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2024, l’anno che cambierà il modo di fare politica grazie all’Intelligenza artificiale

Il 2024 sarà l’anno della definitiva consacrazione della tecnopolitica. A giugno i cittadini europei saranno chiamati alle urne per eleggere i membri del Parlamento, passaggio chiave per dare poi forma alla nuova Commissione. In novembre sarà invece il turno degli statunitensi, chiamati a eleggere il nuovo inquilino della Casa Bianca. Quanto inciderà l’innovazione tecnologica nel processo di formazione del consenso?

Un dibattito lungo quasi 30 anni

Di tecnopolitica se ne parla da oltre 25 anni. Agli albori delle tecnologie digitali il dibattito pubblico sull’impatto dell’informatica sulla democrazia – e in generale sulla vita politica – era circoscritto e marginale, oggi la questione è del tutto cambiata perché parlare di tecnopolitica significa confrontarsi con lo sviluppo accelerato del machine learning, dei device informatici e dal deep learning dell’IA.  Queste innovazioni hanno trasformato, potenziato e ampliato la pervasività della pianificazione algoritmica e dei processi di cyborgizzazione della vita, anche di quella politica.  

AI e politica, tra benefici e rischi

La preoccupazione spesso è una sola: le tecnologie digitali potrebbero sabotare la competizione elettorale attraverso la generazione di fake news. Certo, è possibile, ma in realtà l’impatto che l’intelligenza artificiale potrebbe avere sui nostri sistemi politici è molto più ampio e pervasivo di così. E potrebbe arrecare parecchi benefici, sia nella fase della selezione di una classe politica, sia nella definizione di programmi legislativi concreti ed efficienti.

Vediamo di comprendere quali possano essere i pro e i contro. Per esempio, se è vero che l’AI può essere utilizzata per produrre fake news e manipolare i messaggi elettorali, allo stesso modo può essere utilizzata per fare fact-checking e quindi aiutare gli elettori a comprendere se le promesse elettorali siano realistiche e basate su dati reali. Così come l’utilizzo dell’intelligenza artificiale negli iter legislativi può incorrere in bias e in suggestioni che ci indirizzano in direzioni sbagliate, può però anche aiutarci a efficientare un quadro normativo sempre più complesso e rendere più efficaci gli interventi che decideremo di fare.

Le campagne elettorali diventeranno digital

Uno dei primi nodi da affrontare è cercare di comprendere come l’innovazione, e le sue tecnologie digitali, possano cambiare la natura delle campagne elettorali. L’avvento dell’intelligenza artificiale porterà una profonda trasformazione dell’approccio dei candidati e dei partiti alle campagne elettorali. Soprattutto nelle modalità in cui le campagne elettorali saranno condotte. I social media sono diventati un campo di battaglia cruciale nei contest politici, sicuramente è l’ambito in cui l’intelligenza artificiale ha avuto il maggiore impatto.

I guru della politica a caccia del micro targeting

Quali sono i vantaggi? Per prima cosa, l’IA accelera il micro-targeting, ovvero la personalizzazione dei messaggi elettorali per segmenti specifici della popolazione. Grazie all’intelligenza artificiale, è possibile analizzare in tempo reale come un messaggio elettorale viene recepito. E’ una prospettiva che cambia completamente il paradigma con il quale vengono generate le proposte politiche: si sta passando da un approccio ideativo (ovvero immaginare quali possano essere le proposte più efficaci basandosi sui pochi feedback che si raccolgono dal territorio) a uno quasi perfettamente adattivo (l’offerta politica ricalca quasi perfettamente l’umore dell’elettorato grazie al flusso continuo di feedback che riceve).  

Grazie all’AI i cittadini voteranno in modo consapevole

L’intelligenza artificiale, dunque, giocherà un ruolo decisivo nella selezione del personale della politica. Le possibilità offerte dalle tecnologie innovative non si fermano lì. Un sapiente utilizzo dell’AI è in grado di supportare il personale politico eletto nella scrittura delle leggi. Il processo legislativo è un processo complesso. Con l’avvento dell’IA è possibile immaginare che questo pilastro della tenuta democratica possa essere migliorato e ottimizzato proprio grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie. In realtà, diversi Paesi utilizzano già questa tecnologia all’interno dei lavori parlamentari con risultati incoraggianti.

Se è vero che l’IA può facilmente analizzare enormi quantità di dati, questo tipo di analisi consente di identificare tendenze, problemi emergenti e aree che necessitano di regolamentazione. Non solo, grazie all’utilizzo di IA generative questo può portare alla creazione automatica di bozze di leggi, accelerando il processo legislativo ma garantendo anche che le nuove leggi siano in linea con le esigenze attuali della società e con il quadro normativo complessivo vigente.

Il processo legislativo e l’AI

Negli Stati Uniti ad esempio, la Camera dei Rappresentanti utilizza l’IA per confrontare le proposte di legge con la normativa esistente, al fine di individuare elementi di sovrapposizione o di incompatibilità che potrebbero essere sfuggiti ai legislatori. È qualcosa di molto simile a quanto immaginato in un recente accordo tra il Cineca e l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, con l’obiettivo di avviare progetti per la valutazione della qualità delle leggi, in particolare degli effetti prodotti dalla loro applicazione.

Un utilizzo ancora più pervasivo dell’intelligenza artificiale viene fatto in Estonia, uno degli stati più avanzati dal punto di vista dell’e-government, dove il ministro degli Affari economici Ott Velsberg ha annunciato che rispetto a quando si è insediato il governo in carica, i casi di utilizzo dell’IA nei processi governativi sono passati da 4 a 47, con altri 38 in fase di sviluppo. In questa direzione sembra andare pure il governo di Singapore, che dopo aver negli ultimi anni finanziato con centinaia di milioni di dollari diversi progetti di ricerca basati su IA per implementare i servizi governativi ha da poco anche stretto una partnership con Google per la creazione di una infrastruttura cloud dedicata all’IA della sua pubblica amministrazione. 

Per esempio, se è vero che l’AI può essere utilizzata per produrre fake news e manipolare i messaggi elettorali, allo stesso modo può essere utilizzata per fare fact-checking e quindi esigere che le promesse elettorali siano realistiche e basate su dati reali. Così come l’utilizzo dell’intelligenza artificiale negli iter legislativi può incorrere in bias e in suggestioni che  indirizzano in direzioni sbagliate, può però anche aiutare a rendere efficiente e omogeneo un quadro normativo sempre più complesso e rendere più efficaci gli interventi che decideremo di fare.

Piero Messina