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Il futuro dell’innovazione in Europa passa dal venture capital

L’innovazione tecnologica è il cuore pulsante della crescita economica sostenibile. Secondo il rapporto Draghi, per colmare il divario tra l’Europa e giganti come Stati Uniti e Cina, è fondamentale riorientare gli sforzi verso l’innovazione nelle tecnologie avanzate.

Tuttavia, i dati mostrano una realtà sconfortante: solo quattro delle prime 50 aziende tecnologiche mondiali sono europee. La produttività totale dei fattori, una misura chiave di come capitale e lavoro si trasformano in produzione, è in declino, incidendo negativamente sulla capacità dell’Europa di mantenere e migliorare il suo tenore di vita.

Il rallentamento della produttività non è solo un problema europeo. Negli Stati Uniti, il tasso di crescita della produttività del lavoro è sceso dal 2,3% annuo tra il 1947 e il 2005, all’1,3% dopo il 2005. Questo calo solleva dubbi sull’efficiente allocazione dei capitali tra le borse internazionali.

Gli Stati Uniti continuano ad attrarre capitali grazie a un mercato borsistico colossale, ma la questione della produttività rimane cruciale per la crescita globale.

L’Unione Europea, con una capitalizzazione di mercato di 12,1 trilioni di euro, è seconda solo agli Stati Uniti, ma la distanza è ancora significativa. In questo contesto, il venture capital diventa una leva fondamentale per finanziare l’innovazione e sostenere le startup, che potrebbero diventare i nuovi colossi tecnologici del futuro.

Che cos’è il venture capital

I fondi di investimento nel venture capital sono strumenti finanziari specializzati, che raccolgono capitali da investitori vari (siano essi privati, istituzioni o corporazioni) per investirli in startup e imprese in fase iniziale o di crescita rapida.

Questi fondi cercano di ottenere un ritorno elevato sul capitale investito, capitalizzando sul potenziale di crescita esponenziale delle aziende emergenti. Ecco come funzionano generalmente:

  • Raccolta dei fondi: I gestori del fondo di venture capital raccolgono denaro da una varietà di investitori, creando un “pool” di capitali da investire. Gli investitori di questi fondi possono includere fondi pensione, università, compagnie di assicurazione, fondazioni, e investitori benestanti.
  • Identificazione e selezione delle imprese: I gestori del fondo valutano una vasta gamma di startup e piccole imprese in cerca di finanziamenti. Essi analizzano il modello di business, il mercato di riferimento, il potenziale di crescita, la competenza del team di gestione e altri fattori critici.
  • Investimento: Una volta identificate le opportunità promettenti, il fondo investe capitali in queste imprese in cambio di una partecipazione azionaria. Gli investimenti possono essere effettuati in diverse fasi di sviluppo dell’impresa, dai primi stadi (seed e startup) fino a fasi più mature (serie A, B, C ecc.).
  • Supporto e gestione: Oltre a fornire finanziamenti, i fondi di venture capital spesso offrono supporto strategico e operativo alle imprese in cui investono. Questo può includere l’assistenza nella gestione aziendale, l’espansione di reti commerciali, la consulenza legale e finanziaria, e l’aiuto nella strategia di uscita.
  • Uscita: L’obiettivo finale di un fondo di venture capital è realizzare un profitto tramite la “uscita” dalle partecipazioni in portafoglio. Questo può avvenire attraverso una vendita dell’azienda a un compratore industriale, una fusione, o più comunemente, tramite un’offerta pubblica iniziale (IPO), dove le azioni dell’azienda vengono vendute al pubblico sul mercato azionario.
  • Distribuzione dei ritorni: Dopo l’uscita, i proventi vengono distribuiti agli investitori del fondo secondo le proporzioni concordate, dopo aver dedotto le commissioni di gestione del fondo.

I fondi di venture capital sono quindi indispensabili per lo sviluppo di nuove tecnologie e imprese innovative, anche se si tratta di investimenti ad alto rischio, dato che molte startup falliscono o non riescono a generare i ritorni attesi.

Il venture capital in Europa: un’occasione mancata?

Uno dei principali ostacoli per l’Europa è il sottosviluppo del settore del venture capital, come evidenziato dal recente paper “Stepping up venture capital to finance innovation in Europe”.

Negli ultimi dieci anni, gli investimenti in capitale di rischio nell’Unione Europea hanno rappresentato solo lo 0,3% del PIL, un terzo di quanto investito negli Stati Uniti.

Questo gap di finanziamento ha portato molte startup europee in crescita a cercare capitali altrove, con il conseguente trasferimento della loro sede in Paesi più favorevoli.

Il premio Nobel Michael Spence ha proposto una serie di politiche per contrastare questo declino della produttività, puntando su incentivi fiscali, sovvenzioni all’innovazione e programmi di riqualificazione della forza lavoro.

Tuttavia, anche i capitali privati devono giocare un ruolo più incisivo. In Italia, dove le microimprese e le PMI rappresentano oltre il 99% del tessuto economico, il venture capital potrebbe rappresentare una svolta.

Le politiche come la “Legge Capitali” e il “Piano Transizione 5.0” sono passi nella giusta direzione, ma manca ancora un ecosistema solido per sostenere le startup tecnologiche.

Il futuro del venture capital in Italia e in Europa

In Italia, il settore bancario non favorisce l’intermediazione verso startup ad alta tecnologia a causa delle limitate garanzie tangibili e delle normative restrittive.

Questo limita il nostro Paese nella creazione di casi di successo come ChatGPT, che è stato possibile grazie a incubatori come Y Combinator negli Stati Uniti. ChatGPT, che ha debuttato nel novembre 2022, è nato solo sette anni prima come associazione senza scopo di lucro.

Grazie all’ecosistema favorevole del venture capital e degli incubatori statunitensi, ha potuto trasformarsi in una delle tecnologie più influenti del nostro tempo.

Per l’Italia, è essenziale che il settore pubblico e quello privato collaborino per creare un ambiente in cui le startup possano crescere.

Garanzie pubbliche e incubatori legati alle università possono fare da volano per lo sviluppo di un settore ad alto valore aggiunto, capace di attrarre giovani talenti e creare posti di lavoro qualificati.

L’auspicio è che l’Italia e l’Europa nel loro complesso riescano a colmare il divario con gli Stati Uniti e la Cina, promuovendo l’innovazione come leva principale per la crescita economica e sociale.

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Redazione Innovation Island