In Italia continua a crescere il numero delle startup e delle PMI innovative. Secondo l’ultimo report di iCribis, parte del gruppo CRIF, alla fine del 2023, l’Italia contava 16.000 startup e PMI innovative, che insieme hanno generato un fatturato complessivo di 7,6 miliardi di euro.
A guidare il vivace panorama delle startup italiane sono ancora una volta le regioni settentrionali. Secondo il rapporto il Nord-Ovest si distingue come la regione con la maggiore concentrazione di realtà innovative con il 34,7% delle startup italiane, un vero e proprio epicentro dell’innovazione.
Il settore predominante è quello del software di base, che rappresenta il 31,9% delle attività, seguito dalla ricerca e sviluppo nelle scienze naturali e ingegneristiche (10,9%), dai portali web (6,2%) e dalle consulenze IT (4,8%). Questo mix di competenze e settori testimonia la diversità e la forza del panorama tecnologico italiano.
Il Sud Italia si posiziona al secondo posto con il 21,1% delle startup, seguito dal Centro con il 20,6%, dal Nord-Est con il 17% e infine dalle Isole con il 6,6%.
La Lombardia emerge come la regione leader con il 27,4% delle startup, seguita dal Lazio (12,3%) e dalla Campania (10,7%). A livello provinciale, Milano domina con il 19,7% delle startup, seguita da Roma (11,1%) e Napoli (5,6%).
Le startup italiane sono in gran parte microimprese: il 77,8% ha meno di dieci dipendenti e il 77,4% ne ha meno di due. Il loro fatturato medio è generalmente inferiore ai due milioni di euro, con il 34,5% delle imprese che registrano meno di 10.000 euro e solo il 3,2% che superano il milione di euro.
Negli ultimi anni il mercato delle startup italiane ha visto una maggiore attenzione verso l’innovazione, l’inclusione e la diversità, con un numero crescente di investimenti in startup fondate da donne e in quelle che promuovono pratiche sostenibili e responsabili dal punto di vista ambientale.
Le startup a conduzione femminile rappresentano il 12,7% del totale, ma stanno vedendo una crescita significativa. Negli ultimi tre anni, il numero di addette è aumentato del 40,3%, raggiungendo quasi 1.400 lavoratrici a dicembre 2022. Anche il fatturato delle imprese femminili è in forte espansione, raggiungendo i 116 milioni di euro a fine 2021, con un incremento dell’80,3% rispetto al 2020.
Secondo la survey Iban nel settore dei business angel, il mercato italiano ha visto una partecipazione attiva con 192 transazioni che hanno totalizzato oltre 678 milioni di euro, sebbene con un calo del 58% rispetto al 2022. Gli investimenti in settori come l’ICT e la sanità sono cresciuti, con l’ICT che rappresenta il 28% degli investimenti totali e la sanità che ha raddoppiato la sua quota al 16%.
In aumento anche il numero degli incubatori e degli acceleratori, che giocano un ruolo determinante nel supportare le nuove imprese, con un totale di 262 strutture, di cui 64 certificati dalle Camere di Commercio.
Il disegno di legge sulla concorrenza, recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri, ha introdotto diverse modifiche alla normativa in materia di startup e PMI innovative.
Una delle principali novità riguarda la definizione stessa di startup innovativa. Ora, il limite temporale di 60 mesi non partirà più dalla creazione societaria, ma dall’iscrizione al registro speciale delle Camere di commercio.
L’aggiornamento della definizione ha, infatti, lo scopo di riconoscere e promuovere le aziende che effettivamente svolgono attività innovative, evitando che imprese non meritevoli possano sfruttare benefici riservati a chi investe in innovazione.
Il nuovo ddl ha, inoltre, introdotto parametri aggiuntivi per individuare e premiare le imprese con maggiore potenzialità, ovvero quelle microimprese e PMI che, entro due anni dall’iscrizione nel registro speciale, possiedano un capitale sociale di almeno 20.000 euro e almeno un dipendente. Questi requisiti sono stati stabiliti per assicurare, che le risorse e i benefici siano destinati a imprese con una struttura solida e una prospettiva di crescita concreta.
Un’altra modifica importante riguarda il registro delle startup innovative. La durata massima di permanenza all’interno della sezione speciale del registro è stata estesa da 5 a 7 anni per le aziende operanti in settori strategici, così come definiti dal decreto legislativo 21/2012. Le imprese potranno così restare nel registro fino a 84 mesi, anziché 60.
Questa proroga è giustificata dai cicli di sviluppo più lunghi di tali settori rispetto ad altri. L’innalzamento temporale riflette la necessità di offrire un supporto prolungato alle startup che operano in ambiti complessi e richiedono più tempo per raggiungere la maturità commerciale.
In questo modo si garantirà un ambiente favorevole per la crescita e lo sviluppo delle imprese che operano in settori strategici, come quello della tecnologia avanzata, della biotecnologia e delle energie rinnovabili, caratterizzati da un ciclo di sviluppo più lungo e da un fabbisogno di investimenti significativi.
Non meno rilevante è la novità fiscale per gli incubatori certificati. Dal 2024, questi potranno beneficiare dell’estensione delle deduzioni IRES, simile a quanto previsto per le società che investono in startup. Questa deduzione permette di escludere il 30% della somma investita dal reddito imponibile.
Gli incubatori certificati giocano un ruolo cruciale nell’ecosistema delle startup, fornendo supporto, risorse e networking. L’introduzione di incentivi fiscali per questi enti mira a potenziare ulteriormente il loro ruolo di catalizzatori di innovazione e a favorire la nascita e lo sviluppo di nuove startup.
L’intento del nuovo disegno di legge è anche quello di promuovere maggiori investimenti nel settore del venture capital, incrementando le risorse finanziarie disponibili per le startup italiane. Il ddl ha introdotto una quota minima del 2% che gli enti di previdenza obbligatoria dovranno destinare agli investimenti in fondi di venture capital, quota da aggiungere all’8% del loro attivo patrimoniale da destinare agli investimenti.
Infine, il ddl concorrenza introduce novità anche per gli investitori esteri, con la possibilità di concedere visti per investitori non UE, che effettuano investimenti significativi in aree strategiche nazionali o in startup innovative.
Gli importi richiesti sono di 550.000 euro per le aree strategiche e di 250.000 euro per le startup innovative, con la possibilità di investire anche in fondi di venture capital. L’obiettivo è quello di attrarre capitali stranieri, incentivando investimenti che possano contribuire allo sviluppo economico e all’innovazione in Italia.
Gli investitori esteri rappresentano, del resto, una risorsa fondamentale per l’espansione del mercato delle startup italiane. L’introduzione di incentivi per questi investimenti non solo amplia le opportunità di finanziamento per le startup, ma favorisce anche la creazione di partnership internazionali e lo scambio di know-how. Attraverso queste misure, l’Italia mira a diventare un hub attrattivo per l’innovazione a livello globale, promuovendo un ecosistema sempre più dinamico e competitivo.
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