Startup, territori e innovazione, Parodi Giusino: “Fare sistema è un investimento su se stessi”

Dal palco del Premio Innovazione Sicilia 2025 e dall’intervista realizzata a margine dell’evento, Ugo Parodi Giusino, founder e CEO di Magnisi, esprime una visione chiara e concreta: si può costruire una startup anche lontano dai grandi hub, se crescono ambizione, curiosità e ecosistema.

Si può fare startup lontano dai grandi hub?

Il suo Spotlight al Premio ha messo al centro una domanda che pesa su molte regioni “periferiche”: serve davvero vivere dentro un grande distretto tech per competere su scala globale? Parodi Giusino ribalta l’impostazione. Non nega il valore dei poli densi di capitale e competenze. Sposta però il fuoco su ciò che oggi rende più praticabile una strada alternativa: accesso a strumenti, lavoro da remoto, qualità della vita, costi più bassi, più tempo per validare.

La Silicon Valley resta un riferimento inevitabile. Ma non è più l’unico modello. La svolta per la periferia arriva nel momento in cui ci si concentra su una formula chiave: “Focusing on different problems with more runaway and a better quality of life”. Dentro c’è una strategia. Scegliere problemi reali e localizzati. Difendere il focus. Allungare il runway grazie a un costo della vita più sostenibile. Puntare su una qualità della vita che diventa leva competitiva, anche per attrarre talenti.

La periferia come vantaggio competitivo

Nell’intervista, Parodi Giusino rende la tesi sempre più concreta. Partendo dal presupposto che spesso la discussione si ferma troppo presto, allarga la prospettiva: la distanza vera non è tra due città italiane, ma tra l’Italia e la Silicon Valley. E proprio qui entra la sua scommessa: l’innovazione può nascere anche “dalla periferia”, perché alcuni fattori lavorano a favore di chi non vive dentro i grandi centri. Focus più forte. Problemi specifici di territorio. Mercati emergenti. Costi minori che si traducono in più tempo.

Le competenze che contano

Quando la conversazione si sposta sulle competenze, lui elenca stack tecnologici o certificazioni. Indica due qualità personali. Le chiama senza giri: ambizione e curiosità. L’ambizione sostiene la perseveranza, anche in contesti poco stimolanti. La curiosità diventa lo strumento per colmare distanze e accedere a conoscenza e opportunità, anche grazie a web e intelligenza artificiale. È una definizione che parla a chi parte da territori dove il “network” non sta sotto casa.

Il nodo che frena la Sicilia: densità e capitale

Ma non basta il talento individuale. Serve un ecosistema maturo. Parodi Giusino lo descrive in modo operativo: capitali, competenze, network, densità. Senza quella densità, avverte, si perde potenziale. E cita l’esempio classico di San Francisco come luogo dove si concentra una quota enorme di aziende ad alta capitalizzazione. È un passaggio che evita l’autoassoluzione: se l’ecosistema resta sottile, la strada si fa più lunga.

“Fare sistema” come investimento misurabile

La conclusione torna al tema-guida dell’edizione 2025 del Premio Innovazione Sicilia: la sfida di fare sistema. Qui Parodi Giusino sceglie un linguaggio quasi “economico”: il tempo come investimento. Partecipare a eventi. Creare luoghi. Parlare con startup. Costruire relazioni. Non lo racconta come altruismo, ma lo descrive come un investimento su se stessi con ritorno nel lungo periodo. E lega la crescita di un territorio a una pratica quotidiana, non a una promessa istituzionale.

Il punto non è negare i grandi hub. È capire cosa cambia, nel 2025, per chi innova lontano da essi. Le analisi sugli ecosistemi startup continuano a premiare densità, capitali, capacità di scala. Ma registrano anche trasformazioni nel lavoro e nella distribuzione delle competenze. La partita, quindi, si gioca su due piani: costruire condizioni locali e restare connessi ai flussi globali.

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