“Una generazione a faccia in giù”, il nuovo libro di Ugo Piazza sui giovani e i social media

Come si sono evoluti i social media nel corso del tempo? Quali effetti hanno avuto sulle nuove generazioni? È corretto demonizzarli o possono rappresentare un’opportunità straordinaria per i giovani? A queste e ad altre domande prova a dare una risposta il nuovo libro di Ugo Piazza “Una generazione a faccia in giù. I social media e la nuova scomposizione sociale”.

Nel suo ultimo lavoro, edito dal Gruppo Editoriale Novantacento, Ugo Piazza, giornalista palermitano, esperto di comunicazione e membro del Corecom Sicilia, offre un’analisi dettagliata dei cambiamenti e dell’impatto che i social media hanno avuto sulla società contemporanea.

A raccontarci il libro è stato proprio il suo autore, che ci ha spiegatole riflessioni che stanno alla base della sua seconda esperienza letteraria.

Durante l’intervista, Piazza ha ripercorso le tappe del suo cammino professionale, iniziato a soli 21 anni come consulente per la comunicazione in una grande città italiana. Dopo aver fondato la società di comunicazione “La Piazza Group S.r.l.”, si è interessato al mondo dei social media e nel 2005-2006 ha fondato una startup innovativa, specializzata nello studio di un algoritmo proprietario per le condivisioni su Facebook.

La scomposizione sociale: un nuovo paradigma

Secondo Piazza la società si basa su dinamiche di comunicazione e relazione. Con l’avvento dei social media queste dinamiche sono cambiate radicalmente, specialmente nelle nuove generazioni. Il dialogo faccia a faccia è stato sostituito dalla messaggistica e dai post sui social, alterando il modo in cui le persone interagiscono e si relazionano.

“Nel libro – spiega Piazza – scrivo che si sono un po’ persi i ‘rossori’ della vita, cioè non si parla più one to one, non c’è il confronto, non c’è la palpitazione di un dialogo con una o più persone di presenza. Ormai siamo tutti spinti a postare e messaggiare via Whatsapp”.

“Tutto questo – continua l’autore – crea un nuovo modo di dialogare all’interno del tessuto sociale, che sta distruggendo il nostro stesso modo di comunicare, che è di fatto l’impalcatura sociale. Per questo parlo di scomposizione sociale”.

“Il libro non vuole però essere un’analisi pessimistica” – precisa Piazza – ma accendere i riflettori su quanto sta accadendo. “Non c’è un telegiornale, una radio e un processo giudiziario – commenta Piazza – in cui non vengano riportati come prova WhatsApp o le dichiarazioni su Facebook. Oggi anche più grandi e importanti politici dialogano tra loro via X. Questo è diventato il nuovo modello di comunicazione, che ha totalmente stravolto il nostro approccio alla comunicazione”.

Si tratta di “un processo che non si può arrestare, che non deve fare paura, ma di cui bisogna avere coscienza. Ricordiamoci che dietro ogni post c’è un essere umano che li genera. Siamo noi a scegliere quali contenuti calare sui social”.

La semplificazione del linguaggio e la deriva culturale dei social media

Per realizzare il suo libro Ugo Piazza ha intervistato diversi giovani tra i 14 ai 22 anni, constatando di persona quanto siano cambiate le dinamiche relazionali nelle nuove generazioni e come i social abbiano contribuito a semplificare e omogeneizzare il linguaggio e i contenuti: “Oggi i social media stanno portando a una liquefazione del linguaggio. Come riusciranno questi ragazzi ad affrontare un colloquio di lavoro, come gestiranno la postura, la mimica facciale. Come diventeranno top manager o convinceranno della bontà delle loro idee? Gli mancherà il lessico”.

“Anche nel rapporto amoroso – commenta Piazza – non si usa più il pathos, il dover andare da una ragazza e dichiararsi. Lei mette una fotografia, tu metti un cuore e in base al colore del cuore si capisce cosa sta comunicando. Solo allora puoi interagire. Tutto questo rende la loro personalità più fragile. Si va verso una nuova scomposizione sociale, un indebolimento della personalità che è reale”.

“C’è un aspetto stranissimo – sottolinea Piazza – che è la propensione a comunicare sui social solo il bello”. La società moderna oggi vive in gran parte riflessa nei social media, cercando approvazione attraverso like e commenti: “I social sono pieni di feste, brindisi, party, piatti. I sistemi di comunicazione ci vogliono vincenti, veloci e di successo, ricchi e sempre allegri e sempre al top. Ormai si vive ricercando il plauso degli altri. Oggi viviamo nell’epoca in cui contiamo per quanto piacciamo sui social”.

“Andiamo verso una deriva – prosegue Piazza – di cui bisogna iniziare a prendere coscienza. I social siamo noi e il loro futuro dipende da noi. Se iniziassimo a riempire di contenuti reali, mettere contenuti di qualità, ecco che i social potrebbero diventare uno strumento utilissimo di conoscenza, soprattutto per le nuove generazioni”.

Un messaggio ai giovani

Piazza dedica un capitolo del suo libro ai giovani, esortandoli a non cercare la notorietà effimera sui social, ma a costruire un percorso di credibilità basato sulla verità e la coerenza: “La società, la comunicazione moderna vi spinge alla ricerca della notorietà. Ragazzi non inseguite la notorietà. Cercate nella vostra vita di costruire un percorso di credibilità. La notorietà dura poco e può crollare in 24 ore. La credibilità, per costruirla ci vuole una vita. Non si diventa credibili un mese”.

E poi conclude: “Ci vuole un percorso di vita fatto di coerenza, costanza, determinazione, anche incertezza. Non vi fate abbagliare dalla ricerca della notorietà, abbiate il coraggio di apparire per quello che siete, di essere persone credibili con l’aspetto che avete e di fare valere i vostri pensieri piuttosto che la vostra immagine”.

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