“Fail fast, fail often”: non c’è innovazione senza sperimentazione

La volontà di intraprendere un’impresa spesso scaturisce da una combinazione di motivazioni intrinseche ed estrinseche, plasmate da abilità cognitive.

Motivazioni intrinseche e abilità cognitive

La testimonianza di Giuseppe Biundo mostra come al cuore di molte storie imprenditoriali vi sia una motivazione intrinseca profonda. Gli imprenditori spesso coltivano una passione viscerale per ciò che fanno, sostenuti da una grande determinazione che li spinge ad affrontare le difficoltà con resilienza. La motivazione intrinseca non è solo la spinta iniziale; è il propellente che sostiene l’imprenditore nei momenti critici, alimentando la perseveranza che occorre a fronteggiare l‘incertezza.

L’aspetto cognitivo dell’imprenditorialità riflette la capacità di visione e flessibilità necessari per affrontare decisioni imprenditoriali complesse. Gli imprenditori devono essere in grado di analizzare rapidamente situazioni, prendere decisioni e adattarsi alle mutevoli condizioni del mercato. La loro mente deve essere aperta all’innovazione, capace di cogliere opportunità e di apprendere dai fallimenti.

L’avversione alle perdite

In termini di analisi cognitiva dei processi decisionali (come indagati dall’economia comportamentale), l’imprenditorialità, vista attraverso la lente della “avversione alle perdite” del Nobel Daniel Kahneman, evidenzia la tendenza umana a percepire le perdite in modo psicologicamente più intenso rispetto ai guadagni. Gli imprenditori, spesso, devono superare questa avversione cognitiva, poiché il mondo degli affari è intrinsecamente legato al rischio. La paura del fallimento, correlata alla avversione alle perdite, può essere un ostacolo significativo per chi si avvicina all’imprenditorialità. Tuttavia, coloro che riescono a trasformare la paura in una spinta motivazionale scoprono che il fallimento può essere un catalizzatore per l’apprendimento, la crescita e l’innovazione nel percorso imprenditoriale.

Popper ci insegna a gestire il fallimento

Si noti che la prospettiva epistemologica di Karl Popper sulla falsificabilità, è qui valida anche nell’ambito dell’imprenditorialità. Secondo Popper, una teoria scientifica deve essere formulata in modo tale da poter essere confutata mediante prove empiriche. Nel contesto aziendale, gli imprenditori possono concepire i loro piani, strategie ed idee imprenditoriali come “teorie” continuamente suscettibili di controllo. L’importanza di accettare e apprendere dal fallimento allora diventa essenziale: se un’idea imprenditoriale è smentita dai risultati di mercato, gli imprenditori adeguano e rivedono le proprie idee, piani o strategie di conseguenza. Questo approccio antidogmatico, ispirato dalla filosofia di Popper, può rivelarsi determinante per il successo imprenditoriale a lungo termine.

Sperimentare per superare lo status quo

L’imprenditorialità inoltre sfida il cosiddetto “status quo bias” (sempre descritto da Kahneman), ovvero la tendenza sistematica a favorire il mantenimento dello stato attuale delle cose. Gli imprenditori, orientati al cambiamento, devono superare questa resistenza mentale per innovare e prosperare. Affrontare il status quo bias richiede una sfida costante alle convenzioni, una volontà di abbracciare l’incertezza e una mentalità aperta verso nuove opportunità. Coloro che riescono a superare questo bias possono scoprire che l’imprenditorialità è un veicolo potente per rompere schemi consolidati.

In ultimo, l’imprenditorialità è strettamente legata all’importanza di sperimentare. Poiché gli imprenditori sono chiamati a navigare in territori non esplorati e a risolvere problemi unici, solo la sperimentazione può guidare il processo d’innovazione. Gli imprenditori abbracciano spesso l’approccio “fail fast, fail often“, utilizzando ogni esperienza, sia positiva che negativa (ancora Popper!), per migliorare, adattare e fare evolvere le proprie iniziative. Infatti, non c’è innovazione senza sperimentazione.

Matteo Motterlini è professore ordinario di Filosofia della scienza e cambiamento comportamentale, Università Vita-Salute San Raffaele Milano.

matteomotterlini.com

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