tagli europei: sollievo per le flotte siciliane

Una decisione attesa da settimane è finalmente arrivata da Bruxelles: nessuna riduzione delle giornate di pesca nel 2026. Una boccata d’ossigeno per la Sicilia e per tutto il Mediterraneo.

Oltre 40 ore di negoziati. Tanto è durato il confronto tra i ministri dell’Agricoltura e della Pesca dell’Unione Europea all’interno del Consiglio europeo Agrifish. Il tema sul tavolo era delicatissimo: l’ipotesi di ridurre drasticamente le giornate di pesca nel Mediterraneo, con un taglio che avrebbe superato il 60% delle attuali attività in mare. Una misura che avrebbe colpito duramente l’intero comparto ittico, in particolare quello delle flotte siciliane, già da anni sotto pressione.

Alla fine, però, ha prevalso una linea più equilibrata: nessun taglio previsto per il 2026. Un risultato accolto con sollievo dalle marinerie, dalle associazioni di categoria e da molte comunità costiere che vivono direttamente o indirettamente dei frutti del mare.

L’Italia guida l’intesa con Francia e Spagna

Protagonista della mediazione è stata l’Italia, che ha giocato un ruolo centrale nel costruire un’alleanza con Francia e Spagna, altri due grandi Paesi mediterranei toccati dalla proposta iniziale della Commissione Europea. La bozza prevedeva un’immediata e pesante riduzione delle giornate in mare, ma grazie al lavoro diplomatico si è giunti a una soluzione più bilanciata.

Non ci sarà alcun taglio alle giornate di pesca nel 2026“, ha dichiarato Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. Secondo il ministro, si tratta di un cambiamento di approccio rispetto a politiche giudicate “eccessivamente ideologiche”. Un approccio che, in passato, ha spesso sacrificato le esigenze economiche e occupazionali del settore in nome della sostenibilità ambientale.

Scongiurato il collasso di un settore strategico

Per molte associazioni del settore, il rischio era reale: una riduzione così severa delle giornate di pesca avrebbe significato fermare intere flotte, con ripercussioni immediate sul reddito dei pescatori e sull’intero indotto economico, che include la cantieristica navale, i mercati ittici, la logistica e la ristorazione.

La decisione di Bruxelles, quindi, non riguarda solo chi va per mare, ma anche intere comunità costiere che si reggono su un equilibrio già fragile tra economia e ambiente. Le organizzazioni di riferimento – da Agci Pesca a Legacoop, passando per Aci e Federpesca – hanno espresso soddisfazione per l’esito del negoziato, sottolineando l’importanza di “un grande lavoro di mediazione e responsabilità”.

Coldiretti Pesca: salvaguardia e sostenibilità possono convivere

Tra le voci più attive nella difesa del comparto c’è Coldiretti Pesca, che aveva lanciato l’allarme settimane fa. Secondo l’associazione, il risultato ottenuto rappresenta una vittoria di equilibrio tra la necessità di tutelare le risorse marine e quella di difendere posti di lavoro. Le strategie future, spiegano, dovranno basarsi su dati scientifici aggiornati e sul coinvolgimento attivo degli operatori del settore, non su misure generalizzate e calate dall’alto.

La protezione delle risorse marine non può essere perseguita scaricando i costi solo sui pescatori“, ribadiscono le sigle di categoria. Per questo, si chiede ora che ogni ulteriore proposta sia valutata nel contesto reale dei territori coinvolti.

Sicilia: più tempo per lavorare e programmare

La notizia è stata accolta con particolare sollievo nelle marinerie siciliane, da Mazara del Vallo a Portopalo di Capo Passero, tra le più importanti d’Europa per capacità e tradizione. In queste comunità, la pesca non è solo un lavoro, ma un pilastro culturale e sociale. La decisione europea restituisce al comparto una risorsa preziosa: il tempo.

Tempo per lavorare, certo, ma anche per pianificare, innovare e cercare nuove forme di sostenibilità. La strada resta complessa, ma almeno ora si potrà percorrere senza il peso di un taglio lineare che rischiava di cancellare decenni di storia e competenza.

Sostenibilità ambientale sì, ma senza automatismi

Il caso dimostra come sia possibile trovare un equilibrio tra ambiente ed economia, senza cedere a soluzioni semplicistiche. L’accordo raggiunto a Bruxelles non è solo una vittoria politica, ma un messaggio chiaro per il futuro: il Mediterraneo non può essere governato con automatismi, ignorando le specificità sociali ed economiche delle sue comunità.

La sfida ora sarà costruire una gestione sostenibile e condivisa delle risorse marine, in grado di tutelare il mare senza compromettere il diritto di chi lo vive e lo lavora ogni giorno.