Ri.MED, allo scienziato D’Amore il PoC dell’ERC per il progetto innovativo HemoStratum
News - 16/07/2025
di Luisa Cassarà
Controllare la superficie dei polimeri per renderli più compatibili con il corpo umano. È su questa intuizione che si fonda HemoStratum, il progetto innovativo sviluppato dal Prof. Antonio D’Amore (in foto), Group Leader di Ingegneria Tissutale alla Fondazione Ri.MED, che ha conquistato il prestigioso Proof of Concept del Consiglio Europeo della Ricerca (ERC). Un riconoscimento che premia scoperte scientifiche dal forte impatto sociale ed economico, con potenziale di trasformazione radicale dei mercati di riferimento.
HemoStratum si concentra sui dispositivi medici cardiovascolari – come valvole cardiache, stent, bypass, ossigenatori, cuori artificiali – utilizzati ogni anno da oltre 10 milioni di pazienti. Ad oggi, questi dispositivi sono limitati da gravi problemi di biocompatibilità: fino al 70% dei pazienti subisce complicanze come trombosi o effetti collaterali da terapie anticoagulanti.
Una “membrana intelligente” per proteggere il cuore
La tecnologia alla base di HemoStratum consiste in una membrana bioingegnerizzata capace di guidare la crescita fisiologica delle cellule endoteliali, responsabili della corretta interazione con il sangue. “Svilupperemo una membrana bioingegnerizzata che, attraverso un processo combinato di elettrodeposizione e fotolitografia, generi superfici strutturate capaci di guidare la crescita fisiologica delle cellule endoteliali. Una vera e propria interfaccia ‘intelligente’ tra materiale e corpo umano”, spiega D’Amore.
L’obiettivo è stimolare in modo selettivo la proliferazione delle cellule endoteliali, per prevenire l’attivazione delle piastrine e la formazione di trombi, migliorando così la sicurezza e la durata dei dispositivi impiantabili.
Successi al servizio della medicina traslazionale
Con questo riconoscimento, D’Amore firma il suo terzo successo consecutivo con l’ERC: dopo il Consolidator Grant da 2 milioni di euro per il progetto Biomitral (valvola mitrale polimerica rigenerativa) e il primo PoC ottenuto con BioChord (corde tendinee biomimetiche), arriva ora l’ulteriore conferma della solidità del percorso intrapreso. Non solo in Europa: D’Amore è anche tra i pochi ricercatori italiani a ottenere finanziamenti dai National Institutes of Health (NIH) statunitensi.
Con oltre 15 milioni di euro raccolti in grant, 212 pubblicazioni scientifiche e 18 brevetti internazionali, di cui 10 già concessi, il profilo di Antonio D’Amore si impone come uno dei più brillanti nel panorama dell’ingegneria tissutale. È anche fondatore e CTO della start-up Neoolife, attiva nella sperimentazione preclinica di soluzioni biomediche avanzate.
Squadra multidisciplinare di eccellenza
Accanto a D’Amore, lavora un team d’eccezione. Arianna Adamo, coordinatrice del progetto, è esperta in meccanobiologia e studia l’influenza della microarchitettura degli scaffold sul comportamento cellulare. Federica Cosentino, specialista in simulazioni numeriche e microscopia avanzata, analizza lo sviluppo del tessuto in vitro. Pietro Terranova, ricercatore in biofabbricazione, si occupa di prototipazione rapida e automazione dei processi.
Ri.MED: un modello virtuoso di innovazione
“La vittoria del progetto HemoStratum è motivo di grande orgoglio per la Fondazione Ri.MED e testimonia il valore del nostro modello, alimentato da collaborazioni strategiche con l’Università di Pittsburgh, l’IRCCS ISMETT e l’Università di Palermo“, commenta Paolo Aquilanti, Presidente della Fondazione.
Fondata grazie alla partnership tra Governo Italiano, Regione Siciliana, CNR, University of Pittsburgh e UPMC, Ri.MED conta un centinaio di ricercatori, il 62% donne, e rappresenta oggi un “attrattore di cervelli“: circa il 20% degli scienziati siciliani impiegati sono rientrati dall’estero grazie alle opportunità offerte dalla Fondazione.
Nel 2026 è prevista l’apertura del Centro per le Biotecnologie e la Ricerca Biomedica: un’infrastruttura all’avanguardia che ospiterà 600 ricercatori, offrendo un forte impulso all’economia del Mezzogiorno e rendendo la Sicilia un polo strategico per la ricerca biomedica internazionale.