Small Tech: così l’Europa sfida i giganti del software USA
News - 27/02/2025
di Romina Ferrante
L’elezione di Donald Trump per un secondo mandato ha riacceso le tensioni tra Stati Uniti e Unione Europea, con ripercussioni anche sul settore tecnologico.
La crescente influenza delle Big Tech americane, rafforzata dagli endorsement di figure come Elon Musk e J.D. Vance, ha acceso un campanello d’allarme nel Vecchio Continente.
Il protezionismo USA rischia di limitare l’autonomia digitale europea, rendendo urgente lo sviluppo di alternative locali ai colossi americani.
Il caso “European Alternatives”
“Pietro Minto, in un articolo de “Il Foglio”, ha raccontato la crescita significativa del sito “European Alternatives”, che negli ultimi mesi è passato da poche migliaia di visite a 400 mila a gennaio, dopo l’insediamento di Trump.
Fondato nel 2021 dal programmatore austriaco Constantin Graf, il progetto mira a raccogliere e promuovere soluzioni “Made in Europe” per contrastare il monopolio delle Big Tech, una possibile “via d’uscita alle scelte tecnologiche statunitensi”.
Per Graf il problema principale non sta solo nella scarsa notorietà delle aziende europee, ma anche nella riluttanza delle imprese a sperimentare soluzioni meno conosciute.
La mancanza di fondi e investimenti privati rappresenta un ulteriore ostacolo, relegando molte iniziative europee in una posizione di svantaggio rispetto alla Silicon Valley.
Tuttavia, alcuni casi di successo come “Le Chat”, l’alternativa francese a ChatGPT, creata dall’azienda americana Mistral, dimostrano che è possibile competere a livello globale.
Alleanze strategiche per l’autosufficienza digitale
L’innovazione europea nel settore tecnologico deve superare numerose difficoltà, tra cui la frammentazione del mercato e la predominanza delle soluzioni statunitensi.
Un’opzione percorribile potrebbe essere la fusione di piccole realtà locali, come suggerito nel report di Mario Draghi per il rilancio dell’UE.

Tuttavia, la complessità tecnica di fondere servizi già esistenti rende più praticabile la strada delle alleanze strategiche. Un esempio concreto è l’intesa tra il motore di ricerca francese Qwant e quello tedesco Ecosia, che hanno dato vita a European Search Perspective (ESP), un indice e database locale pensato per aziende e startup.
Questa sinergia consente di contrastare il dominio di Google nel settore della ricerca online, offrendo un’alternativa basata su valori europei come la privacy e la sostenibilità.
Anche nel settore delle mappe digitali emergono alternative come HERE WeGo e TomTom, mentre nel campo della posta elettronica spiccano soluzioni come ProtonMail e MailBox.
Indipendenza tecnologica: un percorso ancora lungo
Nonostante gli sforzi per costruire un ecosistema tecnologico indipendente, l’Europa fatica a svincolarsi dal controllo delle Big Tech.
Persino Le Chat, pur essendo un progetto francese, permette l’accesso tramite Apple, Google e Microsoft, dimostrando quanto sia difficile eliminare completamente la dipendenza da soluzioni statunitensi.
Per rendere sostenibile l’alternativa europea, occorre un impegno politico e finanziario coordinato, che passi da incentivi mirati all’adozione di software locali e dalla creazione di un’infrastruttura tecnologica robusta.
In un’epoca segnata da guerre commerciali e tensioni diplomatiche, l’autosufficienza digitale diventa una necessità strategica per il futuro dell’Europa.
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