Come spiegare le startup a chi non le ha mai sentite nominare
Premio Innovazione Sicilia - 29/08/2025
di Luisa Cassarà
C’è chi, sentendo la parola startup, pensa a un gruppo di professionisti alle prime armi, che lavorano in un co-working, con aria condizionata troppo alta e budget troppo basso. Altri, invece, immaginano uno scenario alla Silicon Valley, tra venture capitalist e pitch al cardiopalma. Quel che è certo, è che non è sempre facile spiegare cosa sia una startup, eppure non è un impresa impossibile.
Raccontarlo a qualcuno che non è dentro il mondo dell’innovazione o dell’imprenditoria, equivale a creare una connessione tra quei mondi e la quotidianità. Significa far cadere un muro di incomprensione che spesso separa il mondo tecnologico da quello più esperto di vita. E, allora, facciamo cadere quel muro e ricostruiamolo insieme!
Una startup è un’iniziativa imprenditoriale che nasce per risolvere un problema concreto in modo nuovo, rapido e scalabile. A differenza di un’impresa tradizionale, parte da un’idea spesso non ancora testata, con pochi mezzi ma molta ambizione. La parola chiave è innovazione: non solo tecnologica, ma anche sociale, organizzativa, culturale.
Chi fonda una startup, ha in mente un cambiamento: migliorare un servizio, creare un prodotto che non esiste o farlo in modo più efficace. Il tutto con un approccio sperimentale. Una startup può crescere velocemente o fallire in poco tempo. È un laboratorio di futuro, in cui ogni errore serve a imparare. Partendo da queste premesse, potremmo dire che lo startupper è chi vede un bisogno e si chiede: “E se lo risolvessimo così?”. Bastano una buona intuizione, un po’ di coraggio e una voglia matta di costruire qualcosa di nuovo.
A problemi moderni, soluzioni moderne!
Spesso si associa l’idea di startup al mondo digitale: app, software, intelligenza artificiale. Ma la realtà è molto più ampia. Esistono startup per ogni ambito, del turismo, all’agricoltura, per arrivare fino alla salute, l’energia, la cultura. Può essere un sistema per recuperare l’acqua piovana, un modo nuovo di promuovere il patrimonio artistico o una piattaforma per connettere piccoli produttori locali. Può essere un brand di skincare o una linea di abbigliamento sostenibile.
L’elemento distintivo è sempre lo stesso: partire da un’idea originale e svilupparla con visione, flessibilità e impatto positivo sulla società o sull’economia. La tecnologia è un mezzo. Il cuore della startup è sempre umano: curiosità, coraggio, capacità di risolvere problemi. In fondo, come dicevano i nonni, a problemi moderni, soluzioni moderne.
Raccontare una startup a un genitore, un nonno, o a chi ha vissuto con un’idea di “fare impresa” molto diversa, può richiedere molta pazienza, ma è anche una sfida bellissima. Perché se non la capisce una persona con la quale stai parlando, forse non è così chiara nemmeno per te. Ecco perché servono parole semplici, esempi concreti e qualche analogia ben piazzata. Sembra poco, ma è rivoluzionario. L’innovazione non è per pochi: è per chi la capisce. E comprenderla, in fondo, è il primo passo per partecipare.
Ma quindi… dove si trovano tutte queste idee?
Ovunque. Ma in Sicilia stanno germogliando con forza e originalità. E per farle emergere esiste il Premio Innovazione Sicilia 2025, un’iniziativa di Innovation Island organizzata da Digitrend e promossa dall’assessorato delle Attività Produttive della Regione Siciliana. Si rivolge a tutti e tutte: studenti, imprenditori, team informali e visionari di ogni età. Lo fa, attraverso due categorie:
- Early (per chi è agli inizi e, almeno in questo momento, potrebbe avere entusiasmo che fatturato)
- Advanced (per chi ha già un prototipo, un piano e almeno una presentazione ben fatta)
La candidatura è gratuita, si fa online su www.premioinnovazionesicilia.it/candidatura e c’è tempo fino al 15 ottobre 2025. In palio? Percorsi di mentoring, coaching strategico, visibilità, premi concreti e – cosa non banale – una comunità di innovatori pronti ad ascoltarti (anche se il tuo logo non è ancora perfetto!).
Innovare non è complicato
Una startup non è un mistero. È un modo nuovo di affrontare problemi vecchi. È una mentalità: sperimentare, sbagliare, correggere, riprovare. È una cultura che, se spiegata con chiarezza, può coinvolgere anche chi è cresciuto leggendo il giornale di carta o ascoltando la radio a valvole.
Serve solo il lessico giusto. E la voglia di costruire ponti tra generazioni, tra mondi diversi, tra chi sogna il futuro e chi ha le mani abbastanza esperte per renderlo concreto.
In fondo, una startup è una bottega artigiana del XXI secolo: si parte da poco, si prova, si adatta. Ma l’ambizione resta la stessa: fare qualcosa di utile, originale e – perché no – memorabile.